(Agonia Records) Forse è questo l’album più evoluto e ambizioso della death metal band svedese. “Interregnum” ha visto l’inserimento in formazione del batterista Stefan Hildman e del tastierista Erik Sundström. Il primo ha un’impostazione tecnica non principalmente metal e lo si nota per il suo tocco fusion e appena jazz, mentre il secondo apre a spunti ambient e prog la forma sonora di alcuni pezzi. “Interregnum” è battezzato da “A Place in the Pantheon” che assesta una lacerante, sognante, intensa e vibrante melodia affatto death metal, mentre lo è la seguente title track e i suoi ruvidi due minuti di durata. Atmosfere forti e anche stemperate, momenti thrash-death metal e iniziative tra prog, heavy-rock e psichedelia. “In Books Without Pages” per esempio o “Ships of Black Glass (I: Shards, II: Black Echo)” nella cui sezione centrale ricorda i Camel. Stefan Petterson sceglie qualche virata vocale sul dark-gothic, attraverso un timbro spesso e ombroso, ritoccando ulteriormente di qualche elemento di ricchezza l’album. Death metal essenziale, una concezione dei brani in forma prog, pennellate di un rock tra l’old style e la psichedelia, fanno di “Interregnum” un album del tipo sperimentale. Niente più crust, scarsi elementi di swedish death metal, il bassista Daniel Ekeroth e il chitarrista Påhl Sundström hanno scritto della musica certamente meno Usurpress che d’abitudine, non distante però da quanto già concettualmente la band aveva intrapreso con il precedente “The Regal Tribe”.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10