(Napalm Records) Sarò onesto: non avrei mai creduto che i Van Canto potessero fare tanta strada. La mia feroce critica di “Dawn of the Brave” per molti elementi è ancora valida, ma non si può fare finta che una band che sforna sette full-length in dodici anni sia una meteora, un oggetto misterioso o una anomalia; e dunque recensisco “Trust in Rust” per quello che è, un nuovo disco dell’unica rakkatakka metal band del globo. Dal precedente album, “Voices of Fire”, c’è un importante cambiamento: il lead singer Philiph Schunke ha abbandonato la partita ed è stato sostituito dal dotato Hagen Hirschmann, che si affianca alla sempreverde Inga Scharf e alla sezione ritmica costituita dal batterista Bastian Emig e dagli altri quattro cantanti. “Back in the Lead” ha un approccio che definirei hard rock; accattivante il refrain della titletrack. Le sovrapposizioni vocali funzionano soprattutto nell’accorata “Neverland”, mentre “Darkest Days” inclina certamente a un gotico/teatrale che si divide fra suggestioni Nightwish e Avantasia. Eterea “Infinity”, gira bene anche la soffusa ballad conclusiva “Heading Home”. Sono ben riuscite le due cover: “Ride the Sky” degli Helloween, con una rapidissima partecipazione di Kai Hansen, e “Hells Bells”, dove Hagen, se capisco bene, replica l’originaria linea vocale di Brian Johnson. Il disco in sé funziona, poi sta a voi decidere se questo è heavy metal oppure no: io taccio.

(René Urkus) Voto: 7/10