(Massacre Records) È incredibile come Jutta Weinhold, a 73 anni suonati, non abbia nessuna intenzione di abbandonare le scene: ma le mie riserve su questo “Cosmic Healer” sono, ahimè, le stesse che menzionavo per “The Pale Man Is Holding A Broken Heart” (recensione qui). Direi che ‘c’è un tempo per ogni cosa’ e questo tempo, per i Velvet Viper, temo che ormai sia passato: se poi ci mettiamo pure alcune incertezze di songwriting… Per la opener “Sword Sister” i Velvet Viper scelgono suoni taglienti e un ritornello non semplice; il risultato è ruvido e tirato, forse non eccezionale. Non funziona il refrain di “Let Metal Be Your Master”, che ha una riuscita che appare dilettantesca; anche il ritornello di “Holy Snake Mother” è, diciamo così, pesantemente condizionato da uno strano effetto, un suono metallico che fa fantascienza anni ’80. La canzone è in ogni caso dedicata al famoso episodio della morte di Cleopatra, che peraltro ha dato il nome alla band. Il primo brano senza difetti in scaletta è allora addirittura il quinto, l’ispirata “Voice Of An Anarchist”; buona anche l’oscura e marziale “Osiris”, ma poi di nuovo in “Long Shadows” il cantato di Jutta appare sforzato e forse al di là delle sue attuali possibilità. Si chiude con una versione acustica, non memorabile, di “Götterdämmerung” dal precedente disco. Se è un canto del cigno, poteva forse essere più ispirato… alla fine dispiace sempre quando un disco non colpisce, ma neanche si possono per sempre ingannare tempo e ascoltatori.

(René Urkus) Voto: 6/10