Autori di un nuovo album dal titolo eloquente, “El Mal del Bien”, provenienti da un paese periferico alla scena metal mondiale, il Venezuela, arricchiti da un’esperienza live che li ha portati non solo nel proprio continente, ma anche in Europa e Asia, questa band ha scolpito un sound immenso. Loro sono i Cultura Tres. Questa intervista svela i retroscena dietro il loro impressionante sludge/doom. Recatevi nel loro sito ufficiale, QUI.

Venite dal Venezuela, com’è la scena metal nel vostro paese’ Il metal e il rock sono apprezzati?
Rock e metal hanno un interesse crescente nei nostri paesi in America Latina. E’ stato un gigante dormiente, l’outsider degli ’80 e ’90. Qualcuno di noi ricorda il primo vero importante show internazionale, Sepultura, Napalm Death e Sacred Reich, nel Clash of the Titans Tour del 1991. In quell’anno era quasi impensabile che un tale festival stesse davvero avendo luogo da noi. Ci ricordiamo che comprammo i biglietti e avevamo la paura che fossero falsi, perché lo show non fu annunciato nei media. Lo show era sold out grazie a migliaia di gente che proveniva da diverse città e paesi. Credo che questo fu l’inizio della crescita della musica heavy, non solo come una scena, ma anche come un’industria rispettata. Oggi rock e metal sono riconosciuti dai promoters e l’industria in generale e ci sono così tanti spettacoli che è difficile scegliere a volte, così presumo che sia il segno di buona salute della nostra scena. Sembra anche a noi che metal e rock siano attualmente molto più ‘vivi’ che in Europa, dove la musica elettronica è più popolare. Si vede anche che l’underground è molto sostenuto, le band si aiutano un sacco a vicenda. Per quanto concerne il doom/sludge in Venezuela, vediamo un cerchio completamente chiuso: il nostro paese in realtà ha dato vita a una delle prime band doom del nostro continente, in cui Alejandro (Londono, voce e chitarra, nda) ha pure suonato, gli Epitáfio. Ed ora con CulturaTres  e il movimento delle altre band della scena, sembra che il Sud America stia di nuovo sviluppando il proprio stile doom/sludge/ progressive metal. Una controparte al movimento più famoso americana ed europeo. Siamo orgogliosi di essere parte di questo.

Il responso dei fans e media nel mondo è stato buono per “El Mal del Bien”. Avete usato Bandcamp per promuovere l’album e vendere “El Mal del Bien”, è stata una buona idea?
Si, il responso è stato fantastico! Siamo stati così ben recensiti dalla stampa, sia underground che mainstream, cosa che ci ha fatto sentire come se fossimo sulla strada giusta. Siamo stati tanto aiutati nella promozione dalla nostra agente stampa Vania (Leave Something Witchy), ma abbiamo anche svolto un grande do it yourself etico. Fortunatamente ci sono diverse strade per promuovere la tua band e portare la fuori la tua musica. Ad essere onesti Bandcamp è uno dei nostri favoriti! Noi amiamo assolutamente la semplice interfaccia, il facile collegamento tra ascolto e ordinazione e il fatto che noi possiamo decidere il nostro prezzo. Che nel nostro caso significa: lasciamo decidere a te ascoltatore!

La domanda cruciale che ho per voi è come create il vostro guitar sound? Lo trovo pesante e caldo!
Ahaaa, tu essendo un italiano dovresti sapere che lo chef non regala la ricetta magica, haha! Basta dire che abbiamo lavorato molto su di esso. Il nostro album è stato prodotto dal nostro chitarrista Alejandro e ha avuto modo di sperimentare un bel po’di possibilità sonore diverse. L’idea è stata di creare un muro sonoro (metal style) che potesse avere anche le sottili dinamiche del rock. Questo ibrido di potenza e espressione è stata l’ossessione della band per anni. Fortunatamente l’intera sezione corde della band è endorser Ibanez e con la loro collaborazione, la sperimentazione non solo era possibile ma estremamente efficiente. Chitarre differenti, pickup, tensione delle corde sono stati utilizzati durante il processo. In “El Mal del Bien” pensiamo che abbiamo alla fine trovato Cultura Tres guitar sound per gli anni a venire. Un solido e basso boato che potrebbe ancora essere espressivo e caldo quando serve. Le corde della band non hanno paura di mostrare la bellezza delle imperfezioni come una parte del racconto,  sia nell’assolo di chitarra come con il riff, e che l’imperfezione è diventata la nostra zona di comfort e di firma.

Quali sono le principali differenze tra il vostro primo album e l’ultimo?
Questa è una buona domanda. Vorrei dire che abbiamo trovato la nostra voce con il secondo album. Il primo album “La Cura” era più di un’insalata, con diversi ingredienti. Inoltre, in generale, era pure più aggressivo. Il secondo album “El Mal del Bien” ha una direzione più chiara, verso cose più scure, più da viaggio, canzoni malinconiche.

Mi piace molto il titolo, “El Mal del Bien”. Cosa ha ispirato i testi?
Il mondo intorno a noi. Media. Religione. Politici. Interessi economici che si trasformano in coinvolgimento in altri paesi, che si trasformano in guerra. Come siamo influenzati dai media, come accettiamo le disuguaglianze, come creiamo disuguaglianze basate sulla religione (che dovrebbe promuovere solo pace e amore, giusto?). Abbiamo anche lasciato che il nostro subconscio (collettivo) dettasse i testi, non sono “scritti”, ma nascono spontaneamente in risposta alla musica.

Siete stati in Europa e ci ritornerete presto, cosa pensate dell’audience europea?
Grande! Non abbiamo ancora avuto la fortuna di esibirci in Italia (è in cima alla nostra lista dei desideri!), ma fino ad ora le platee che abbiamo incontrate sono state veramente buone, con qualche apice in UK e Repubblica Ceca. Siamo veramente eccitati di tornare in marzo e aprile, quando suoneremo al Desert Fest a Londra e faremo altri show in UK e Olanda e altri arriveranno!

Dopo album, concerti, interviste eccetera, cosa ha avuto il maggiore impatto sui Cultura Tres?
Direi i nostri spettacoli in Giappone, era nei nostri sogni d’infanzia…E’ stato stupefacente, ma che paese intrigante! Cosi differente nella cultura e linguaggio, ma con tanto calore ed entusiasmo. Ci siamo sentiti veramente che avremmo potuto comunicare con loro attraverso la musica.

Sono sinceramente contento di aver conosciuto la vostra fantastica musica! Se volete aggiungere altro fatelo pure.
Grazie tante. Noi vorremo ringraziarti tanto, è gente come te che ci danno l’opportunità di condividere la nostra musica con più persone. Grazie per l’interesse verso l’underground, lo apprezziamo tanto! Speriamo di incontrarti presto in Italia!

Alberto Vitale

recensione: https://www.metalhead.it/?p=3295