fotomasperorSolo adesso, mentre scrivo, rifletto che la lettura di “Come Lupi tra le Pecore – Storia e ideologia del black metal nazionalsocialista” (QUI) è stata sommariamente piacevole. I due autori sono stati ammirevoli nell’affrontare l’argomento “nazismo nel black metal”, andando a snidare release, musicisti, storie, in tutti gli angoli del mondo. Due cacciatori, senza pretese di verità o di sintesi e che hanno lasciato parlare molti protagonisti del “movimento”. A parlare adesso sono loro, Maspero e Ribaric.

Ciao, vi ringrazio per la vostra disponibilità. Complimenti per “Come Lupi tra le Pecore – Storia e ideologia del black metal nazionalsocialista”. Mi sbaglio o fino ad ora in italiano non c’era granché su un argomento simile? In passato ho letto solo articoli su riviste e fanzine, poi c’è la rete certo, ma su cartaceo cosa c’era prima di questo vostro libro?
Davide: Quel che dici è corretto. Prima dell’uscita di Come Lupi tra le Pecore non esisteva nessun libro interamente dedicato e focalizzato sul fenomeno dell’NSBM. Essendo il tema scottante ma non trascurabile, a più riprese e su varie riviste sono comparse trattazioni generiche, articoli più o meno ben argomentati che hanno cercato di far luce su quali band o etichette fossero parte di questa sorta di “internazionale nera” in salsa black metal. Tuttavia, come penso dimostrino le 560 pagine che gli abbiamo dedicato, la questione necessitava di un approccio più organico per essere inquadrata pienamente, e questo senza avere alcuna pretesa di esaustività o intenti enciclopedici che erano distanti dal nostro fine. L’unico precedente noto in termini editoriali – per quanto molto dissimile negli intenti – è il libro tedesco Unheilige Allianzen che tradisce però una scarsa conoscenza del sottobosco del metal estremo (è stato scritto da due accademici a digiuno di certe cose), oltre a quel taglio scandalistico tipico di chi si accosta da outsider al black metal. Ci piace pensare di avere, almeno in parte, contribuito a colmare una lacuna in un più ampio discorso di storicizzazione di quelle sottoculture legate all’heavy metal.

Durante la lettura ho trovato delle storie riassunte, riportate in sintesi. In un primo momento la cosa non mi è piaciuta, tuttavia devo riconoscere che la vastità dei fatti, band, pubblicazioni e tutto il resto erano davvero tante. Avete dovuto fare un’opera di revisione o di taglio oppure di accorciamento della prima stesura per rientrare nel numero di battute stabilite?
Davide:
Ci siamo imposti di scrivere per tutti coloro che potessero avere un interesse sul tema, non solo per il fan sfegatato del genere che vuole veder citato ogni singolo progetto anche se defunto dopo il rilascio di un demo in 28 copie. Fare sintesi si è rivelato giocoforza una scelta necessaria, direi anzi vitale, pena il ritrovarsi in mano qualcosa di difficilmente gestibile sia per dimensioni che per impatto psicologico sul lettore. Rispetto alla prima stesura abbiamo necessariamente dovuto rivedere e razionalizzare alcune parti, ma fortunatamente, con l’aiuto di Max della Tsunami, l’operazione è stata portata a termine senza amputare fatti o concetti, sintetizzandoli in modo da lasciare la possibilità a chiunque di trovare spunti per ulteriori approfondimenti che, per ragioni logistiche, ci erano preclusi nella dimensione del saggio. Il nostro intento non era comunque quello di scavare nel torbido eviscerando ogni particolare, quanto piuttosto cercare di tracciare una geografia del fenomeno, descrivendone le sfaccettature e le peculiarità, contestualizzando eventi e tematiche in un quadro generale che a lettura completa desse l’idea della vastità e delle contraddizioni che animano l’NSBM. Un punto di partenza quindi, non un punto d’arrivo.

Nazismo e Black Metal, mettiamoci anche paganesimo, a volte interpretato come puro satanismo. Come a dire dinamite accanto alla nitroglicerina e poi ancora il tritolo! Argomenti scottanti e osteggiati da una parte, dall’altra però il black metal è sempre stato un genere che gli interpreti più  ortodossi hanno ritenuto un’arte d’élite, mentre il NSBM è una falange isolazionista.
Max:
Sì e no. Nel senso che in seno alla scena black metal tout-court non esiste – e non potrebbe essere diversamente – un decalogo vincolante che obblighi tutti i gruppi e le etichette ad uniformarsi ad un principio monolitico ed inalterabile. Le interpretazioni sono molto spesso discordanti in quanto principalmente frutto dei punti di vista rivendicati dai singoli. Sicuramente il black metal coltiva sentimenti elitari di natura fiera e nel contempo astiosa nei riguardi del mondo moderno, ma il livello di profondità di questa militanza in musica varia sensibilmente da caso a caso. Ripeto, non esiste un codice normativo di riferimento, l’unica soluzione è trattare ogni realtà a dispetto delle grossolane generalizzazioni del suo ambiente di origine. È vero che l’NSBM soffre una forma di isolazionismo forzato, e certo è una condizione che alcuni vivono con fare compiaciuto, ma non direi che si tratti di una ferrea regola necessaria al fine di aderire al movimento.

Come vi siete comportati nel citare e inserire nel testo fatti storici, anche meno noti o poco trattati, penso ad esempio al versante esoterico di cui sembra che molti esponenti del Reich erano infatuati, per ampliare l’ottica del fenomeno NSBM.
Davide:
Siamo partiti da un assunto, ovverosia che chi decide di leggere questo libro possegga nel proprio bagaglio culturale una conoscenza base della storia europea del secolo scorso. Sarebbe stato infatti improbo – nonché pretenzioso – metterci a ripetere una lezioncina di storia nemmeno fossimo alla scuola dell’obbligo, con il risultato di non avere tempo e modo di approfondire nulla. L’idea era di inquadrare l’NSBM e a questo fine ci siamo attenuti, pur facendo spesso riferimenti storici mirati per definire in poche righe quale fosse il contesto sociale e culturale dei singoli stati in cui il fenomeno si è radicato. Dando per acquisite alcune competenze, uno spazio si è scelto di dedicarlo a quelle figure che si sono rivelate centrali nell’animare quei moti esoterici emersi dal nazismo (pre e post-bellico), ricorrenti in un genere che mescola politica ed esoterismo di varia natura. Anche qui però, per quanto storicamente meno noti, parliamo di argomenti ampiamente sviscerati con competenza in una serie di testi specifici, ragion per cui a quelli si è scelto di rimandare il lettore. Insomma, noi abbiamo pensato solo a dare un’infarinatura necessaria e sufficiente a non trovarsi spaesati durante la lettura. Laddove invece ci siamo avventurati in un territorio inesplorato e più strettamente interconnesso alla nascente scena black metal, abbiamo ritenuto di entrare nel dettaglio, facendo riferimento a materiale di prima mano e documentazione altrove mai apparsa. Mi riferisco in particolare a tutto quel sottobosco di conventicole para-sataniche in odor di totalitarismo emerse negli anni Novanta e che hanno visto militare tra le loro fila numerosi esponenti del black metal prima e dell’NSBM poi.

Cosa vi hanno detto di questo libro la stampa in generale. Vi ha colpito qualcosa nei giudizi ricevuti, c’è un aspetto che vi è stato manifestato e a cui voi non avevate pensato? Qualcuno ha travisato le cose che avete scritto?
Max:
In generale il libro è stato accolto davvero bene. Vi è molta curiosità perché prima d’ora nessuno si era avvicinato così tanto, né aveva mai approfondito a questi livelli, l’argomento trattato. Ovviamente gli addetti ai lavori – diciamo così – hanno mosso delle critiche mirate, il più delle volte lamentando il poco spazio dato ad un determinato progetto, oppure, sempre a detta loro, l’eccessiva attenzione per una particolare band a discapito di altre. Da parte nostra abbiamo cercato di mantenere il dovuto equilibrio, ma è inevitabile che poi ognuno interpreti tali scelte editoriali attraverso il filtro del gusto personale/soggettivo.
In merito ai travisamenti, beh quelli non sono mancati né credo mancheranno anche in futuro. Le prime eco ci hanno raggiunto non appena annunciata l’uscita del libro. Per molti la sola idea di pubblicare un saggio su questo argomento ha assunto il significato equivalente ad un indelebile “oltraggio”. Forse si aspettavano una sorta di sfacciato libello propagandistico, non saprei… altri invece, pur affermando di aver letto il libro, ci pongono curiosi interrogativi dai quali però emerge lampante il fatto che a malapena avranno sfogliato il testo, adocchiandolo di straforo dallo scaffale di qualche libreria vicino casa. Ma, ad ogni modo, va bene così: il mondo è bello perché vario.

La mia forse è una domanda ingenua, ma chi è o era un vero NSBM e chi invece ha usato certi argomenti per essere “contro”, al sistema, alla società, alla morale e via dicendo? Si può tracciare un giudizio definitivo tra chi, per farla semplice, ci crede e chi invece si è dato solo un tono?
Max:
Se è vero che la vita non è solo bianco o nero, altrettanto si potrebbe dire per una fetta consistente dei gruppi messi sul piatto. Riguardo al giudizio che ci chiedi, ti potrei dire che una band non andrebbe valutata a fronte di un solo disco, ma piuttosto – e necessariamente – sulla lunga distanza: osservando i suoi esordi, le prime dichiarazioni, la sua evoluzione stilistica e tematica nel corso degli anni, per non parlare dei possibili cambi (più o meno evidenti e/o repentini) di rotta. Quelli che, per usare le tue parole, “si sono dati solo un tono”, non sono rimasti in piedi troppo a lungo. Quelli fedeli all’ortodossia NSBM più intransigente invece, hanno dimostrato una caparbietà che ha del fanatico. In questo senso la scena greca e quella russa spiccano tuttora per irriducibile fedeltà all’idea che ha dato il via a questo genere sul finire del secolo scorso.

“Come Lupi tra le Pecore” parla del black metal, ma avete citato più volte il punk politicizzato. In quella scena la politica e le contrapposizioni e correnti sono tante ed anche di destra. Ci avete pensato a scrivere qualcosa sul punk “rosso” e quello “nero”, anarchico e vegano?
Davide: Storicamente parlando, la musica si è sempre prestata agevolmente ad appoggiare filosofie/ideologie di sorta, divenendo uno strumento di comunicazione e aggregazione, con il fine ultimo di creare comunità e avvicinare spiriti affini. Questo per dire che di argomenti e variazioni sul tema ce ne sono a bizzeffe. Tuttavia abbiamo accettato di lavorare a questo libro perché, dopo un brainstorming iniziale, ci è parso di avere le carte in regola per poter parlare di black metal, sia in termini di competenza sul genere che in termini di documentazione disponibile. Partivamo quindi da una buona base che limitava la possibilità di scrivere castronerie apocalittiche. Un tipo di sicurezza che certo non avremmo parlando di generi che ci sono decisamente meno familiari, come il punk e derivati. Certo, i temi sono interessanti, ma sono certo che qualcuno ben più competente di noi avrà modo di scriverne a tempo debito.

Davide Maspero e Max Ribaric chi sono? Inoltre di cosa tratta Occidental Congress?
Max:
Direi che prima di ogni cosa siamo due appassionati di musica, con una particolare predilezione per la scena “sotterranea”. Lavoriamo assieme da parecchi anni e tutto sommato questo libro si è dimostrato l’ennesimo tassello di un lungo e proficuo sodalizio. Il Congresso Occidentale è il nostro laboratorio dedicato alla cosiddetta cultura dell’apocalisse, sia essa espressa in forma di musica, editoria o quant’altro. Ricerchiamo e trattiamo temi legati all’esoterismo, a politiche radicali e a realtà ormai sepolte dal caos della modernità. Ci piace approfondire argomenti che molti (troppi) danno per scontati, fermandosi alla superficie o peggio, credendo di sapere già tutto grazie ad un PC collegato ad internet.

Grazie ancora e vi saluto lasciandovi chiudere l’intervista.
Max: Evitando le solite formule di rito, preferisco piuttosto salutarti con le parole dette dall’ultima persona a cui ho dato una copia del libro: «Ma ‘sta roba… in Italia… è legale!?».

(Alberto Vitale)