fotodimitriA parlare è un rocker di razza, uno che ha dentro l’heavy-rock e la sensibilità melodica dell’AOR. Uno che è al secondo lavoro solista e una vita passata a suonare con le band, oltre ad avere una solida educazione musicale. Dimitri Bonani si racconta in occasione dell’uscita del nuovo “Once Upon a Long Ago”.

Ciao Dimitri. Grazie per la tua disponibilità.
Ciao Alberto e ciao a tutti i lettori Metalhead. Grazie a te per lo spazio che mi dedicate.

Sei un musicista con diverse esperienze, hai compiuto lo studio dell’organo; inoltre hai realizzato due album solisti negli ultimi anni, ovvero “The Long War” e “Once Upon a Long Ago”. Perché ti sei mosso in questi ultimi tempi come solista?
In realtà l’idea di fare dei progetti solisti intesi come lo scrivere brani, la ho fin dai tempi in cui iniziai ad avvicinarmi alla musica leggera. Li ho concretizzati solo ultimamente poiché le varie band in cui avevo millantato erano tutte interessate a suonare solamente cover, quindi tutta la musica che scrivevo finivo con l’accantonarla in un “cassetto”.
Poi col passare degli anni arrivi ad un momento in cui capisci che sei stanco di compromessi e di suonare sempre le solite cose, e giungi alla conclusione che è arrivata l’ora di dedicarti solo
a quella musica che senti faccia parte di te.

La mia recensione è stata scritta con un aspetto, l’unico, che mi hanno condizionato nel valutare “Once Upon a Long Ago”. Parlo della produzione. Puoi spiegarmi come l’hai impostata o ti hanno aiutato a farla?
Diciamo che i cosiddetti “aiuti” li ho avuti a livello di dritte che mi sono state date da alcuni amici fonici, ma in entrambi gli album l’impostazione della produzione è stata una mia precisa scelta.
Quindi il fatto ad esempio di avere un riverbero accanto alla voce è una mia precisa scelta stilistica in quanto non mi piace mai avere dei suoni troppo “secchi” e di conseguenza lo stesso discorso lo applico anche alle percussioni (come usava fare sovente nelle produzioni degli anni ottanta) e alla chitarra solista.
Per il resto cerco col mixaggio di fare il possibile per trovare il giusto equilibrio tra chitarre e tastiere senza far sì che l’uno vada troppo a discapito dell’altro, dato che sono entrambi strumenti di primo piano in questo genere musicale.

Per comodità si parla del tuo stile definendolo “anni ‘80”. C’è energia e quella eleganza melodica di quegli anni. Secondo te oggi cose come l’heavy rock, l’hard rock e l’AOR e lavori come “Once Upon A Long Ago” riescono ad avere quel qualcosa in più? Al giorno d’oggi andare sull’old stye, riproporre il “verbo” nel metal sta dilagando. Perché?
Questo genere oggi sta riprendendo piede proprio perché molti hanno capito che la musica per essere capace di suscitare realmente emozioni in chi la ascolta, non è sufficiente che sia fatta solo di chitarre e distorsori, ma deve essere sempre accompagnata da quella che si chiama “armonicità” (che è poi la vera anima di qualsiasi brano musicale), senza la quale la musica risulterebbe troppo statica e piatta.
Questa caratteristica era sempre presente nel rock di quegli anni e quindi oggigiorno questo genere viene riscoperto. Rispondendo pertanto all’altra parte della tua domanda: questo è anche il motivo per cui questi stili musicali riescono ad avere quel “qualcosa in più” a livello melodico che non si avverte per esempio in generi come il metal troppo pesante, pertanto brani come “She’s Gone” degli Steel Heart o “I Was Made for Loving You” dei Kiss non moriranno mai, nemmeno col passare delle generazioni…

Ho notato, dalla foto promozionale, la presenza di alcuni musicisti molto giovani in formazione. Li hai scelti anche per attitudine al genere?
Rispondendo a questa tua domanda, colgo anche l’occasione per presentare i membri della band.
In realtà la formazione che al momento si vede ancora nella foto promozionale è quella che risale all’anno scorso e ovviamente i componenti erano stati scelti sia per attitudine al genere e sia perché sono tutti in gamba musicalmente.
Siccome però il mio obbiettivo non era tanto fare un discorso da solista (al contrario di quello che potrebbe sembrare) ma era formare una vera band che lavorasse unita, i ragazzi non erano però voluti mai andare oltre al discorso del “turnista” e quindi io e il tastierista Leonardo (l’unico che è rimasto dalla vecchia formazione) abbiamo dunque deciso di costituire una vera e propria band, composta da musicisti professionisti nostri coetanei.
In seguito a questo discorso, la prima persona che contattai fu Alessandro Bernazzoli, un virtuoso chitarrista di incredibile talento col quale avevo già collaborato nel 2005 in occasione di una band tributo al chitarrista svedese Yngwie Malmsteen, un musicista che entrambi avevamo sempre ammirato molto.
Da ricordare che negli anni ’80 Alessandro è stato anche chitarrista e cantante della band Undercat, gruppo che all’epoca si distingueva per essere una delle pochissime metal-band italiane che fosse riuscita ad aver avuto successo sia in Italia che all’estero.
Al basso ci sarà invece Matteo Bosi, un ottimo musicista che oltre a suonare bene il basso è anche molto in gamba alla chitarra, alle tastiere e in molti altri strumenti come quelli etnici, nonché come fonico.
Io e Matteo siamo amici da anni e infatti ha da poco collaborato in questo stesso album suonando il violoncello nel brano “Girl from the east”; ci tengo a far presente che una decina d’anni fa aveva fatto un autentico capolavoro col suo album solista “Alchemy of Life – Soundtrack AD1312” (disponibile QUI, nda), un disco molto curato nella produzione ed in perfetto stile “Rhapsody”.
Come avevo già anticipato prima, alle tastiere ci sarà il maestro Leonardo Morini, che a livello professionale è il più “titolato” del gruppo, in quanto oltre ad essere insegnante di pianoforte, di organo e di canto, è anche direttore d’orchestra e di coro.
Leonardo non solo ha scritto molti brani di musica classica ma è stato molto apprezzato anche nella produzione di musica leggera, grazie alla quale ha vinto anche diversi concorsi appunto come compositore leggero.
E’ quindi ovvio che il prossimo album anche se lo stile AOR non cambierà, sarà scritto da tutti noi insieme e siamo sicuri che ci divertiremo molto!
Il percussionista invece lo stiamo ancora selezionando e se tutto va in porto, sarà un musicista sempre emiliano e già conosciuto nella scena rock italiana.

Come è andata con “The Long War”? Tra l’altro quell’album con l’accoppiata titolo-copertina si potrebbe pensare a del power metal!
Devo dire che “The Long War” come album di esordio ha superato tutte le mie aspettative, in quanto ha ricevuto apprezzamenti in tutto il mondo (per esempio sulla mia pagina di Myspace all’indirizzo http://www.myspace.com/dimitribonani si possono leggere recensioni che mi hanno fatto in Italia, Svezia, Brasile, Russia, Cina…).
Purtroppo c’è in generale il luogo comune di pensare che se la copertina di un disco ritrae una scena di guerra, quel disco dev’essere per forza di genere Power Metal e questo a ragion veduta, poiché questi album in effetti sono quasi sempre rappresentati dall’immagine di una battaglia.
Nel mio caso invece, la copertina che ritrae una scena di guerra va a rappresentare un album in stile AOR e questo non tanto per una questione di genere musicale, ma per il fatto che il titolo stesso  dell’album che si chiama “La Lunga Guerra” non poteva che venire rappresentato in questo modo…

Cosa vuol dire oggi in Italia fare musica al tuo livello, cioè registrare, promuovere, suonare. Sono tre aspetti che presentano più problematiche che vantaggi. Non voglio pormi con la solita domanda sulla “scena” o sulla “musica in Italia”, ma vorrei una tua sentita opinione, dettata dalla tua esperienza personale e professionale?
Ti confesso che in effetti per fare tutte queste cose insieme c’è da farsi un mazzo così, specialmente quando non hai alle spalle una grossa etichetta si occupa di tutto e devi invece arrangiarti ad organizzarti tutto quanto da solo (come accade a quasi tutti quelli che vogliono proporre musica rock originale qui in Italia).
E’ anche  altrettanto vero che chi ha questa grande passione per la musica, fa questi sacrifici senza pensarci due volte e così facciamo anche noi.
Bisogna aggiungere però che fino ad ora qui in Italia è sempre stata disincentivata la promozione di artisti che facessero questo tipo di musica, a favore di musica commerciale dalla presa facile sulla gente, avendo in questo modo già dei guadagni sicuri da parte delle major; senza considerare poi la degenerazione di questo fenomeno che ha toccato l’apice col connubio tra programmi televisivi (come Amici, X-Factor, ecc..) e produzioni discografiche (peggio ancora quando per il conseguimento di questo fine vengono pilotati addirittura dei festival di tirata nazionale…).
Di positivo però c’è che ora molti produttori si stanno accorgendo delle grandi potenzialità degli artisti nostrani nell’ambito Metal (più frequentemente in quello Power) e quindi diversi gruppi Metal italiani stanno giustamente ottenendo un successo internazionale.

Grazie Dimitri, ancora una volta. Per te c’è ora il canonico congedo dai lettori.
Grazie ancora a te per il tempo dedicatomi e un grandissimo ringraziamento anche a tutti i lettori di Metalhead che apprezzano la nostra musica.
Chiudo dicendo a tutti coloro che amavano la musica anni ’80 che questa non è un capitolo chiuso ma continuerà a vivere attraverso noi e attraverso tutti quegli artisti che continuano a produrre rock AOR, quindi continuate a sostenerci contribuendo così a tenere in vita sempre questo tipo di musica.

 

(Alberto Vitale)

Recensione