copdimitri(Autoproduzione) Dimitri Bonani è un vero rocker, è uno che crede in ciò che fa. Ci crede perché probabilmente ha passione, ma più di tutto credo senta sue certe sonorità. Infatti “Once Upon a Long Ago” è l’esatta riproposizione di quel sound hard & heavy degli anni ’80. Non è i Mötley Crüe o i Poison, ma è quella vena alla Dokken, Europe, Quiet Riot, Whitesnake, ma anche Saxon (avete presente il periodo di “Crusader”?). In Italia c’è ancora una platea legata a quell’epopea. E’ musica che ha sempre il suo fascino. Dimitri viene da una solida esperienza musicale (ha studiato l’organo e suonato in diverse formazioni) e da un album intitolato “The Long War”. Questo secondo lavoro possiede quella patina anni ’80, nello stile delle composizioni e nei suoni. Mentre le prime hanno un loro discreto fascino, alcune interessanti e coinvolgenti altre, i suoni credo penalizzino la resa delle canzoni stesse. Di sicuro c’è la volontà dell’artista di usare tastiere “datate”, con quel timbro obsoleto, gracile e querulo, non so invece quanto sia sua la responsabilità di una chitarra tenuta ad un volume troppo basso, poco prominente. Da buon tastierista il suo strumento non viene penalizzato e quindi una leggera discrepanza rispetto al resto si nota. Stupisce anche la voce, sorretta da un riverbero che stanca nel sentirlo troppo in azione. “Memories of You”, la poderosa “Feel the Fire”, “Sensual Woman” sono le canzoni più dirette, quelle che ti afferrano subito. C’è anche un gruppetto di brani moderati, quasi essenzialmente rock (“Alone”, “Dreaming”), inoltre si propone anche “Girl from the East” canzone d’atmosfera modellata con voce e synth. Un album che ha un suo stile, ma non posso nascondere che l’involucro sonoro mi ha lasciato perplesso. C’è un’attenuante, per niente generica, per “Once Upon a Long Ago”, è un’autoproduzione. Con mezzi più importanti l’autore renderebbe molto di più.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10