Nati nella periferia di Roma i Fenisia negli anni si sono espressi con uno stile che pesca dal southern rock, l’hard rock, Zakk Wylde non da meno dal metal e tutte cose americane. Se possono far pensare a un sound a stelle e strisce, i loro testi sono però di carattere universale. La band nei sui testi esprime da sempre un qualche concetto, un ideale che ha sempre trovato posto nei propri album nel formato del concept. Niente cose banali, tutte cose che appartengono alla nostra realtà. Accade anche stavolta con il nuovo album “The Spectator” che Nic Ciaz, cantante nonché una delle due chitarre, illustra ampiamente in un’intervista dove si parla comunque di tutto l’universo Fenisia.

Ciao Nic, sono undici anni per i Fenisia, un lasso di tempo affatto breve. Quali considerazioni fai sul punto in cui è la vostra carriera?
Ciao Alberto, dunque sono molto contento di ciò che in questi anni i Fenisia hanno prodotto, ci ritroviamo con tre album, nove video, un tour nel Baltico e diversi live a supporto di nomi storici uno tra tutti, i Mistifts. Certo è vero che in undici anni di attività avremmo potuto avere qualche numero in più dalla nostra ma in Italia per una band che prova a farsi strada nell’hard rock e nel metal è un impresa ardua e i tempi si dilatano molto.

Nuovo album, “The Spectator”, che è un concept e non il primo per voi. Nello specifico cosa racconti tu con i testi e voi tutti insieme della band con la musica in “The Spectator”?
“The Spectator” è il terzo capitolo (recensito QUI, ndr) di un concept che inizia con “Lucifer” si amplia nel “Fenisia Cafè” e si completa in quest’ultimo. La filosofia che lega i tre album è quella che ha generato uno dei movimenti letterari più importanti della nostra storia capace di influenzare in modo netto e significativo l’umanità apportando cambiamenti sia dal punto di vista culturale che scientifico, parliamo dell’Illuminismo. Con il concept ripercorriamo eventi storici come succede nei primi due album fino ad arrivare ai giorni nostri applicando una visone sui fatti prettamente legata a questo movimento filosofico e scientifico. In “The Spectator”, che prende il nome dal primo quotidiano della nostra storia fondato da Joseph Addison nel 1711, abbiamo incentrato la conclusione del concept ed i testi sulla figura metaforica di un giornalista, Lord Lumiéres, il quale pur limitandosi solo a descrivere e raccontare la verità assoluta che è celata dietro inganni e falsità, dà al lettore dei sui scritti gli strumenti adatti per poter comprendere la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Scrivere e poi registrare un concept album impone quali regole? Quanta libertà lascia un tale progetto affinché la storia venga comunque rispettata?
Credo che le regole siano semplici ed in fin dei conti stabilite dall’autore stesso. Intanto a livello musicale non ce ne siamo poste nessuna, eccetto quella di rispettare il genere musicale per il quale abbiamo messo su i Fenisia. Voglio dire, noi siamo una band hard rock /metal ed in quell’ambito componiamo gli arrangiamenti. Per quanto riguarda la libertà artistica dei testi, almeno per quanto mi riguarda, non è stata condizionata affatto, anzi, iniziare un concept è stata fonte d’ispirazione continua, descriverlo e svilupparlo dalla sua nascita al suo compimento è stato coinvolgente una marcia in più per incrementare la creatività, ti dà un obbiettivo chiaro e complesso ed allo stesso tempo trasforma in sfida la sua conclusione.

L’ultimo video che avete girato è stato per la canzone “Burned in My Brain”, presa dall’ultimo album, con un risultato davvero soddisfacente. Come è girare un video (in fondo, ndr) e quanto c’è di voi, al di là della musica nel filmato?
C’è molto di noi, al di là della nostra musica tutto è architettato dalla band, con la direzione del nostro bassista Doc Liquido e di un nostro amico e collaboratore Massimo di Soccio alle riprese. Ogni video targato Fenisia è autoprodotto, girato e lavorato da noi stessi e tutto ciò lo trovo un ottimo vantaggio, in questo modo possiamo dare la giusta direzione al risultato finale ed il giusto connubio tra significato letterario e combinazione di immagini. Il rapporto diretto tra regia e scrittura del brano è l’alchimia perfetta e ci rende orgogliosi del lavoro svolto.

Di recente avete suonato live ma in streaming, un genere di iniziativa che prende piede nella scena musicale metal mondiale. Per voi come è andata e che cosa ne pensate di questo nuovo mezzo, visti i tempi, e che genere di riscontri avete avuto da parte di chi ha assistito?
E’ stata un’esperienza bellissima quanto rivelatrice, l’affluenza di pubblico che abbiamo avuto in collegamento ci ha letteralmente sorpreso, tra Facebook e Twitch siamo arrivati intorno alle 500 visualizzazioni. Questo è uno dei casi in cui l’intervento della tecnologia è a dir poco provvidenziale; non solo ci ha permesso di essere live in un momento critico per via del Covid, ma ci ha anche dato la possibilità di raggiungere ed esibirci per persone che in condizioni normali non avrebbero mai potuto farlo per via delle distanze che ci separano. Molti infatti erano collegati in Europa altri negli USA e addirittura qualcuno dall’Australia. All’inizio non è stato semplice, il fatto di non avere l’impatto con il pubblico che in quel momento puoi solo percepire dai messaggi video e non più vedere o interagire di persona è quasi surreale ma subito dopo i primi brani, non lo so ma… riesci a prendere i riferimenti giusti e riscopri l’atmosfera dei palchi classici sui quali sono e siamo abituati ad esibirci e poi via, tutto diventa naturale e gratificante! Lo raccomando vivamente a tutti i musicisti interessati e noi di certo lo ripeteremo.

In una vostra intervista di alcuni anni fa dicevate che ognuno di voi arrivava da altre band e tutte con uno stile diverso, lo stesso background formativo dei singoli Fenisia è diverso da quello degli altri. Dunque, come si arriva di conseguenza a uno stile, un genere, un modo di essere per tutti voi? Nasce a tavolino oppure è un processo che scatena delle reazioni nel tempo che portano ad essere, nel vostro caso, ciò che i Fenisia sono?
Si è vero che ognuno di noi ha dei gusti orientati su stili che possono in alcuni casi risultare differenti tra loro, ma si parla comunque di generi compresi tra l’hard rock ed il metal quindi assolutamente compatibili. Fondamentalmente ci sono molti punti d’incontro, cito un esempio tra i tanti Guns N’ Roses o Metallica, dove noi quattro non solo ci ritroviamo ma sui quali basiamo l’arrangiamento finale dei brani e le contaminazioni che ne scaturiscono, figlie proprio del fatto di avere gusti leggermente diversi, non fanno altro che arricchire e dare un tocco di originalità al risultato conclusivo di ciò che si compone.

La pandemia dovuta al Covid-19 ha chiuso un po’ tutti in casa, trovandoci ad avere inaspettatamente tanto tempo a disposizione, magari per le passioni, gli hobby e cose del genere. Come musicista cosa ti ha permesso di fare questa quantità di tempo? Non ti chiedo cosa non ti ha permesso di fare!
Spiazzante è l’aggettivo che credo sia il più azzeccato per suggellare il momento che abbiamo e stiamo rivivendo in questi giorni. Mi ha disorientato avere così tanto tempo a disposizione soprattutto perché portava con se un retrogusto di costrizione e semi-prigionia, dunque da buon musicista l’unica soluzione per farsela passare non poteva essere che quella di imbracciare il proprio strumento e trasformare questa reclusione forzata in tempo utile per studiare e magari scrivere. E tra la stesura di un nuovo brano e una schitarrata dietro maestri sacri come Zakk Wylde e Slash, un po di bricolage, posso affermare che è stato molto ricreativo!

Forse per i concerti ci vorrà ancora molto, non a caso grossi nomi della scena metal iniziano a prevedere concerti e tour solo per il 2022. Voi cosa pensate di fare appena sarà possibile, subito dopo i lockdown magari?
Non vediamo l’ora naturalmente e non appena sarà possibile proveremo ad organizzare un Tour probabilmente là dove l’album ha avuto maggiori ascolti. Utilizzando mezzi quali Spotify, Deezer o Amazon e con l’ausilio della nostra etichetta, l’Eclipse Records, cercheremo di scoprire quale sarà la location giusta per tornare Live. Ovviamente se potessi scegliere andrei spedito negli USA a Los Angeles sulla Sun Strip, magari al Troubadour o al Whisky A Go Go! Sarebbe emozionante quanto spaventoso salire su quei palchi storici, un sogno che si realizza direi. Un’altra ottima opportunità e alternativa ad un tour americano potrebbe essere la partecipazione a qualche grande Festival Rock in Europa, uno tra tanti il Download Festival o Hellfest Open Air. Vediamo dove ci porterà questo nuovo album e quando sparirà questo angosciante virus.

Grazie Nic per questa chiacchierata e per chiudere ti lascio un doppio spazio: la chiusura dell’intervista con i tuoi saluti o auspici sia come frontman dei Fenisia e poi come Nic Ciaz!
Caro Alberto, essere tuo ospite con questa intervista su Metalhead è stato per me un vero piacere e colgo l’occasione per ringraziare tutta la redazione. Come front-man dei Fenisia ma anche come Nic Ciaz, considerando che il destino dell’uno è inevitabilmente legato a quello dell’altro, mi auspico di poter tornare quanto prima su di un palco e magari proprio su uno di quelli che appartengono ai tour che tanto avrei desiderio di compiere e per finire, naturalmente, un mio auspicio va al nostro nuovo album “The Specator” che possa essere un gradimento sempre più crescente tra gli ascoltatori nuovi e vecchi. Un caloroso abbraccio da me e i Fenisia e Stay Rock… Always!

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(Alberto Vitale)