fotofolkstoneIl DVD “Restano i Frammenti” è stato pubblicato da pochi giorni, e diventa d’obbligo riprendere la chiacchierata con Lore e i Folkstone, sempre più sulla breccia dell’onda e da pochissimo confermati anche al prossimo Agglutination. Buona lettura!

Salve ragazzi, ci siamo sentiti non troppo tempo fa (QUI) e possiamo ora riprendere i discorsi interrotti. Soddisfatti del risultato finale di “Restano i Frammenti”? Com’è la risposta del pubblico?
Ciao Renato!
Ovviamente con il senno di poi si dice sempre che una certa cosa la si poteva fare meglio, un’altra la si poteva fare diversamente… è sempre così quando si conclude un progetto. A parte questo siamo soddisfatti del risultato, sia per ciò che riguarda la risposta del pubblico sia per ciò che riguarda il lavoro che si è fatto per registrare e produrre questo dvd.  Durante la serata di registrazione   la gente è stata davvero calorosa e partecipe e ci ha dato la carica giusta per affrontare questa  insolita esperienza live. Ci siamo divertiti  ed abbiamo dato il massimo, nonostante la tensione fosse davvero alta prima di salire sul palco. I commenti e le recensioni che riceviamo  sono positive e denotano un apprezzamento da parte di pubblico e critica. Quindi non possiamo che esserne  gratificati.

Parliamo un po’ dell’organizzazione generale dell’esperienza di Villafranca: come vi siete preparati al concerto, come è stato registrarlo, come sono andate le cose nel complesso… e inoltre: c’è qualche aneddoto simpatico da raccontare?
Per quanto riguarda l’organizzazione, dai dettagli tecnici a quelli artistici,  c’è stata un’ottima  collaborazione con il nostro manager Elia ed il regista Jacopo. Nel mese di ottobre abbiamo avuto delle intensissime serate in cui, tra un bicchiere di vino ed un’acciuga, abbiamo sviluppato e riordinato le varie idee riguardanti i dettagli da curare durante il concerto e le operazioni da fare nella successiva lavorazione. Per il concerto ci siamo preparati facendo qualche prova, nulla di trascendentale… nessun ritiro spirituale, nessun rito propiziatorio. Una delle prove è stata anche filmata ed è contenuta nel dvd extra, insieme ad altri momenti più o meno imbarazzanti della tournée. Stranamente di quella serata non vi è un aneddoto particolarmente esilarante… Andreas non si è fatto alcun livido e la stanchezza ha sedato i nostri spiriti.

Chi o cosa è il ‘pesce azzurro’ che viene ringraziato alla fine dei titoli di coda?!
E’ letteralmente il pesce azzurro! Abbiamo cominciato a metterlo nei ringraziamenti di “Damnati ad Metalla” nel 2010 e da lì è nata una sorta di tradizione per cui in ogni lavoro ringraziamo il pesce azzurro. Il motivo è molto più semplice di quel che si possa pensare… è perché ci piace assai!!

È una mia impressione, o su “Non sarò mai” c’è qualcosa che ti turba tanto che sembri quasi smettere di cantare per qualche secondo?
In realtà mi stavo aggiustando l’auricolare che stava per cadere, è stato quello l’attimo di turbamento credo. Non ricordo di aver avuto altri pensieri durante il concerto!

Due parole anche su “Respiro avido”, l’inedito presentato nel dvd. Quando e dove apparirà in versione studio?
Questa canzone è stata fatta proprio per quella serata, per dare al pubblico presente una novità. Una sorta di regalo che abbiamo voluto fare. Non sappiamo se verrà inserita nel prossimo album o se rimarrà solo nel dvd. Sinceramente non ci abbiamo ancora pensato, vedremo più avanti. Qualcuno ci ha chiesto il significato di questo pezzo. Semplicemente è un urlo, è uno slancio verso qualcosa che non si ha bene in mente cosa sia, ma necessario per uscire dalla melma fangosa della realtà. Un invito a vivere tutto intensamente a non accontentarsi, tante volte si tende per inerzia a fermarsi, a non ricercare più spunti nuovi per vivere ed è in quel momento che una persona sente questo bisogno di ”Respiro Avido”. Il problema è che sentirne il bisogno non implica una via d’ uscita e quindi si prende ”coscienza d’inutilità”. Forse sono pensieri inutili o da pazzi, ma noi ci sentiamo a volte in questo stato e non ci possiamo fare nulla.

Come procede l’attività live? Di recente avete finalmente sfondato il muro verso sud e vi siete esibiti anche a Napoli…
Anche quest’anno è stato impegnativo vista la settantina di date che abbiamo fatto. Siamo contenti di essere sempre in giro da marzo a novembre perché per noi suonare dal vivo è fondamentale. Per farci conoscere è davvero importante, ma soprattutto in sede live pensiamo di riuscire a trasmettere molto meglio la nostra energia. Inoltre ci piace molto la comunicazione diretta ed immediata che si instaura con il pubblico. Suonare a Napoli è stato bellissimo, il pubblico è stato caloroso e gli organizzatori fantastici. Speriamo con gli anni a venire di suonare molto più spesso al sud e di riuscire a toccare regioni e città che ancora non siamo riusciti a raggiungere.

La vostra ‘filosofia d’indipendenza’, con la quale avete deciso di produrre i vostri lavori in assoluta libertà, sta dando i suoi frutti oppure no? Contate di continuare su questa linea anche in futuro?
Siamo sempre fortemente convinti della scelta che abbiamo fatto. Poter gestire i nostri lavori senza dover render conto a nessuno è una soddisfazione che non ha prezzo. Lavorare sodo e farlo con le persone che credono davvero a quello che stiamo facendo… questo è il nostro obiettivo. Tutto il resto passa in secondo piano, tanto abbiamo capito che straccioni eravamo e straccioni rimaniamo!

Progetti per questo 2013? Siete già inseriti nei cartelloni di qualche festival estivo… magari in Germania?
E’ ancora presto per anticipare qualcosa. Stiamo organizzando le varie richieste che ci stanno arrivando in modo da poter riuscire a suonare nel maggior numero possibile di città. Come detto in precedenza, speriamo di riuscire a portare il nostro furgone sgangherato, meglio conosciuto come “centro malessere”, in posti sempre diversi!

Una domanda trabocchetto… se, anziché orobici, foste stati di Helsinki o di Francoforte, secondo voi le vostre ‘vicende musicali’ sarebbero state migliori?
Se fossimo nati in altri Paesi le nostre esperienze e la cultura stessa sarebbero state diverse. Quindi avremmo cantato di altre cose, trattato altri temi o, visto che tanti nostri testi sono legati a vicende personali, avremmo scritto di altre idee, impressioni… Certo pensiamo tu ti riferisca al fatto che in Finlandia o in Germania la scena musicale sia di più ampie vedute e che la musica trovi più spazio a priori. In tal senso allora magari potremmo dire che forse avremmo avuto meno difficoltà nel farci conoscere. Ciò non toglie che non si sa se ci avrebbero comunque apprezzato. Quindi la risposta da dare in realtà è semplicemente: “Boh!”

A voi naturalmente la conclusione dell’intervista. Grazie ancora per la vostra disponibilità e a presto!
Grazie a te, ci ha fatto molto piacere. Le conclusioni non sono il nostro forte, ma ci proviamo. Non vogliamo scriviamo né di musica, né di arte, né di filosofia… semplicemente vogliamo assecondare il nostro ego alla ricerca di una strada che sappiamo non troveremo mai. Ma è proprio questo che ci ispira..

(Renato de Filippis)

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