fotogrisVengono dal Canada. Grigio, questo è il significato del loro nome. E grigia è la sensazione che emerge dalla loro impressionante e monumentale musica. Ma il grigiore è una sensazione, un’atmosfera. I Gris però dipingono una tela con l’infinito range di colori che è possibile trovare in uno scenario autunnale, con tutte le relative sfumature. Il dipinto è creato con la musica, con i suoni, con una intelligente combinazione di strumenti, voci, atmosfere ed emozioni. I Gris, infatti, creano emozioni, e sono emozioni ciò che diffonde la loro musica. Il loro ultimo album è stupendo, quindi abbiamo colto l’occasione di chiedere a Neptune, uno dei due artusti dietro a questo progetto, alcuni dettagli, per raggiungere un livello più profondo ed intenso di queste emozioni…(english version)
Ciao! Grazie per l’intervista. “À l’Âme Enflammée, l’Äme Constellée” è qualcosa di grandioso, superbo. Mi è piaciuto moltissimo, e ha ricevuto uno dei più alti voti che io abbia mai dato in una recensione. Pertanto ho alcune domande da porti…
Grazie infinite…

Mi ritengo un buon connoisseur di musica. Posso scovare dettagli e capire la musica velocemente. E’ ciò che faccio e la ragione per la quale scrivo di musica. Ma il tuo ultimo album mi ha steso. L’ho ascoltato per due settimane senza sosta, senza ascoltare nient’altro. Non riuscivo ad inoltrarmi nell’atmosfera in maniera sufficiente tanto da essere ispirato a scrivere. Quando l’ho finalmente capito, sono andato via di testa. Quindi, detto questo, non hai paura che il pubblico possa non capirlo ed etichettarlo come troppo lungo o noioso, o complesso, o altre ingiuste simili definizioni?
Hai ragione, “À l’Âme Enflammée, l’Äme Constellée…” è una complessa opera musicale, non dal punto di vista tecnico, ma più sul livello emozionale. Serve tempo per concentrarsi e venire coinvolti, per immergersi dentro. E’ un album che richiede all’ascoltatore di considerarlo sia come un insieme unico, che come una fitta ragnatela di dettagli e colori cangianti. Secondo noi qui è dove sta la ricchezza di questo lavoro, ma anche la sua complessità. Non è un disco di facile approccio, e siamo perfettamente coscienti che alcuni ascoltatori avranno bisogno di più tempo per capirlo e che altri non cattureranno l’immediatezza delle emozioni o dei messaggi. “À l’Âme Enflammée, l’Äme Constellée…” è stato costruito come una cattedrale, con finestre alternate, archi, misteri, ma tuttavia profondamente installata nel profondo silenzio dei nostri cuori.

Parlami della simmetria. Cosa rappresentano il CD 1 ed il CD 2. E dimmi pure di quel bellissimo titolo che potrebbe tradursi come “Un’anima in fiamme, un’anima decorata”…
La simmetria venne tardi nel processo creativo di “À l’Âme Enflammée, l’Äme Constellée…”. Come detto in precedenti interviste, l’intero disco è stato scritto e composto come una unica entità, non come un doppio disco. Alla fine dei lavori, ci siamo resi conto che era diventato simmetrico da solo secondo molti punti di vista, quindi abbiamo ritoccato alcuni dettagli per rendere la cosa perfetta. Secondo noi, la traduzione corretta del titolo potrebbe essere “All’anima in fiamme, l’anima costellata”. E’ stato per noi un modo per  esprimere differenti prospettive dell’anima umana: quando ci sei vicino sembra che sia in fiamme, ma quando te ne allontani, sembra sia pieno di stelle.

Un album così complesso deve nascondere un lavoro lungo e meticoloso. Mi puoi parlare del processo creativo in genere?
Il processo creativo è stato davvero molto lungo e c’è stato bisogno di molto impegno da parte nostra, specialmente dal punto di vista emozionale. Molti aspetti, come scrivere la musica, i testi ed i ritocchi finali al disco sono molto personali e richiedono molta intensa disciplina in modo tale da poter esprimere la complessità delle emozioni che desideravamo canalizzare.

In due dietro a questo progetto. Quale ruolo ha l’uno o l’altro? Vedo anche che mandate avanti la band da soli (per esempio il vostro web shop era chiuso durante il tour, fino al vostro ritorno). Come beneficia la musica da questo atteggiamento in prima persona e management curato e dettagliato?
Essendo il concetto di base dei Gris fondato sull’equilibrio, vogliamo davvero che il nostro processo creativo si equamente condiviso dai due membri della band. Tutte le idee ed i concetti, compresa la struttura delle tracce, devono essere basati su un contributo uguale da parte di entrambi. Naturalmente, quando si tratta dello strumento specifico, ciascuno di noi ha il suo campo di competenza: violini e voci sono di Icare, mentre Neptune lavora con basso e chitarra (fa riferimento a se stesso in terza persona, ndr). Icare è attratto da arti visuali e simbolismi, quindi lavora all’immagine del gruppo, mentre Neptune è più orientato alle componenti tecniche, quindi si occupa degli aspetti tecnici del processo di registrazione. Per quanto riguarda il management, ci piace avere la massima influenza su come la band è presentata al mondo. Tuttavia le nostre vendite e distribuzione sono affidati alla Sepulchral Productions.

Tour: vedo che siete andati in tour con Annatar e i suoi Sombres Forêts. Le vostre due band non sommano persone sufficienti per fare un concerto. Vi aiutate tra di voi, o magari condividete i session members?
Considerando che i Sombres Forêts sono una one-man band, c’è bisogno di collaborazione anche da parte nostra per mettere insieme degli spettacoli, da un punto di vista logistico. Inoltre condividiamo anche alcune similitudini nei nostri stili musicali e nei nostri gusti, e ci conosciamo da molto tempo; diventa quindi naturale lavorare assieme sia in studio che sul palco.

La produzione è stupefacente. Riesco a sentire tutti i suoni della chitarra, anche quelli meccanici, e questo da molta più personalità al suono stesso. Cosa avevate in testa quando avete registrato?
Grazie! Abbiamo optato per un approccio più “organico” ed “umano” per il sound dell’album. Anche se il nostro obiettivo era la perfezione, abbiamo voluto evitare suoni sintetici dando importanza al fatto che l’ascoltatore possa sentire totalmente che l’album è stato creato e prodotto da esseri umani. Comunque, volevamo anche raggiungere una certa profondità usando molteplici livelli di suono o strumenti per creare una struttura che fosse quasi “surreale” o “sovrumana”.

Ho notato che le linee di basso sono fantastiche, così calde, dilettevoli. Essendo stato un bassista, vorrei sapere quanto importante è questo strumento per voi nella vostra musica.
Il basso è decisamente uno strumento importante, e cerchiamo di farlo emergere nella nostra musica al contrario di molte band black metal. Vogliamo che il basso nella nostra musica sia una connessione tra melodie e percussioni, ma oltre a questo, vogliamo anche che sia uno strumento solista, con una sua presenza unica.

E relativamente agli altri strumenti a corde come violoncello e violino? Quale tipo di emozioni canalizzate direttamente in ciascun strumento e come scegliete quale parte deve essere suonata da un certo strumento?
Su “À l’Âme Enflammée, l’Äme Constellée…” nello specifico, abbiamo deciso che il violino sarebbe stato usato per rappresentare il “fuoco” o la “passione” nel primo disco, e che le voci corali sarebbero state usate nel secondo per riflettere il mistero ed l’oscurità della notte e delle stelle. Mentre i violini sono dominati nel primo album, e le voci più presenti nel secondo, abbiamo anche incluso dei violini nel secondo disco e delle voci corali nel primo. Lo abbiamo fatto con la precisa intenzione di stabilire una coesione tra i due dischi. Tuttavia queste decisioni sono veramente frutto di intuizioni e non il risultato di processi decisionali sistematici.

Una domanda che ho fatto anche ad Annatar: Canada contro Norvegia. Francese contro Norvegese. Rappresentate l’altra faccia del movimento black metal. Come compari queste due principali correnti del black e come ti influenza il tuo paese, anch’esso freddo e scuro, la vostra musica, i suoni e la composizione?
In generale, direi che non cerchiamo di posizionarci dentro il genere black metal, il nostro principale obiettivo è creare qualcosa ricco di significato per noi stessi. In Quebec ci sono importanti cambiamenti di temperature e condizioni meteo da stagione  a stagione. Questo può avere un impatto nei contrasti musicali che cerchiamo ci canalizzare attraverso il nostro lavoro.

Ok per i tour, ma vi vedremo mai in Italia?
Forse un giorno. Ci piacerebbe suonare in Italia.

Grazie per il tempo che mi hai dedicato.
Grazie!

(Luca Zakk)

Recensione