In occasione dell’uscita di “Canto III” abbiamo contattato Bruno Masulli, polistrumentista napoletano e mente degli IN AEVUM AGERE. Ecco il risultato della nostra chiacchierata, nella quale Bruno ci annuncia anche di una sua nuova band… buona lettura!

Ciao Bruno, anzitutto grazie per questa intervista! Vedo in rete che le tue attività procedono su tutti i fronti, negli ultimi due anni è uscito almeno un singolo di ciascuna delle tue quattro band…

Ciao, grazie a te per questa opportunità, si, cerco di ‘tenere il passo’, cercando negli anni di non trascurare nessun progetto. Anche quelli che porto avanti oramai da solo. Proseguo in un sentiero talvolta anche tortuoso, non facile ma passione e perseveranza spesso pagano.

In questa intervista vorrei però concentrarmi sui tuoi progetti legati all’epic e al doom, e ti chiederei quindi di iniziare una presentazione di “Canto III”, l’ultimo disco degli In Aevum agere… come è sorta l’idea di confrontarsi con Dante e la ‘Commedia’?

Diciamo che, come un po’ tutte le cose realizzate fino ad ora, l’idea di “Canto III” venne fuori per puro caso. È chiaro che spesso e volentieri ha buon giuoco il background. Negli anni riscopri e rispolveri improvvisamente degli argomenti e delle tematiche che nella maniera poi più spontanea accosti, per pura ispirazione, alla musica. E come per alcune opere letterarie o storiche, che precedentemente analizzavo per altri progetti musicali, venne fuori dapprima un brano soltanto, ispirato interamente al Canto III della “Commedia”, uno dei capitoli più importanti, se non quello con più colpi di scena dell’intera opera di Dante, e mi piaceva molto l’idea di un intro che evocasse la famosa epigrafe ‘Per me si va nella città dolente…’. Dopo di che, nonostante la pre-produzione di “Canto III” sia stata davvero molto lunga e lenta, tanto più che prima dell’LP sono stati pubblicati ben due EP, molti dei brani vennero sfornati quasi di getto, e mi accorsi che il tutto ruotava, sì, attorno al contesto dantesco; ma le composizioni, eccettuati due brani, rimanevano per argomentazione entro i confini dell’Antinferno, soffermandosi molto sul contesto degli ignavi e sul limbo. Poi è venuta, oltre tutto il resto, la voglia di andare oltre, studiando l’intero Canto III, recitandolo e curandone la dizione, gli accenti e le metriche, studiandolo attraverso inestimabili, direi, documenti filmati lasciati da grandi del teatro, come Gassman. È attraverso quelle opere che ho tentato di emulare e raggiungere un livello decente di dizione dello stil novo, per poi proporlo sul disco.

Nel disco ho apprezzato particolarmente “Voices of my Solitude” e “The great Refusal”… vuoi parlarci in particolare di questi due brani?

Certamente! “Voices Of My Solitude” è un brano che un po’ si estranea, per argomentazione, dal contesto dantesco, anche se evidenzia in maniera più simbolica il lato umano di un poeta o di un comune essere umano e della propria solitudine compositiva o esistenziale. Ha di speciale, almeno per me, il fatto che vocalmente ho tentato di emulare, nel brano, il vibrato naturale di mia nonna paterna, che amava cantare, per diletto s’intende, e aveva questo piacevole vibrato che ho tentato di copiare. “The Great Refusal” è per l’appunto un brano che, insieme a “No Hope Of Death”, descrive il deprimente e opaco mondo degli ignavi, ossia coloro che viltà non vollero prendere decisioni… e per Dante sono tanti!

I referenti fondamentali dell’heavy/doom sound degli In Aevum agere sono abbastanza facili da individuare, ma dalla tua musica si intuisce che ci sono anche altre fonti di ispirazione… a chi hai guardato in particolare componendo “Canto III”?

Ti dirò, “Canto III” è molto indipendente rispetto ad altri lavori, le influenze sono chiare ma riff e idee sono venute fuori non badando molto al genere in se stesso, sinceramente mi sono concentrato più sul concetto. Il contesto poi è chiaro che richiamava particolari sonorità, ma davvero stavolta, oltre al concepimento dell’album che è stato molto lento e minuzioso, dei pezzi alcuni hanno qualcosa di vecchio e altri un sound diverso, poiché è dal 2014 che inizia una vera e proprio pre-produzione dell’album; i brani hanno quindi una loro singolarità.

Una curiosità: quale traduzione daresti per il nome della band? E perché hai scelto una frase latina?

In Aevum Agere significa ‘vivere per sempre’, e l’idea di un nome in latino per un progetto doom mi balenò quasi immediatamente all’epoca. Due amici, che studiavano  latino, tradussero alcune mie frasi, e tra queste ‘In Aevum Agere’ fu quella che mi piacque di più.

E per quanto riguarda I Miti eterni? Una band davvero sui generis nel panorama internazionale! Quando avremo un seguito a “Historia Cumae”?

Bella domanda! Delle pre-produzioni sono già pronte da tempo, e come hai prontamente evidenziato, ogni tanto, e da qualche tempo, in maniera anche continuativa, pubblico dei singoli anche per rinfrescare i progetti. Come saprai certamente, finanziare un disco è impegnativo e ti lascio immaginare, portare avanti tanti progetti e molti praticamente da one man band è esorbitante! Quando avrò le condizioni finanziarie per poter investire su un nuovo disco de I Miti Eterni lo farò senza pensarci due volte.

Da salernitano adottivo ti faccio una domanda provocatoria: quanto è difficile suonare metal a Napoli e in Campania? Le tue band hanno le giuste occasioni per suonare dal vivo e per far circolare la propria musica?

È provocatoria sì come domanda, ma la risposta è semplicissima. Il problema non è la Campania o Napoli. Ci sono semplicemente pochi posti per poter suonare metal e tantissime sono le bands. Non è un locale o due che fanno la scena, è un intero contesto che crea le condizioni per poter suonare tale genere. Per quel che mi riguarda, ho avuto paradossalmente occasioni più all’estero che qui.

Delle numerose etichette con cui hai avuto e hai a che fare, con quale hai instaurato un rapporto migliore e perché?

Ti dico la verità, ogni etichetta ha le sue peculiarità, e tutto fila fin quando una label si prende cura della tua band curando i tuoi e i suoi interessi. È una partita doppia: dare e avere. Bello fin che dura. Ora abbiamo un contratto con la METAL ON METAL Records che è molto professionale e presente.

Cosa abbiamo ora nel futuro della band? La tua attenzione nei prossimi mesi sarà dedicata agli IAE, oppure sei già pronto per passare il testimone ad un altro dei tuoi progetti?

Con gli In Aevum Agere sono già in fase di pre-produzione di un nuovo album, ma dopo l’estate cercheremo nuove date per poter promuovere il disco dal vivo. Per quanto riguarda altri progetti, posso dirti in anteprima che ne nascerà uno nuovo spero a breve. Un EP d’esordio tutt’ora in fase di missaggio di un mio nuovo progetto doom che ho chiamato ‘Et Signum Erat’. Poi, al di la d’ogni pianificazione, la buona volontà c’è e vedremo cosa ci porterà la marèa.

Ti lascio come da prassi la fine dell’intervista… grazie per il tuo tempo e a presto!

Voglio ringraziare te e Metalhead per la grande disponibilità e professionalità, e grazie per le ottime domande!

(Renato de Filippis)