fotoluxinterna3Forgiano emozioni. Sensazioni. La loro musica è difficile da descrivere e lascia solamente con l’unica cosa che conta: sensazioni. Sensazioni che vengono dipinte con colori oscuri. Concetti gotici, tradizione, folklore, magia e spiriti. Queste sono le sensazioni che si ottengono, saggiamente esposte in una atmosfera tetra, mentre una nebbia munita di anima ti circonda. Musica così difficile da spiegare in parole che non abbiamo resistito alla tentazione di fare delle domande alla band, chiedere loro di rivelare quei segreti magici che sono capaci di trasformare in suono. Joshua (chitarra, basso, banjo, voce) e Kathryn (autoharp, percussioni, voce) si sono dimostrati gentili, cordiali, passionali… con una desiderio immenso di spiegare al mondo cosa sono i Lux Interna. (Photo: Andreas Diesel) (english version)

Ciao! Grazie per questa intervista. Congratulazioni per il nuovo lavoro, è così bello. Ho qualche domanda per voi: Un nuovo album. Una nuova esperienza. Mi potete dire come avete creato questa opera?
Joshua: Ciao Luca, grazie per le gentili parole! Si, l’album è stato certamente una nuova esperienza per noi… su diversi livelli, e demarca un nuovissimo inizio per i Lux Interna. L’album è fondato su una visione che si è materializzata durante alcuni anni. Non abbiamo iniziato con un vero concetto, ma abbiamo piuttosto lasciato che la musica si evolvesse in modo quanto possibile organico. Questo metodo di lavoro era importante per noi, in quanto volevamo che la musica fosse stanca, vivente, organica nella sensazione e nella struttura. Con “There Is Light In The Body, There Is Blood In The Sun” volevamo creare uno spazio musicale che fosse selvaggio, lontano dal rumore e dal movimento del mondo urbano, dove le parole e pure le più piccole azioni possano avere un peso immenso. Volevamo cantare in una lingua antica. Penso che l’evocazione del mondo selvaggio in questo album metta in piedi uno spazio doppio, un che è sia interiore che esteriore, dove il mondo e l’individuo si confrontano, attraverso e dentro ciascuno. Siamo molto interessati nell’esplorare questa intersezione tra un selvaggio immaginario e fisico. E siccome viaggiare è sempre stata una ossessione sia per me che per Kathryn, tracce di diverse regioni selvagge hanno lasciato il loro segno su questo album, grazie al nostro girovagare: dai boschi di betulle stoici della Lituania, fino alle sequoie e le aspre montagne della California del nord, fino al silenzio della Death Valley. La registrazione è anche coincisa con un ritorno agli Stati Uniti dopo alcuni anni vivendo all’estero, e questo ritorno a casa ha avuto decisamente un impatto sul suono che abbiamo creato. L’America è senza dubbio una terra stregata: ci sono fantasmi in abbondanza, spiriti di tutte le sfumature diverse …

Mi potete dire qualcosa sui testi del nuovo album?
Joshua: In un certo senso, mi piace lasciare che i testi parlino da soli. Non voglio dettare cosa dovrebbero significare per l’ascoltatore, e posso solo sperare che queste parole, che sono molto personali per me, parlino agli altri aiutandoli ad esprimere qualcosa delle loro vide. Conosco molte canzoni che hanno questo significato per me, anche se non posso pretendere di aver veramente capito cosa l’autore intendesse in origine. Come detto, i testi vengono da un posto personale; sono resti del mio tempo, i miei giorni con relativi problemi, gioie, dolori. Ma sono anche tentativi di raggiungere qualcosa oltre me stesso, “la fuori”, verso dei modelli di significato più grandi. In un certo senso, penso allo scrivere come se fosse un dialogo tra il piccolo di se stessi e una qualcosa di grandioso, quell’incomprensibile totalità del mondo. Ma non è solo un dialogo. Penso sia anche pratica nel cercare di mescolare quelle due cose, l’io ed il mondo, in insieme significativo. Ricordo che una volta lessi una recensione dove l’autore pensava io fossi “pretenzioso” per riferirmi alle nostre canzoni come altari: ma è proprio quello che penso di queste canzoni, altari nei quali i pensieri, i sentimenti ed i ricordi della vita di tutti i giorni si illuminano della speranza di diventare qualcosa di più grande, di più immenso. Se questo mi rende pretenzioso, allora così sia!

fotoluxinterna2La copertina. Non posso smettere di guardarla. Raccontatemi qualcosa. Tutto il suo significato (Photo: Tim Gotch)
Kathryn: Joshua ed io abbiamo sempre avuto una grande ammirazione per i lavori di David D’Andrea. L’abbiamo incontrato per la prima volta nel 2012 al festival Stella Natura, e David è venuto al nostro concerto. Dopo pochi minuti di conversazione, lui e Joshua hanno scoperto di condividere un l’interesse per Jacob Böhme, un mistico cristiano del diciassettesimo secolo. Durante l’inverno del 2012 Joshua e David hanno lavorato assieme intrecciando i simboli che compongono l’immagine della copertina dell’album e le vignette. Puoi leggerti ulteriori informazioni su questa creazione sul sito di David (Qui). Siamo felici di annunciare che più avanti quest’anno ci sarà una speciale versione limitata di “There Is Light In The Body, There Is Blood In The Sun” con la sua nuova idea, Samaritan Press.

Joshua: Si, David l’ha messo chiaro sul suo sito. E’ sufficiente dire che il cuore del disco è espresso emblematicamente attraverso la sua immagine.

Siete stati sempre associati al neo folk. Ma questo disco è un qualcosa di suo. E’ spirituale. Per me ha una conduce verso una specie di dimensione sciamanica. Ditemi di più…
Joshua: non ho mai pensato alla nostra band come incastrata in un genere… anche se mi rendo conto che siamo stati associati al neo folk in passato. Nel tentativo di essere fedeli alla definizione di “luce interna” -sia nella nostra vita artistica che personale- facciamo il nostro meglio nell’andare dove lo spirito ci porta, invece che cercare di collocarci in un certo suono o stile. Ed anche se ci sono musicisti e progetti con i quali condividiamo una parentela profonda, non credo saremo mai parte di una certa scena in maniera esclusiva. Però si, questo disco è particolarmente diverso. Come ho detto, questo lavoro delinea sia una fine che un inizio per noi; penso abbiamo iniziato a esplorare un territorio che ci porterà ancora più lontano da alcune nostre precedenti registrazioni. Non sbagli certamente nel notare la importanza dello “spirito” nell’album. Sono sempre stato affascinato dal legame tra suono e spirito, è una connessione molto vicina al cuore dei Lux Interna. Vedo l’abbinamento tra  suono e  spirito come una cosa del tutto naturale. Il suono, come lo spirito, non è un fenomeno liminale, ne ultra sensoriale, nemmeno fisico; come il respiro, interno ed esterno, che non rispetta i confini ne del corpo e nemmeno del mondo. Echi del collegamento tra suono, respiro, e spirito possono ancora essere sentiti nei molteplici significati della parola inglese “inspiration” (ispirazione, ndr), anche se la sua originale connotazione di possessione spiritica è in gran parte dispersa nella polvere della storia. La conessione tra suono e spirito può essere trovata in una moltitudine di tradizioni religiose: alcuni, per esempio, riti dell’antica Grecia, chassidismo mistico o pietismo estatico, connettono lo spirito con le vocali cantate a bocca aperta ed il corpo con consonanti: le prime intese come un libero flusso dello spirito espresso, le seconde come una forma limitata che permette una particolare manifestazione di un qualcosa che, in sé, è oltre la particolarità. Altri, come il primo Pentecostalismo Americano, capirono le sfumature musicali che si verificano quando le voci si uniscono in coro come prova di una presenza che trascende gli individui coinvolti. Il suono è sempre stato elemento integrante del rituale, dell’adorazione e della comunicazione con l’aldilà, quale esso sia. Il suono è spirito udibile e lo spirito è suono non udibile. Il suono è spirito che si può udire, e lo spirito è suono che non si può sentire. Questo principio è stato fondamentale su “There Is Light In The Body, There Is Blood In The Sun”. In questo senso, abbiamo voluto che la musica fosse “incarnazionale”: la presa di possesso della carne e della pelle da parte dello spirito puro per facilitarne il suo movimento. Ma questo suggerisce anche un secondo contro-movimento: la fisicità dei corpi e degli strumenti che si sfocano in un luccichio di note, toni, ritmi – di spirito.

fotoluxinterna4Come ci si sente, oggigiorno a suonare questa musica speciale che non è certamente concepita per le masse? Ricevete sufficiente riscontro dal pubblico? (Photo: Andy Lehmann)
Kathryn
: Devo dire che il riscontro per il nuovo album è stato assolutamente positivo. E’ stato un immenso piacere ricevere lettere dai fans in giro per il mondo, che esprimevano il loro apprezzamento per il nostro lavoro, condividendo con noi i pensieri e le immagini che l’album fa loro evocare. In generale sembra che il nostro pubblico apprezzi il fatto che il nostro lavoro non si incastri perfettamente in un genere. Anche se sentono tracce di una ispirazione, nulla è comunque simile a ciò che hanno sentito prima.

Joshua: Come ha detto  Kathryn, è stato bello avere quel feedback. Significa molto per noi quando la gente si mette in contatto, facendoci sapere che la nostra musica significa qualcosa per loro.

Ci sono un sacco di strumenti nella vostra musica. Come fate a portarli tutti sul palco? Deve essere certamente uno show mistico.
Kathryn: Il nostro spettacolo dal vivo è diventato più complesso negli ultimi anni. Siamo circa 5 o 6 persone sul palco, e si, il suono è potente.

Joshua: Le canzoni cambiano nella loro interpretazione dal vivo. Quello che perdiamo -per esempio devo fare sia banjo che chitarra acustica con una chitarra elettrica- credo lo recuperiamo in espressività. Quando suoniamo musica, parte del nostro obiettivo è uscire da noi stessi, uscire dalla nostra coscienza quotidiana. Questo avviene nella maggior parte dei nostri concerti, penso. Quello che trovo più interessante è quando la musica sembra venire da sola. Sotto questa luce, lasciamo molto spazio all’ispirazione momentanea e all’improvvisazione. E’ così appagante, per me, suonare con gente così talentuosa, in grado di mantenere la forma dentro questo caos di espressione. Una delle cose più belle del suonare dal vivo con l’attuale formazione dei Lux Interna, che include oltre a me e Kathryn, Kris Force (il genio dietro al progetto brillante ed inimitabile Amber Asylum) e Adam Collins-Torruella (proprietario della visionaria etichetta Pesanta Urfolk), è che abbiamo una forte connessione l’uno con l’altro, tanto che possiamo improvvisare al momento, e comunque quando lo spirito del gruppo ci guida a farlo. Infatti una delle cose più importanti per noi è che i nostri concerti non seguono proprio un copione. Vogliamo essere (spero piacevolmente) sorpresi alla fine dello spettacolo…

fotoluxinterna1Parlando di concerti. Cosa riserva il futuro? Qualche idea di tornare in Europa? Italia? (Photo: labilis photography)
Kathryn: Joshua ed io siamo appena tornati in California dopo un anno in Germania, e devo dire che sono proprio felice di avere di nuovo i ragazzi della band qui vicino. Abbiamo un sacco di nuovo materiale, pertanto abbiamo in programma di lavorare assieme e registrare nei prossimi mesi. Stiamo anche pianificando i nostri concerti per il 2014, e si, c’è proprio l’idea di suonare in Europa di nuovo in un futuro non lontano. Abbiamo un sacco di fans grandiosi in Italia, e ci piacerebbe debuttare dal vivo in Italia il prossimo anno. Incrocio le dita.

Joshua: Se hai dei contatti… portaci in Italia! Sarebbe fantastico suonare li…

OK, grazie per il vostro tempo, per favore chiudete questa intervista come preferite, dicendo qualcosa ai lettori di METALHEAD.IT.

Kathryn: Grazie infinite per l’opportunità di paralre con te, Luca. Lo apprezziamo davvero.

Joshua: Si, grazie, abbi cura di te!

(Luca Zakk)

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