fotomartiria2MetalHead e i Martiria hanno già incrociato le proprie strade per “On the Way back”, il quarto disco della formazione capitolina, ed è quindi naturale che i due si incontrino ancora per il nuovissimo “Roma SPQR”… di nuovo il leader Andy Menario e il paroliere Marco Capelli si prestano alle nostre domande a 360°, facendo addirittura qualche anticipazione sui prossimi lavori. Buona lettura.

Ciao ragazzi, non è passato troppo tempo dalla nostra ultima intervista, ma di cose ne sono successe molte e quindi trovo doveroso contattarvi ancora. Anzitutto potete finalmente presentarmi il nuovo singer!
Andy: Ciao Renato, la scelta del nuovo singer è stata doverosa, dopo un momento riflessivo che ci spingeva sempre più in una direzione live… volevamo assolutamente avere l’opportunità di presentare la nostra band anche in sede live e con Rick per ovvi motivi era molto difficile che ciò avvenisse. Cosi dopo diversi provini e audio-audizioni ascoltate ci è sembrato giusto proporre a Freddy la cosa. Con lui ci conosciamo da diversi anni, era da un po’ fermo musicalmente parlando, ma una volta accettata la proposta si è messo subito a lavoro alla grande. Quel che ci ha fatto preferire Freddy a molte altre voci è stata la sua particolare timbrica, riconoscibile e non omologata a certi clichèes metal ormai triti e ritriti.

E poi abbiamo questo splendido nuovo album di cui parlare… nella mia recensione lo classifico senza dubbio come l’apice della vostra carriera assieme a “The Age of the Return”. Come mai l’idea di un concept sulle glorie di Roma?
Andy: Era da tempo che lo avevamo in mente, e ci sembrava giusto affrontare questo tema in questo momento di cambiamento della band, della serie: o la va o la spacca!

Marco: Devo dire che avevo qualche dubbio, anche più di ‘qualche’, in realtà. Il tema, oltre ad essere vastissimo, mi pareva anche insidioso e, soprattutto, inflazionato. Dopo duemila anni di rielaborazioni, mi sembrava impossibile trovare un punto di vista originale per raccontare quello che già era stato raccontato mille volte, da Virgilio a Shakespeare, da Henry Purcell a Kubrick. Ed invece… ci siamo riusciti. E lo abbiamo fatto in pure Martiria style!

È dura scegliere, ma direi che “Callistus Wake” e “Ides of March” sono i miei brani preferiti. Ne discutiamo più approfonditamente?
Andy: Certo, ‘Callistus Wake’ è stato il primo brano che ho scritto per questo album, lo trovo molto in linea con lo stile Martiria, strutture diverse mescolate a cambi di tempo e atmosfere, devo dire che inizialmente non pensavo a questo brano come brano di apertura di un disco, ma alla fine delle registrazioni ascoltato il mixing mi ha convinto pienamente, ne ho parlato agli altri ed eccolo qui come primo pezzo. Per ‘Ides of March’, la cosa è andata diversamente, avevo alcuni giri di accordi di un brano che avevo scritto da tempo che però non mi convinceva a pieno, cosi dopo diverse prove e tanto lavoro, ho partorito una linea melodica interessante che poi si è evoluta con la parte dei cori finale, lo reputo un pezzo di grande atmosfera.

Marco: Dal punto di vista dei testi, la musica di ‘Callistus Wake’ mi ricordava un gioco di scatole cinesi, una claustrofobica successione di ambienti sotterranei, sempre più oscuri, sempre più angusti, un dedalo che sprofondava negli abissi della terra. Una catacomba, appunto, congelata nel silenzio della morte e vegliata, in eterno, dal diacono Callisto che si prende cura dei suoi ospiti silenziosi fino al giorno del giudizio universale.

Altro discorso per ‘Ides of March’, la morte di Cesare è uno di quei momenti che cambiano il corso della storia. Ho cercato di ruotare la telecamera per inquadrare l’uomo nascosto sotto la corona. Il vecchio soldato, stanco e consumato, che tutto ha visto e tutto ha già fatto. C’è molta malinconia in questa canzone, ma nessuna tristezza, è quasi un inno stoico all’accettazione dell’inevitabile.

Come mai la scelta di inserire (nel booklet e nel disco stesso) un discreto numero di parti in latino? Non avete paura che possano appesantire l’insieme?
Andy: Erano assolutamente necessarie per rendere il disco ‘importante’ come lo riteniamo, altrimenti non sarebbe stato un disco dei Martiria!

Marco: Alla fine non è il significato che conta, ma la musicalità. E poche lingue sono musicali come il latino. E poi ci piaceva mescolare stili e linguaggi, come a dire: noi siamo questo, un distillato di tutto ciò che ci ha preceduto. La storia è qualcosa di vivo, attuale, eterno perché, se anche gli uomini scompaiono nel nulla, le loro parole, i loro sogni, le loro azioni sopravvivono.

C’è stato un vero e proprio studio, da parte vostra, di alcune tematiche della storia romana o dei suoi personaggi? A proposito, da professore di storia e filosofia vi dico che anche Pompeo e le sue tragiche vicende si sarebbero prestati bene a un brano in puro Martiria style!
Andy: Ahahahhahha!!… Ok qui l’argomento di fa serio, lascio la parola a Marco…

Marco: Eh no, così no. Mi sento sotto esame! Comunque, anche il povero (si fa per dire) Pompeo è stato considerato… ma le Guerre Civili mi sono sembrate un tema troppo vasto da condensare in una canzone. Certo, però, che un Cesare che distoglie lo sguardo dalla testa mozzata di Pompeo e poi scoppia in lacrime tenendo in mano l’anello col sigillo dell’amico/nemico… E’ davvero una scena colma di epos, poi, da lì, potrebbe partire un lungo flashback. Non è affatto detto che non ne riparliamo, prima o poi!

Come si sono svolte le registrazioni? Vedo che una parte del lavoro si è svolta anche dalle mie parti, per la precisione ad Avellino…
Andy: Diciamo che abbiamo la fortuna più o meno tutti di avere l’opportunità di lavorare ognuno nel proprio studio, in particolare Umberto che è di Avellino ed ha tutto il suo drum set in uno studio lì, quindi ha voluto utilizzare quello per le registrazioni.

E quanto ai rapporti con Rick Anderson? Pare che il suo ritorno nei Warlord sia ormai ufficiale… siete rimasti in contatto?
Andy: Assolutamente si, e da grande fan dei Warlord, non vedo l’ora che esca il nuovo lavoro, a detta di Rick ci sono dei brani stratosferici… Il suo ritorno nei Warlord me lo auspicavo, è un grande singer e finalmente rendere merito alla sua voce nella sua band originaria credo sia una grande soddisfazione per lui e gli altri della band.

Come è andato il release party dello scorso 28 ottobre? I fans romani hanno risposto al vostro appello? Sono in programma altre date imminenti?
Andy: La release party è andata alla grande, la location si prestava molto ad un certo tipo di spettacolo che abbiamo cercato di studiare nei minimi dettagli. Il pubblico ha partecipato, ma il pubblico non è mai abbastanza! Anche quando la sala è piena.

Prossimi appuntamenti, di nuovo a Roma il 9 dicembre in compagnia dei GRAAL e dei TARCHON FIST… ed in via di definizione altre date… vi rimando al nostro sito per eventuali aggiornamenti.

Ormai giunti al quinto album e (contando anche gli inizi) a 25 anni di attività, cosa chiedete adesso alla vostra carriera? Vi sembra oggi che la band, a livello europeo, veda riconosciuto il proprio status di paladina del metallo epico?
Andy: Purtroppo no. Noi ce la mettiamo tutta per produrre materiale di rilievo, ma c’è da considerare che ci sono una vastità di proposte, chissà, forse anche migliori della nostra. Certo l’obiettivo, adesso, è puntare ad aumentare quanto più possibile la visibilità, sperando di fare finalmente il grande passo… non aggiungo altro.

Marco: In realtà, con questo ultimo album abbiamo raccolto davvero molti consensi, anche da parte di veri e propri mostri sacri del metal. Certo, ci piacerebbe davvero intensificare l’attività live, ma – al di là delle difficoltà oggettive in un settore, volenti o nolenti, messo in ginocchio dagli scaricamenti abusivi – credo che concentreremo tutte le nostre energie nella preparazione del nuovo CD.
Perché, anteprima in esclusiva, siamo già al lavoro e presto torneremo in sala di registrazione dove ci attende un batterista d’eccezione! E sto parlando di… che dici, posso dirlo Andy?

Andy: …No, Marco, ancora no!

La conclusione spetta naturalmente a voi. Grazie per il vostro tempo e per la chiacchierata con MetalHead!
Marco: Questa cosa della conclusione mi mette sempre un po’ di ansia. Mi limito quindi ad un saluto a tutti i lettori di Metalhead!

Andy: Grazie Renato per lo spazio che ci avete ancora una volta concesso, mi auguro vivamente che la scena metal italiana possa incrementare la visibilità all’estero, e che si possano finalmente ritrovare qui Italia locali pieni di metalheads pronti a sostenere la scena! Metal rules!

 

(Renato de Filippis)

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