fotomartyrl2Tra le tante cose che fa Martyr Lucifer (Hortus Animae, Space Mirrors ecc.) c’è anche il suo progetto solista, iniziato ottimamente nel 2011 con “Farewell to Graveland” e proseguito in questa estate appena terminata con tre EP raccolti insieme sotto il nome di “Martyr Lucifer’s Shards”. L’artista con questa nuova pubblicazione ha nettamente ampliato il proprio raggio d’azione, abitualmente mai confinato e parsimonioso, in fatto di creatività.

La domanda è scontata ma dovuta: perché tre EP ma racchiusi in un’unica pubblicazione?
Beh direi che la domanda è lecita, infatti. L’idea iniziale era appunto di far uscire 3 EP separati, anche perché ognuno è caratterizzato da atmosfere differenti. Poi col passare del tempo c’ho rimuginato su, sai come siamo noi artisti… Volubili, imprevedibili, spesso al limite del borderline ahah. E ho pensato che fosse meglio racchiudere il tutto in un pacchetto unico, in questo modo vado ad aggiungere alla fine un nuovo album alla mia discografia e i fan non devono spendere i soldi tre volte. Quindi ecco “Martyr Lucifer’s Shards”.

Nella recensione ho provato a descrivere le tue diverse “anime” che si sentono nei pezzi. L’impressione è che tu abbia deciso che un EP suonasse in modo, uno in un altro e l’altro ancora in modo diverso. Non parlo di scelte, ma di direzioni musicali, di sensibilità musicale…
Si, esatto. Ma più che altro perché ho sentito il bisogno di analizzare più approfonditamente alcuni aspetti che caratterizzano il mio sound come solista. Quindi diciamo che tali elementi li trovi anche nel mio debut “Farewell to Graveland” però miscelati agli altri. Qui li ho voluto espandere e a ciascun aspetto ho voluto dedicare un EP. Quindi in “Shard One” trovi gli elementi più gotici e dark, in “Shard Two” rivelo un mio lato più intimo, attraverso delicati brani acustici, mentre in “Shard Three” mi esprimo attraverso un sound più rock, tagliente e sanguigno.

Come stanno andando i riscontri? Hai trovato opinioni inaspettate o qualcosa del quale ti ha sorpreso?
Il disco è appena uscito, stanno arrivando le prime recensioni e quindi è presto per fare bilanci. Però finora ho avuto modo di constatare che l’album sta ottenendo ottimi riscontri e la formula della compilation di EP sembra essere piaciuta e considerata originale. Quindi mi ritengo molto soddisfatto. In programma, dopo il secondo album ufficiale di inediti, ci sono altri EP, ma non so ancora in che modo deciderò di farli uscire. Però diciamo che avendo tentato questo esperimento, è anche possibile che verranno racchiusi in un “Shards Vol. II”, chissà.

In “Shards” ci sono dei musicisti che hanno collaborato con te e qualcuno non per la prima volta. Ti chiedo quale genere di contributo ti hanno dato, cioè hanno semplicemente realizzato le loro rispettive parti oppure sono state coinvolte nel componimento dei brani e in che misura?
No, l’aspetto del songwriting e degli arrangiamenti principali è tutto a mio carico. Però devo dire che quando scelgo un musicista per collaborare ad una mia registrazione, lo faccio in virtù della stima che nutro nei suoi confronti a livello musicale ma non solo, quindi diciamo che do una specie di carta bianca poi per quanto riguarda gli arrangiamenti del proprio strumento.

Quale bilancio puoi tracciare dell’album “Farewell to Graveland”, il tuo precedente lavoro? Ti ha dato le giuste soddisfazioni?
Oh si molte soddisfazioni, l’album è stato accolto molto positivamente da pubblico e critica. Per non parlare delle soddisfazioni legate all’aver collaborato con musicisti che stimo molto, ricollegandomi anche alla domanda precedente. Quindi il bilancio è ottimo.

Space Mirrors, Hortus Animae, Opposite Sides e via dicendo, sei un autore a 360°, affronti diversi generi e mi chiedo se Martyr Lucifer sia un’artista con tanta inventiva o è ambizioso e ama le sfide e il lavoro.
Ahah beh, direi tutte e due! Non mi tiro indietro quando arriva una sfida, anzi, è per me occasione di provare ad osare ancora di più. Quando mi è stato proposto di lavorare con Opposite Sides ho accettato con entusiasmo, all’epoca la mia unica band era Hortus Animae e quindi prestare la voce ad un progetto death-metalleggiante, passami il termine, era per me molto stimolante. Stesso discorso per Space Mirrors, quando Alisa mi ha contattato la prima volta devo ammettere che io non  sapessi neanche cosa fosse lo space rock, quindi la sfida era doppia, ed ora album dopo album mi sento sempre più coinvolto nel progetto, tant’è che ho anche cominciato a scrivere delle musiche per esso. E per quanto riguarda l’inventiva, beh, non sta a me dirlo! Però mi piace cimentarmi in cose diverse, sempre stimolanti, anche il materiale che scrivo è multi-sfaccettato, e dal 2009 ad oggi ho scritto tantissimo materiale, brani anche molto diversi fra loro, che poi ho avuto modo di collocare fra il mio progetto solista, Space Mirrors e Hortus Animae, in base al feeling che un brano sprigionava.

Alcune tue  collaborazioni avvengono a distanza. Ti trovi bene in questo ruolo oppure vorresti avere una band stabile e quindi un metodo di lavoro classico, abituale?
Mah all’inizio mi preoccupava un po’ come cosa, prima di incidere “Farewell to Graveland” ero abituato alla sala prove, ai continui confronti con i colleghi musicisti per arrivare ad un determinato risultato finale. Poi dopo aver finito di scrivere il disco ed aver scelto i musicisti coi quali collaborare, ho dovuto affrontare il fatto che le collaborazioni a distanza fossero una necessità che non potevo evitare. Ma è filato tutto liscio come l’olio, come si suol dire. E quindi a cuor leggero ho ripetuto l’esperimento anche negli EP successivi e con grande successo. E alla fine, anche il processo compositivo del nuovo Hortus Animae è andato nello stesso modo, seppure noi viviamo tutti nella stessa città, a parte Grom che vive in California. Ed anche con Hortus ci siamo trovati bene, abbiamo aggirato le difficoltà che per 7 anni ci hanno impedito di ritrovarci per scrivere nuova musica assieme e così siamo andati avanti a suon di file sharing, confronti via email, ecc.

Le foto di “Shards” sono giocate su dei particolari. Abiti e scene retrò con oggetti moderni che spuntano inaspettati. Come sono state ideate queste foto?
Sono sempre stato affascinato dagli anacronismi e dai misteri ad essi correlati. Quindi mi è sembrato interessante proporre un immaginario del genere. Ma non vorrei svelare troppo, in quanto preferisco lasciare quelle immagini alle interpretazioni di coloro che tengono il disco fra le loro mani, sai, mi sono già pervenute diverse opinioni e chiavi di lettura esterne alle mie, devo dire anche abbastanza diverse fra loro ed alcune anche piuttosto inaspettate! E mi piace molto quando questo succede.

Gli Hortus Animae pubblicheranno “Secular Music”. Anticipazioni, novità, qualche confidenza?
Proprio in questi giorni stiamo ascoltando una prima versione del mix/master di “Secular Music”, questo disco suona in maniera veramente impressionante grazie all’ennesima eccellente produzione di Simone Mularoni presso il suo Domination Studio. Per quanto riguarda l’aspetto musicale, penso di poterti rivelare che l’album suona Hortus al 100% ma che non ricalca affatto i passi dei dischi precedenti, ci sono tante novità, credo siamo riusciti ad aggiornare il nostro sound, incorporando nuovi elementi ma senza snaturare lo spirito della creatura Hortus Animae, insomma, sai quando si dice “expect the unexpected”… Questa volta è proprio il caso di dirlo. Mi stavo giusto scambiando ieri qualche mail con Grom, dove lui mi diceva che la gente sarà probabilmente shockata da questo disco. Cioè, il rischio era grosso, potevamo fare un disco come “The Blow of Furious Winds” e probabilmente sarebbe piaciuto, però saremmo stati tacciati di ripetitività di sicuro… E a noi questo non piace! Perché non avremmo fatto nessun passo avanti. Quello di diventare più gotici è alla fine quello che fanno tutte le band tipo H.A. e che sono in aria di cambiamento, e probabilmente i fan si aspettano un qualcosa del genere. Beh, su sto disco in sostanza manteniamo molte delle nostre caratteristiche del passato, ne aggiungiamo parecchie di nuove ed il tutto è estremizzato, in questo caso si può proprio dire che le parti prog sono più propriamente prog, le parti melodiche sono più melodiche e le parti estreme sono un po’ più estreme, ecc. Forse mi sono anche sbilanciato troppo!

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Grazie a te per l’interessante intervista. Invito tutti i lettori a dare una chance a Shards e ai suoi anacronismi!

https://www.facebook.com/MartyrLucifer

(Alberto Vitale)

Recensione