fotonerocapraLa musica dei Nerocapra affonda le proprie radici nel death e nel black metal prima maniera. Un sound oscuro, anche per via della registrazione, e dei pezzi diretti ed essenziali. I testi sono analisi o dichiarazioni di quello che è l’essere umano, cantati in italiano e inglese. Sono questi alcuni dei tratti salienti della band, ma con Mirco Rizzi, voce e chitarra, che risponde alle domande, con il supporto di Beppe, batterista, approfondiamo ulteriormente il discorso Nerocapra.

Cominciamo con cose più “leggere”. Penso che già vi avranno fatto i complimenti per il nome della band. Decisamente oscuro, torbido e suggestivo, oltre ad essere in italiano. C’è una scelta precisa dietro a questo nome? Inoltre anche il logo è artisticamente interessante.
Mirco: Il nome, per me, raccoglie in parte le realtà e le credenze che noi tutti “occidentali” (coscienti o no) ci portiamo dietro… ricordo quando Dne me ne ha parlato mi è subito piaciuto, era quello che stavamo cercando.

Prima di “Vox Inferi” avete realizzato qualcosa e sempre nello stesso discorso musicale? So che avete fatto un demo.
Mirco: Nerocapra è attualmente, per me, il progetto musicale a cui tengo di più. Ho e ho avuto altri progetti grazie ai quali, negli anni, son riuscito a far uscire diverse produzioni (Ashtool, Daniele Brusaschetto, All Scars Orchestra, Ich Niente ecc.) musicalmente apparentemente diverse, per uso di altre sonorità non prettamente “Metal”, ma concettualmente molto simili. Grazie a questi ho potuto vedere e conoscere diverse scene musicali, suonare in Europa e oltreoceano, conoscendo anche molti validi musicisti. Nerocapra è, comunque, il progetto musicale principe per me per sfogarsi. Anche B e Dne, hanno avuto e continuano ad avere altri progetti musicali e relative produzioni,concerti eecc.. Il demo è del 2009, all’epoca nella formazione c’era un altro batterista che ci ha “traghettato” come disse egli stesso verso la registrazione del disco con B.

“Vox Inferi” ha un sound che riprende le prime forme sia del black che del death metal e mi ha ricordato l’atmosfera dei primi album di diverse band, alle quali sono legato e mi hanno avvicinato al metal estremo (nero o morto che sia!). Voi anche avete qualche particolare legame con qualche band, dal punto di vista formativo? Insomma, come nasce questo stile che è sia underground che old style? Tra l’altro devo dire anche che alcuni riff e scale potrei definirle un vostro marchio di fabbrica, visto che si sentono per tutto l’album.
Mirco: Molte produzioni metal/death degli anni ’80/90 sono ancora le mie scelte d’ascolto preferito… già in quegli anni suonavo thrash metal con una band di Torino (i Blackened) e già all’epoca avrei suonato cose più dirette. Poi la vita mi ha portato a conoscere altre forme musicali “violente” e negli ultimi anni ci son ritornato a suonarle, insomma un cerchio. Ho 38 anni, ero adolescente in quegli anni…
Beppe: Sono cresciuto ascoltando e suonando metal ed hardcore, poi ho provato tanti altri stili e generi che comunicavano sentimenti molto diversi tra loro. Tornare al metal con una visione e una prospettiva matura e vissuta ci ha aiutato a scavare più accuratamente tra le ossa come i cani, per trovare il nostro lato più primordiale.

Il suono degli strumenti mi ha subito catturato. Innanzitutto quello della batteria. Vorrei che il 60% degli album lo avessero così: corposo, pieno. Avete deciso che dovesse essere esattamente così? Anche chitarre e basso sono ai giusti livelli, soprattutto il secondo non mi sembra sepolto dal resto.
Mirco: “Vox” è stato registrato, mixato e masterizzato da me e Dne nel mio personale studio. Il tutto doveva essere diretto e crudo… la batteria così corposa, con le chitarre, va a “sopperire” al fatto che non è stata registrata alcuna traccia di basso. L’intenzione è stata raggiunta e ci piace come suona.
Beppe : Ma il basso non c’è! Nella nostra musica cerchiamo la verità, l’odore del marcio e del letame; i suoni sono naturali, non pompati, ripuliti e lucidati. Cerchiamo la natura e perciò l’imperfezione, non la perfezione. La batteria non è triggherata, ci sono le dinamiche… e la cosa più importante non sono i suoni ma il FEELING!

Canzoni cantate in inglese e italiano e addirittura unendo le due lingue. Come è nata l’idea proprio di questa soluzione?
Mirco: Naturalmente… alcune cose ci viene naturale esprimerle in un modo altre in un altro, poi può dipendere dalla metrica oppure dalle sonorità oppure semplicemente perché quel pensiero è nato così. I nuovi brani seguiranno la stessa impronta.

Sarà banale dire che il soggetto dei testi è l’uomo. Tutto nasce dalle sue azioni, vizi, paure, fissazioni e mi sembra che ogni canzone parta da un soggetto o tipologia di situazione comportamentale. Penso a “Boot On You”, “Mezzouomo”, “Epikick” e non di meno a “Gabbia di Contenzione” o “Il Sole in Terra”. Testi in cui c’è l’azione del singolo o quelle di un sistema, un’elite.
Mirco: Sicuramente parliamo dell’uomo, di quello che crede di sapere e su tutte le “crepe” che fa questo discorso…

Con la FOAD Records avete anche un supporto promozionale all’estero? Avete riscontri fuori dall’Italia?
Mirco: Alcune copie son state mandate a livello promozionale all’estero, il lavoro è anche piaciuto ma non abbiamo avuto particolari feedback…

Cosa mirate di fare dopo aver pubblicato “Vox Inferi”?
Mirco: attualmente Dne non suona più con Nerocapra, stiamo provando con un nuovo chitarrista/cantante il materiale per il nuovo album… e soprattutto l’amalgama giusta per poter mantenere in vita il progetto.

Mille grazie per l’intervista e, di nuovo, ottimo album. Rivolgiti pure ai lettori.
Mirco: Grazie Alberto per l’attenzione e per il supporto, buona continuazione con Metalhead.it! E per tutti quelli a cui piace la musica e il “Metal”, dico che è fondamentale mantenere viva la possibilità che la musica possa essere ascoltata dal vivo cercando di andare ai concerti, di supportare la scena locale e non, cercandone il contatto diretto… ciao a tutti e buona musica!

 

(Alberto Vitale)

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