fotounconventionaldHo ascoltato e riascoltato “Flood to Euthanasia” degli Unconventional Disruption e alla fine l’ho inquadrato come un tentativo di estremizzare le regole del metal. Essere estremi e riuscire a tracciare dei confini entro i quali costruire un proprio sound, questa è la via scelta da una band che nonostante tutto si dimostra e si dichiara spontanea nel come concepisce la propria musica. Lo svelano le parole di Max e Gory (chitarra e voce), due musicisti disponibili a parlare e dare un’idea di ciò che sono gli UD.

A quanto pare “Flood to Euthanasia” è stato ben accolto un po’ ovunque. Prima di ricevere riscontri così positivi che opinione avevate del vostro lavoro?
Max: E’ stato un parto lungo e doloroso, proprio perché le nostre aspettative erano alte, così come la volontà di crescere e progredire. Siamo stati molto esigenti con noi stessi, e anche con chi ha collaborato alla realizzazione di registrazione, mixaggio, produzione, mastering, artwork e via dicendo. Di conseguenza, eravamo e siamo convinti che questo prodotto è il massimo che noi potessimo dare al pubblico in questo momento.
Gory: Alcuni pezzi scritti in “Flood To Euthanasia” sono risalenti addirittura al 2009/2010. Quindi è facile capire quanto l’uscita di questo disco, fosse per noi importante e agognata. La nostra evoluzione è stata naturale e in continua progressione. Sentire che questo è stata apprezzato e sottolineato anche dalla critica, mi fa piacere.

L’album esce per Memorial Records un’etichetta ideale per questo genere di cose. Nel comunicato che annunciava la firma si leggeva, in relazione a “Flood to Euthanasia” che “è un album sofferto e travagliato, frutto di anni di sperimentazioni e influenzato oltre che da molteplici fattori musicali anche da molte vicissitudini personali intercorse all’interno del gruppo”, ti chiedo se l’aver trovato un’etichetta di questo tipo e disposta a credere nei vostri sacrifici, sia stato salutare oppure avevate altre ambizioni?
Max: siamo coscienti di essere un gruppo estremo, che compone e suona musica estrema, volta all’interesse di una fascia di ascoltatori ben definita. Di conseguenza siamo coscienti di essere un prodotto parzialmente “di nicchia”. Ciò non toglie che riteniamo la situazione odierna come un trampolino di lancio verso un mercato più ampio, decisamente teso oltre i confini nazionali, che ben poco hanno da offrire, sia in termini di opportunità dal punto di vista live, che di estimatori del genere.
Gory: Memorial Records è un’etichetta giovane, ma gestita da persone che sanno perfettamente quello che fanno. I gruppi del rooster sono tutti – o quasi – improntati sulla sperimentazione del metal,in tutte le sue forme. Quindi far parte di un progetto cosi  ambizioso, è cosa a noi gradita.

Leggevo ieri una recensione francese dell’album e notavo come l’autore sottolineava la vostra voglia di mischiare e fondere più componenti di stile. Anche io ho fatto la stessa cosa, ma cosa è per voi lo stile? Il vostro. E’ la conseguenza spontanea delle vostre idee oppure è il risultato di un’operazione ragionata? Insomma, in una musica così volubile quanto di improvvisato o istintivo c’è?
Max: Ti rispondo spiegandoti come componiamo i pezzi. Io mi occupo della musica, componendo riff di chitarre, basso e dando una traccia di batteria, che poi viene ri-arrangiata dal batterista. Poi Gory, che ormai conosco da 8 anni e di cui ho ben presenti stile e capacità, si occupa di metterci sopra le metriche. Ti posso garantire che in 8 anni, sia forse capitato solo una volta di dover cambiare qualche riff, ma di solito il prodotto viene fuori perfettamente amalgamato al primo colpo. Io scrivo quello che ascolto, apprezzo e sostanzialmente sono! Non mi sono mai messo a tavolino con gli altri per dire: ok, che canzone scriviamo adesso? Non sarei mai in grado di scrivere pezzi su commissione…

Che concetto c’è dietro la copertina, cosa vuole trasmettere?
Gory: La copertina trasmette appieno i concetti dell’intero album e della (rabbia) musica al suo interno. La grafica è composta da simboli, che messi insieme formano un  messaggio poliedrico finale: una schiera di automi disposti in fila, nudi e indifesi. Feriti e in stato neuro vegetativo. Alle loro spalle un’onda anomala, che sta travolgendo e sommergendo ogni cosa che gli ostacoli il cammino. Davanti a tutto questo, fermo a guardare, un altro automa. Un prescelto, distinto da un segno (la croce), che gli dona cognizione di causa, rendendolo leader dell’intera massa o idolo di fronte ad una situazione simile. Questo è quello che si percepisce “superficialmente”. Dato che, nascosto alle sue spalle, si cela una zecca. Un parassita debole quanto infimo. Che comanda, sfrutta e si protegge a discapito di tutti. Pronto a immolare ogni cosa,a costo della sua salvezza.

Una volta ho letto un’intervista a Tomas Haake dei Meshuggah, il quale diceva che se una band fa musica “strana” è difficile da promuovere per etichette, agenzie e tutto il resto. Questo concetto valeva anche per la sua band. Il metal in Italia tira solo per i nomi grossi, per il resto ci si arrangia. Il vostro sound “strano” è un limite oppure ha uno sbocco per essere proposto?
Max: Ti posso dare solo un tipo di feedback: organizzare un live per gruppi come il nostro è pressoché un’impresa impossibile, ma le volte che si riesce a fare, se le band che vengono aggregate sono tutte compatibili, gli ascoltatori che ci troviamo davanti ci ripagano sempre di tutti gli sforzi e delle difficoltà che incontriamo nel cercare di portare avanti il nostro discorso musicale.
Gory: Tomas Haake… Ha fottutamente ragione. In Italia il nostro sound non ha una fascia ben distinta di ascoltatori. Essendoci pochi sbocchi, e non solo, proporre la nostra musica è davvero difficile. Ovviamente noi cerchiamo di fare e dare il massimo per poterci esprimere sotto ogni punto di vista.

L’album d’esordio è stato pubblicato e immagino che siate ancora in fase di promozione. Questa intervista è un esempio. Cosa farete adesso, cosa state organizzando?
Max: Gli Unconventional Disruption sono una band nata per esprimere il massimo delle proprie potenzialità dal vivo, pertanto consci dei limiti imposti dal nostro genere, noi in questo momento vogliamo avere l’opportunità di suonare il più possibile, in modo da poter offrire a chi apprezza la nostra musica il miglior modo per poterci ascoltare, che non è su disco!

Grazie per l’intervista e ancora complimenti per l’album. Lasciate un messaggio ai lettori.
Max: Indipendentemente dal tipo di musica che vi piaccia ascoltare, fate un piacere a voi stessi, lasciate per un attimo l’iPod nel cassetto, sconnettetevi da Facebook e spegnete il PC, uscite di casa e andate ad ascoltare della musica dal vivo, soprattutto se avete l’occasione di poter apprezzare una band emergente del vostro paese. La musica è sicuramente bella per chi la crea e la suona, ma esiste essenzialmente per chi la ascolta!
Gory: Ringrazio te e tutti i lettori che si sono soffermati a leggere l’intervista. Vi lascio con una citazione di Siro: La pazienza messa troppe volte alla prova ,diventa rabbia.”
Quindi: STAY INSANE!

(Alberto Vitale)

Recensione