Seguo con entusiasmo i romani L’Ira del Baccano da tanto tempo, da sempre, avendo curato la recensione di praticamente tutti i loro lavori (qui, qui e qui), motivo per il quale non ho perso l’occasione di andarli a vedere nella prima data di questo mini tour che li avrebbe portati in giro per i paesi germanici partecipando a fest psichedelici e stoner, dopo due date di riscaldamento in Italia.

Nonostante la relativa breve distanza non conoscevo la venue, l’Altroquando, un pub/ristorante disperso nella campagna veneta, una location munita di una bella saletta con un palco sul quale si esibiscono diversi artisti appartenenti a svariati generi, suggerendo un palese amore per l’arte da parte dei gestori.

Colpo di fulmine: al mio arrivo è subito magia e mi innamoro all’istante del locale. Non solo la scelta delle birre è vasta e molto ricercata, ma l’impianto audio della sala con i tavoli per le consumazioni diffondeva ad un volume poco sopra il sottofondo “Pitfalls”, l’ultimo stupefacente album dei norvegesi Leprous (recensione qui)! Niente playlist proveniente dai soliti servizi di streaming, playlist selezionate da algoritmi che ‘prevedono’ senza senso umano le preferenze degli ascoltatori, o le solite canzoni rock/pop/classic ‘accontenta tutti’ che ormai hanno ampiamente devastatato i genitali (di qualsiasi sesso). Riprodurre in un locale aperto al pubblico non settoriale un album di tale pregiata fattura e particolarità, conferma ulteriormente che Altroquando non è un posto comune, un posto qualsiasi: nemmeno le venues più prestigiose del nostro paese osano tanto. Dopotutto dando un’occhiata al programma concerti o, semplicemente, prendendo in esame il bill della serata, emerge con chiarezza che Altroquando è un vero ritrovo per artisti, per veri amanti dell’arte!

Nell’intimità del locale aprono i Muon. I supporter locali degli Ira… una band strana, coinvolgente, pesante ed aggressiva. Stoner psichedelico curato, ricercato, teatrale concepito da gente con look tra il metal e l’hippie, con un frontman esule da qualche sultanato caduto nella perdizione degli inferi: un’essenza tantrica che si devasta dentro il sound plumbeo e oppressivo… quasi una versione stoner dei Mayhem!

L’Ira del Baccano, invece, va oltre il concetto di pura arte. Non c’è una set list, per il semplice fatto che la set list è improvvisata tanto quanto i brani, i quali sono la definizione di improvvisazione stessa, sia dal vivo che nell’eternità di una registrazione su CD o vinile. Con pezzi mastodontici, con una dimostrazione di tecnica superiore, di fantasia senza limiti, tra crescendo e diminuendo impetuosi, effetti di scuola Hawkwind… i quattro musicisti si divertono, sorridono sempre… tra loro, a noi del pubblico… ai loro strumenti e pure ai suoni che ne fuoriescono.

L’Ira del Baccano trasuda il puro ed intenso piacere di suonare, quella energia arcaica ed arcana che permette all’essere umano di provare piacere con una sequenza più o meno complessa e ritmata di suoni. Sanno offrire un ulteriore e profondo significato alla tipica affermazione ‘vado a vedere un concerto’: un concerto? Della musica? La musica va ascoltata, mica guardata… e poi perché scomodarmi quando la posso ascoltare comodamente in salotto mentre fuoriesce dai solchi di un vinile? Dove sta l’inganno? La verità è che è proprio in occasione di un concerto che la dimensione visuale si accosta a quella sonora. Ci sono band teatrali, spettacolari, con scenografie imponenti ed impattanti. Poi ci sono bands come L’Ira del Baccano, la cui scenografia è rappresentata dall’erotica passione di ogni singolo membro della band nel suonare il proprio personalissimo strumento! Alessandro, Roberto, Sandro ed Ivan, inoltre, non si limitano a suonare quei loro strumenti: con essi danno vita ad un naturale e profondo rituale di corteggiamento, un amoreggiare che adorano mostrare al pubblico senza alcuna traccia di timidezza.

Tutti i musicisti della serata, sopra quel piccolo palco, hanno dato una lezione di umiltà ed infinita professionalità: nonostante l’esiguo pubblico pervenuto, loro hanno dimostrato che la musica è arte, è piacere, è una necessità primordiale: l’esecuzione di ogni brano è stata passionale, intensa, spirituale… intima, tanto che i brani non sono stati suonati per il pubblico, ma sono stati suonati perché tutti quei brani hanno bisogno essere suonati, hanno bisogno di scatenarsi nell’etere, nell’aria, hanno bisogno di essere inebriati, respirati, percepiti e non solo ascoltati, dando poi vita a nuove dimensioni, nuove percezioni, nuove prospettive mentali.

Perché l’unica verità è che quella sera all’Altroquando è successa una strana forma di magia: i Muon hanno distorto le percezioni, mentre L’Ira del Baccano hanno distorto la stessa realtà!

(Luca Zakk)