Trovo incredibile la potenza sonora, la tecnica e la personalità dei Nile di Karl Sanders, una band che dal vivo ho visto innumerevoli volte, una band che continua a sorprendermi!

Il nuovo appuntamento, il primo post pandemico, è per il tour a supporto dell’album “Vile Nilotic Rites” ormai uscito nel 2019, il quale vedeva una line up modificata rispetto al precedente lavoro. Ma da allora altri avvicendamenti sono occorsi attorno al mitico Karl: fortunatamente George Kollias rimane una costante, pochi esseri umani potrebbero suonare con la velocità, la tecnica e la fantasia richiesta dai brani dei Nile, ma l’altro chitarrista Brian Kingsland, presente nel disco, non è salito sul tour bus, dando spazio ad un sostituto di altissimo livello: Scott Eames, polistrumentista e vocalist estremo dei Nevalra e, più recentemente, dei leggendari Vital Remains! A completare il palcoscenico, la scelta del bassista nonché terza voce, è caduta su Julian David Guillen (Sapraemia, Absolver), il quale arrichisce una line up vincente, potente, aggressiva, dannatamente efficace e scenografica.

Scott Eames è promosso a pienissimi voti: non solo la sua voce estrema è tanto naturale quando capace di un ampio range, ma la sua tecnica alla chitarra è paragonabile solo a quella di Karl… con Scott che osa pure enfatizzare il suo playing, esibendosi con naturalezza mentre suona i riff contorti concepiti da Karl… il tutto con un’apparente delicatezza e tranquillità interiori eguagliati solamente dal costante benevolo sorriso di Mr. Sanders.

Julian David, nel frattempo, offre linee di basso granitiche, è dinamico sul palco e -quando serve- offre un growl possente, specialmente quando gli altri due sono impegnati in linee corali suggestive.

Foto: Monica Furiani Photography

Karl è sempre uguale: si diverte a suonare, si diverte a cantare, ama esibirsi ma con un certo senso di umiltà, quasi unico nel genere; senza contare che poi è sempre gentile, sempre disponibile con i tanti fans accorsi per la serata e, quando stava lasciando il palco, lungo la scala che porta al backstage del Revolver, non ho potuto non notare la soddisfazione nel suo volto sorridente! È fantastico percepire la gioia di questo quasi sessantenne nel suonare un genere musicale sicuramente molto lontano dai riflettori e dal business del main stream! Vediamo cosa ci riserverà per il prossimo anno, visto che si celebrerà il 30° anno di attività ininterrotta di questa band iconica, scandita da ben nove album in studio!

Foto: Monica Furiani Photography

Prima dei Nile, gli intramontabili Krisiun dal Brasile! Ancor più storici dei Nile (si formarono e debuttarono tre anni prima dei colleghi americani), con una line up unica nel suo genere, visto che i tre musicisti sono fratelli e presenza costante nella band fin dalla fondazione, nel 1990. Il loro concerto è pura violenza, come essi stessi non mancano mai di ricordare: se i Nile sono un esempio di tecnica e perversione stilistica, i brasiliani sono l’esempio assoluto dell’assalto frontale, del death metal privo di rispetto, privo di pietà, concepito per non prendere prigionieri.

Foto: Monica Furiani Photography

In apertura gli argentini In Element, tanto interessanti quanto fuori di testa dietro le loro maschere di cuoio, con il loro death/metalcore moderno, pungente, provocante arricchito da quei monologhi in lingua madre, quasi recitazione minacciosa affiancata alla violenza della musica. Band molto attiva, in circolazione da ormai vent’anni con cinque dischi pubblicati e, ahimè, nessuna etichetta che dia loro il meritato supporto.

Serata avvincente, carica di energia, con una affluenza degna di questa definizione.

Sapete, tra le altre cose, cosa mi sono divertito a fare? Prestare attenzione ai testi dei Nile.

È noto che dal vivo, specie nell’ambito della musica estrema, qualche parola viene saltata, qualche strofa viene semplificata (cosa che Dani Filth, per esempio, fa regolarmente).

Ma i Nile? Precisione totale. È preciso Karl, ed è ancor più preciso Scott… e questo con lyrics non certamente semplici, con ritornelli non ripetitivi, ed una farcitura di parole (nomi di luoghi, di divinità, di riti) di origine esotica!

A fine concerto mi trovo a meditare: non riesco ancora a capire se sono più perverso io nell’impegnarmi in questo karaoke mentale, o Karl Sanders nell’esigere la massima e totale perfezione anche dal vivo!

(Luca Zakk)