I primi giorni sono stati strani, carichi di tensione. Paura, forse, incertezza, tanta. Cosa succede e cosa ci succederà a tutti? Il confinamento inizia e l’uguale scansione delle giornate, per la maggior parte delle persone.
Metalhead.it continua il suo corso. Notizie, recensioni, articoli e i soliti contatti. I giorni passano e giungono in redazione i primi comunicati e avvisi di eventi live, rimandati, prima, cancellati, poi. In questo arco temporale si ha notizia di tutti, ci si accerta di parenti e amici che stiano bene e al sicuro. Intanto la redazione funziona, lavora e arrivano le mail di tutti: etichette, agenzie di stampa e di booking, di band, di musicisti, tecnici del suono, promoter e così via.
A confinamento ormai assorbito e dunque convivendoci, la mente ha dei sussulti, ricordandosi di cose e persone. Realizzo che qualcuno manca all’appello, uno è Trevor, la voce dei Sadist e colonna della Nadir Music. “Trevor, che fine ha fatto? È da un po’ che non lo sento!”, ho formulato questo pensiero almeno due volte, ma a Trevor non gli ho mai scritto.
Pochi giorni fa ecco una sua mail, la quale rispondeva a una mia notifica del 23 marzo. Roba vecchia e la cosa non mi convince.

Ecco lo scambio di mail che ne è nato:

«Ciao Trevor,
spero tutto bene da te, perché è da tanto che non ho tue notizie.»

«Ciao caro.
Sì mi sono ripreso ma ho contratto il virus, fortunatamente in forma abbastanza leggera, comunque una settimana all’ospedale me la sono fatta, giusto per non farmi mancare nulla ;-)
Trevor»

Resto a bocca aperta: «Mi spiace, ma mi rincuora che ne sei uscito.
Sarà stato sesto senso, ma era da un po’ che ho pensato a te, perché non mi sembrava normale non avere tue (e della Nadir) nuove.
Poi le cose passano e entrano e continuano a uscire dalla testa e il tempo è passato. Riguardati e spero che tutti quelli attorno a te stiano bene.
Metalhead.it è sempre a disposizione.»

«Ciao caro.
Grazie per le belle parole, fortunatamente non ho avuto problemi respiratori, solo febbre e un inizio lieve di polmonite. Anche in famiglia tutto bene :-)
Ti abbraccio forte, a presto.
Trevor»

Trevor ha evidentemente minimizzato e l’ho sospettato, ma non ho osato chiedere di più. Non ho idea dei sintomi, ma Trevor in un ospedale e con quello scenario che neppure in TV abbiamo visto, c’è stato. Lo racconta in prima persona di seguito.
Non è stato uno scherzo. Molti di noi, e meno male, abbiamo vissuto tutto rimanendo a casa, in quelle giornate sopra descritte. Altri invece ci sono entrati in questa faccenda.
Leggete e provate a mettervi al suo posto. Immaginate di salutare i vostri cari e di partire, senza sapere cosa accadrà.

«Ho aspettato tutto questo tempo perché ero terribilmente spaventato… Sì, spaventato da un nemico invisibile, capace di insidiarsi nel tuo corpo e nella tua mente. Il 10 Marzo ho accusato la prima febbre e per sei giorni ho dovuto convivere con attacchi febbrili, spossatezza e forti dolori in tutto il corpo, specie alla testa, che per alcuni giorni non mi hanno fatto dormire. Il 16 Marzo la situazione non era invariata e, insieme al mio medico curante, ho preso la decisione di chiamare il 112. Dopo alcuni minuti l’ambulanza era a casa mia, è stato triste andare via ma ero certo che in quel momento fosse per me e i miei cari la decisione più saggia. Sono arrivato al pronto soccorso di Genova di prima mattina, la sala d’attesa, i corridoi e le zone limitrofe erano piene di persone che presentavano i miei stessi sintomi. C’erano barelle e una gran confusione ovunque, anziani che urlavano e chiedevano aiuto… Credetemi, non è stato per nulla semplice e sarebbe stupido raccontarvi bugie o minimizzare le circostanze adesso. Ho avuto molta paura: non conoscere la malattia e non sapere dove ti stanno portando sono sensazioni terribili. Quel maledetto Lunedì 16 Marzo mi hanno fermato all’ospedale e ricoverato in osservazione, in attesa di ricevere l’esito dell’ormai famigerato tampone per il Coronavirus. Giornate interminabili ed angoscianti, rese meno pesanti solo dai modi gentili e dalla disponibilità di questi angeli da corsia, in questa triste circostanza travestiti da alieni. Non smetterò MAI di ringraziarli tutti: medici, infermieri, OSS e personale delle pulizie sono esseri umani che amano follemente il proprio lavoro, persone che si dedicano totalmente al prossimo e riescono a farlo sempre con il sorriso. In un paio di giorni, nonostante l’esito positivo al Covid19 e grazie alla terapia antivirale, la situazione è leggermente migliorata: la febbre era sparita insieme al forte mal di testa. Dopo otto giorni di ricovero sono tornato finalmente a casa, in famiglia, per ultimare la quarantena nella mia Rossiglione in Vallestura, ancora spaventato ma felice. Oggi il mio pensiero va a tutte quelle persone che purtroppo hanno perso la vita a causa di questo terribile virus, nella speranza che possa arrivare a chi sta ancora lottando. Mi raccomando: se avete qualche dubbio sulla vostra salute non esitate un solo istante a mettervi in contatto con chi di dovere, non trascurare alcun segnale del vostro corpo. Portiamo pazienza, torneremo alla normalità, spero coscienti del fatto che tutte le cose che normalmente ci appaiono “piccole” sono invece la nostra vita e la costruiscono ogni giorno. Vi voglio bene!»

Stay Brutal \m/

Trevor

(Alberto Vitale)