ORANGE GOBLIN – “Science, Not Fiction”
(Peaceville Records) Gli Orange Goblin sono stati tra le migliori realtà stoner e da qualche anno quel genere non è più sufficiente a catalogare la musica dei londinesi. “Science, Not Fiction” conferma la validità artistica della band. Tuttavia la produzione, almeno dal promo ricevuto, restituisce una band con sonorità piatte, compresse, in fondo (altro…)

(20 Buck Spin) La band ispirata da Lucio Fulci, regista italiano, pubblica un album che celebra uno dei film più discussi del realizzatore cinematografico “The New York Ripper”. I casertani puntano a pezzi brevi. Da meno di due minuti e neppure tre, fatta eccezione per la conclusiva “Il Miele Del Diavolo” che li supera di soli due secondi. Tutto ciò
(Totem Cat Records) Non potevano scegliere un titolo migliore per l’album gli statunitensi Black Pyramid, considerando sia la durata titanica del disco, sia perché sono passati ben undici anni dalla loro ultima fatica “Adversarial”.
(Selfmadegod Records) Non si sente più parlare dei Parricide perché pare siano ormai fermi. Pubblicato l’album “Sometimes It’s Better to Be Blind and Deaf” nel 2015 è poi calato il sipario sulla formazione polacca che negli anni ’90 esordì con un death metal carnale, con tratti gore, in debito con i Carcass e tanto poi da essere risucchiati dalla 
(Season Of Mist) Nuovo lavoro per Eivør Pálsdóttir, cantante e chitarrista, la quale incise e pubblicò il suo primo lavoro nel 2000, aveva 17 anni. Già a 13 anni appariva in TV in un concorso. Nata nelle isole Fær Øer, ne incarna lo spirito mistico e mitologico, nonché la sua sconfinata e possente bellezza naturale, veicolando il tutto in musica. Eivør 
(Season Of Mist) I Seth e l’etichetta hanno diffuso l’album in streaming gratuito in anticipo rispetto alla data di uscita, fissata al 14 luglio. Una volta svelate le sembianze di “La France des Maudits” ognuno avrà fatto suo questo album dei francesi, il quale in fin dei conti mostra un certo fascino e consistenza nel suo essere. “La France des Maudits” 
(AOP Records) “Age of Unreason” è un album che pur rientrando nella sfera del black metal, è mosso da trame estemporanee come il post metal e l’avantgarde. I ColdCell hanno inciso cinque album in dodici anni, considerando che di mezzo c’è stata anche la fase del CoViD, sono dati che dimostrano come la band di Basilea sia molto attiva. Le atmosfere 

(Metal Blade Records) “Heal” è ‘solo’ il quarto album dei Sacred Reich! Phil Rind, Wiley Arnett e Dave McClain, messi in ordine di anzianità nella band che è completata dal chitarrista Jason Rainey, morto purtroppo nel 2020 cioè l’anno dopo la pubblicazione del suddetto full length, avevano pubblicato un album tre anni prima. Pubblicheranno
(Hells Headbangers) I Blood Feast sono una garanzia! Dopo una prima parte di carriera caratterizzata dai due album “Kill For Pleasure” e “Chopping Block Blues” e da un EP intitolato “Face Fate”, considerati dei classici minori da ogni amante del thrash che si rispetti, la formazione statunitense torna solo nel 2017 con l’ottimo come back “The Future State Of Wicked”, seguito l’anno dopo dall’EP “Chopped, Sliced And Diced” (recensione
(Massacre Records) Dopo oltre venti anni gli Imperia arrivano a quota sette album in studio, svilendo in parte il loro dogma symphonic metal e guardando anche altrove, come però si è verificata nel recente passato. “Dark Paradise” però sembra davvero spostare l’asse dello stile e ora gli Imperia cambiano talmente tante volte le carte in tavola che viene
(Metal On Metal Records) La trilogia sull’Inferno di Dante Alighieri è ora completa per In Aevum Agere. “Darkness, Then Light” è una rappresentazione monolitica dell’opera dantesca, attraverso suoni poderosi e l’ascendenza musicale dei celebri Candlemass non senza qualche buon riff irrobustito dei Black Sabbath ma dell’era post Ozzy. Più di tutto 



(Comatose Music) Poco più di otto minuti questa nuova pubblicazione marchiata da una delle etichette più estremiste e assurde che esistano, cioè la Comatose Music. Brutal/slam death metal, grindcore, frenesie technical brutal death metal, sono i terreni nei quali l’etichetta statunitense raccoglie le sue proposte. Wurm Flesh sono di Sacramento 

(earMUSIC) Fare una recensione dei Deep Purple per un loro nuovo album, il ventitreesimo in uno studio di registrazione e dal titolo inusuale, è un pochino disarmante. I Deep Purple sono un monumento la cui fondazione risale a Hertford in Inghilterra nel 1968. Si intitola “=1” e curiosamente è un modo per dire che in questo mondo così veloce 

(autoproduzione) Pubblicato il 6 giugno del 2022, “Il Culto Dell’Agonia” è un prodotto musicale devastante e con una propria imponente bellezza. L’opera è dei romani 

(Darkness Shall Rise Productions) “Retaliation” è l’esordio assoluto per gli Ulvehunger, i quali sono tutti musicisti non di primo pelo: Anders Odden dei Cadaver, Frost dei Satyricon, L.J. Balvaz proprio dei Balvaz e altre realtà, con esperienze proprio nei Cadaver, e infine K.B. Fletcher dei Disgusting. I quattro norvegesi imbastiscono un blackened death metal con momenti death/black and roll
(Subsound Records) Il ‘demo perduto’ dei Zu, avant-garde/jazzcore band tricolore. I Zu lo pubblicano nel 1995, da allora hanno siglato quindici album, suonato con
(Overdub Recordings) Dire Dittatvura è dire un po’ di cose ma proviamo a riassumerle, in questa società veloce che non ha mai tempo e manco per le sfumature o i compromessi. Gli abruzzesi Dittatvra sono una band crossover, proprio quella fusione tra punk e uno pseudo hardcore e altro e nel loro caso l’altro è una varietà di psichedelia 
