Non è passato molto dalla precedente intervista (QUI), ma nel frattempo sono successe un po’ di cose in seno al gruppo, prima tra tutte l’uscita di un nuovissimo album in studio e questo ci ha permesso di approfondire alcuni temi con una nuova chiacchierata col cantante Alberto, in arte Ciardo.

MH: Ciao Ciardo, ben (ri)tornato sulle pagine virtuali di Metalhead.it! Allora, dalla nostra ultima chiacchierata il tempo è passato e “Troi”, vostra ultima fatica è finalmente uscito… Contenti delle risposte di pubblico e critica finora?
C: Ciao Enrico e grazie per riospitarci sulle vostre pagine , è un piacere! Già, sono passati 5 anni dall’uscita del nostro penultimo lavoro “Belo Dunum, Echoes from the Past”, il tempo è davvero volato tra composizioni, prove e concerti… e finalmente siamo di nuovo qui con “Troi”, nostra ultima fatica. Se siamo contenti delle risposte del pubblico e critica? Beh, contenti è dir poco, le recensioni sono davvero ottime, non ci aspettavamo una risposta così positiva e le persone che hanno finora ascoltato il disco sono state tutte entusiaste! Per noi è un’ immensa soddisfazione!

MH: Ho recensito io il vostro album (recensione QUI), posso dire che soprattutto in fase di esecuzione si sente che son passati ben cinque anni… Per il gruppo quanto è importante provare ancora assieme? Anzi, la mia domanda è se ancora vi trovate a suonare e a provare assieme dopo tutti questi anni…
C: Siamo orgogliosi del tuo giudizio! Provare assieme per una band come noi è basilare, non essendo musicisti professionisti dobbiamo sempre tenerci in allenamento. Sia per quello che riguarda l’aspetto prettamente tecnico dello strumento, sia per quello che riguarda la sintonia tra di noi. Nelle prove in ogni caso è compreso anche il fatto di trovarsi per prendere certe decisioni, per esempio sui concerti, merchandise, grafiche, spese varie, e per scannarci l’un l’altro… (lo dice ridendo, ndr) Quindi la risposta alla tua domanda è sì , facciamo prove almeno una volta alla settimana.

MH: Ti chiedo questo perché presumo non viviate di musica purtroppo… la situazione lì a Belluno e provincia com’è sul versante live? Avete un po’ di visibilità in casa?
C: Infatti è come dici tu, non viviamo di musica, tutto si ferma alla pura passione di suonare e comporre. In realtà non sono neppure convinto che mi piacerebbe vivere di musica. A Belluno la situazione live è deteriorata esponenzialmente negli ultimi anni, non ci sono praticamente più locali adibiti a musica live , se non piano bar o dj, e di conseguenza anche le nuove band scarseggiano. Stavamo cercando di organizzare la presentazione del disco proprio qui a Belluno, visto che l’album è incentrato proprio su questo territorio e oltre che al concerto volevamo portare sul palco anche una compagnia teatrale che aiutasse a trasmettere anche delle sensazioni visive, ma l’impresa è davvero difficile proprio perché non si riesce a trovare una location adatta. Per quello che riguarda la visibilità invece devo dire che siamo piacevolmente soddisfatti perché la gente ci apprezza davvero tanto e siamo orgogliosi di questo!

MH: Invece all’estero, fortuna per voi e sfortuna per noi, siete conosciuti… Progetti futuri che vadano oltre le vostre amate dolomiti?
C: All’estero abbiamo avuto un ottimo seguito dopo le date tra Romania, Bulgaria, Croazia e Slovenia. Stiamo proprio ora guardandoci un po’ intorno anche per l’estero, ma a dir la verità non abbiamo nulla di confermato per adesso. Anche lì comunque ho il sentore che sia un po’ tutto stagnante, spero sia solo una mia impressione … vediamo nei prossimi mesi cosa salterà fuori.

MH: In Italia farete un vero e proprio tour dedicato all’album o una serie di date meno regolari?
C: Non credo al momento che faremo un tour, ci focalizzeremo su date singole. Certo l’idea del tour sarebbe fantastica, però purtroppo di conseguenza a vari impegni personali, familiari e lavorativi di tutti noi è un po’ difficile conciliare un vero e proprio tour. Certo è che cercheremo di suonare il più possibile dove ci venga data la possibilità!

MH: Parliamo ora dei contenuti del disco. A me sembra si stia delineando un suono molto personale, capace di creare una continuità tra questo lavoro e il precedente. Se possibile però, la componente naturalistica e folkloristica si è addirittura fatta più presente in “Troi” rispetto al suo predecessore… Vi piacerebbe fare un album ambient? Non cantato o comunque solo con cori del luogo… Allettante come idea?
C: Quello che dici non può farmi che piacere , l’intento è proprio questo, la ricerca del nostro sound personale, ci stiamo impegnando molto in questo frangente e credo che siamo arrivati a un buon punto. I suoni del bosco, della natura, degli animali, la voce del vento tra gli alberi, il bramito del cervo e l’eco dei tuoni tra le cime… fanno parte della musica che ci offre il nostro paesaggio, le nostre montagne, di conseguenza abbiamo voluto che facessero parte integrante del nostro sound, insieme ovviamente agli strumenti acustici come armonica, fisarmonica, flauti e cori Alpini. Un album ambient? Mah, se intendi ambient a livello di musica “elettronica-ambient” stile Burzum non credo, perché non siamo capaci di smanettare con quelle diavolerie! (ride, ndr) Se invece intendi un qualcosa di acustico, se devo dirti la verità, un po’ ci avevo pensato a qualcosa di simile, solo che gli altri non lo sanno. Dopo questo mio outing credo mi sbatteranno fuori dalla band! (ride ancora, ndr)

(n.d.r.: ho rassicurato Ciardo sulla sua permanenza nel gruppo, in quanto Pondro, bassista della band, chiese al sottoscritto un CD di Elvis quando ancora lavoravo in un negozio di dischi, dichiarando che adorava la sua voce… Inoltre Ciardo, via Facebook, mi ha rassicurato sulle conseguenze di questa mia indiscrezione sul bassista scrivendomi, cito testualmente, “se dice qualcosa lo tengo a bada io a colpi di ronca non preoccuparti ahahhaha!”)

MH: In una mia intervista ai Selvans (QUI) chiedevo al cantante se vi conoscesse. Lui rispose di si. Ora chiedo la stessa cosa a voi… Ve lo chiedo perché entrambi i gruppi, seppur in modo diverso, cantano delle origini della propria terra… Inoltre, non so se lo sai, avete pensato ad una versione limitata dell’album molto simile. Nulla succede per caso insomma…
C: I Selvans sono un ottima band , e mi piace il loro stile soprattutto contando che il concept è molto simile al nostro, strizzando l’occhio alla natura e alla nostra terra. Sì, so che anche loro hanno fatto uscire una versione limitata dell’album in cofanetto di legno, come noi, e molto bello devo dire. Il nostro si limitava a 60 copie, sempre in legno, interamente costruite una ad una a mano da noi, e con il grande aiuto di mio padre… un bel lavorone, andato sold out nel giro di pochissimi giorni, oltre le nostre aspettative!

MH: La vostra musica è fortemente “sintetica” nell’impianto di base, cosa da voi bene espressa nel vostro primo lavoro. Eppure raccontate della natura e del folklore. Pensi siano due aspetti in contraddizione? Come li fate convivere?
C: Cerchiamo in primo luogo di non inserire troppe parti “esterne” al nostro death metal perché non vogliamo che il sound diventi eccessivamente orchestrale, o “folk metal”. Lavoriamo molto su questo aspetto e tentiamo di fare conciliare le due cose in modo che l’una non sovrasti l’altra. Le parti acustiche, cori Alpini, suoni della natura etc, devono essere degli incisi che facciano tirare l’orecchio, che aprano le canzoni in atmosfere diverse e il più possibile nuove e non scontate. Credo che questo sia il miglior modo per unire le due cose.

MH: E rimanendo in ambito tecnologico, come vedete il recente smaterializzarsi della musica, la sempre maggiore influenza del mercato digitale?
C: Potrei risponderti con un semplice “no comment”. Guarda, dal mio punto di vista è una situazione che proprio non mi piace, ho totalmente un’altra mentalità, quella che ancora ti fa comprare i CD, avere l’album fisico in mano, guardarne le grafiche in tutta la loro completezza. Purtroppo si sa, i tempi cambiano e anche la musica non fa eccezione. E’ abbastanza avvilente questa cosa per me, perché resto sempre ancorato al mio modo di pensare e non riesco a staccarmene, ma il progresso non si può fermare… Anche noi ci adeguiamo e mettiamo su piattaforme digitali i nostri album, tipo Spotify e da qualche altra parte ma non chiedermi dove, perché non me ne intendo! (se la ride, ndr)

MH: Tu e i membri del tuo gruppo ascoltate solo metal nel tempo libero? Anzi, sarò più generale: ascolti musica quando non componi?
C: Certo! Bene o male o in macchina o a casa ascolto sempre qualcosa! Diciamo che gli ascolti sono svariati, in primis metal ed in particolare metal estremo, death e black. E questo vale anche per gli altri. Poi oltre a questo i miei ascolti sono svariati, dagli Alice in Chains ai cori Alpini, dagli Elend ai Tehni, dai Ramones ai Corvus Corax… Unica musica che proprio non riesco a mandare giù? Il jazz!

MH: Sempre una domanda per te e il gruppo: comprate ancora musica? Se si, cosa ne pensi del ritorno del vinile?
C: A dirti la verità è qualche tempo che non spendo più in cd, mi sono un po’ arenato ma vedrò di recuperare il prima possibile! Certo, anche gli altri comprano ancora dischi. Di vinili non ne possiedo molti, solo alcuni che mi interessavano in particolare, ma conta che io non ho neppure il giradischi quindi li ho solo per il gusto di averli. Il ritorno del vinile è una buona cosa comunque, vuol dire che c’è ancora gente interessata a comprare un supposto fisico, riagganciandomi al discorso sul digitale di prima. Però purtroppo temo che anche il ritorno del vinile sia destinato a morire in tempi neanche tanto lunghi.

MH: Mai pensato ad un vostro album stampato su di un 33 giri?
C: Ci abbiamo pensato più di una volta, che sarebbe splendido avere un nostro album in vinile! Solo che finora non abbiamo avuto agganci per stamparlo. Anzi con l’occasione lancio un appello: chi fosse interessato a stampare “Troi” o qualche altro nostro album in vinile, si faccia avanti e ci contatti!

MH: In “Troi” c’è una cover dei Bathory… Scelta curiosa per un gruppo dall’impianto Death più che Black… Ti va di parlarci su come la scelta sia ricaduta proprio su di loro?
C: La canzone è la malinconica “Song to hall up high” , tratta da Hammerheart. L’atmosfera che scaturisce questa song è tra il nostalgico e il sognante, sembra quasi fuoriuscire da una nebbia antica dove si intravedono memorie e paesaggi di un tempo. In realtà non avevamo intenzione di mettere una cover nel disco, o meglio non ci avevamo pensato, poi proposi agli altri l’idea di inserire la suddetta song e abbiamo deciso di comprenderla proprio perché il mood era perfetto per “Troi”. Una canzone che ha un sapore commovente e desolato, perfetta! Se avessimo dovuto includere una cover di qualche altra band death metal classico non l’avremmo fatto, sarebbe stato troppo scontato.

MH: Nell’attesa di vedere il gruppo in azione su un palco, ti ringrazio per la disponibilità e il tempo concessoci e ti lascio le ultime righe a chiusura in mano tua.
C: Ringrazio infinitamente te Enrico e tutta la redazione di Metalhead.it per averci nuovamente ospitati sulle vostre pagine! E’ un onore! Invitiamo ad ascoltare il nostro nuovo album “Troi”, e se proprio non volete farlo non importa, se dedicherete un minuto ad ascoltare il vento che scende dalle nostre montagne, qualche nota della nostra musica la udirete comunque!

(Enrico Burzum Pauletto)