(Hells Headbangers) Giungono al sesto album i norvegesi Deathhammer, già recensiti da me in occasione del meraviglioso “Evil Power” e successivamente comparsi in queste pagine all’indomani dell’altrettanto valido “Chained To Hell”. Quello che differenzia i Deathhammer da altri artisti che cercano di portare il bagaglio del metal estremo ai giorni nostri è il fatto che il duo norvegese sembra non rendersi conto che ora siamo nel 2025, vivendo in una sorta di bolla temporale ancorata alla prima metà degli anni ’80, quando il termine ‘black metal’ era associato alla frangia più estrema del thrash, con acts come Destruction, Sodom, Kreator, Exodus e Venom presi come esempio e come numi tutelari. Una coerenza che per molti può sembrare una sorta di immobilismo sonoro, visto che, al netto di una crescita compositiva e di una maggiore cura in fase di arrangiamenti, la vena stilistica rimane sempre la medesima. Eppure, sarà per l’attitudine senza compromessi che trasuda dai brani, trovo lo stile dei Deathhammer assolutamente credibile, in grado di farci vivere gli anni d’oro della musica estrema come se fossero in diretta e non una sorta di revival. Ed è proprio questa credibilità che permette ai due norvegesi di suonare freschi nonostante il loro blackened thrash provenga direttamente dal periodo storico di metà anni ’80
(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10