(Steamhammer / SPV) Lanvall e Sabine Edelsbacher agghindano un nuovo album, il decimo in carriera, riuscendo a tenere ancora alto il nome degli Edenbridge. Con Dominik Sebastien, chitarre, Johannes Jungreithmeier alla batteria e Stefan Gimpl al basso (ex Crystallion), gli standard sono rispettati e sono quelli di melodie che emergono anche da tessuti di riff duri, oppure da partiture andanti e di carattere symphonic. I ritornelli che arrivano da un crescendo, come in “Live and Let Go” e come in tanti altri pezzi degli austriaci, sono il formato, il meccanismo che ben gira nelle macchinazioni sonore. Edenbridge sono un compromesso piuttosto credibile tra il symphonic, il power e l’heavy metal, oltre a idee di carattere semi-prog. In questo ultimo caso si ascolti la struttura di “Where Oceans Collide”. Una mente dinamica, appunto, quella di Lanvall e soci che segnano con “Dynamind” un passo proprio attraverso un’identità rintracciabile. Uno stile che cerca scarsamente le litanie, senza esibire situazioni fiabesche; insomma un luogo questo “Dynamic” nel quale le chitarre possono erigere dei muri, fare degli scatti, o restare dietro al tutto e accompagnare. Sabine Edelsbacher è una sirena di carattere con la propria voce, misurandosi anche in una canzone d’ispirazione irlandese come “On the Other Side”. L’unico appunto, forse sarà pignoleria, ma qualche canzone suona prolissa. “The Edge Of Your World”, per esempio, anche pomposa nei modi e l’impressione è che lo sia la seconda parte dell’album, proprio dove alberga anche “The Last Of His Kind” di oltre 12′ nei quali anche una divagazione di chitarra in stile David Gilmour, Pink Floyd. Restando sulla sostanza, “Dynamind” rappresenta piuttosto bene la band, anche dal punto di vista dei suoni, sempre puliti e ben bilanciati e con Sabine completamente in forma.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10