(Atomic Fire Records) Sette canzoni che gli Epica hanno scritto ed eseguito ciascuna insieme a degli ospiti, questa è la proposta della band di Simone Simons e Mark Jensen per i vent’anni di attività della band olandese. Sette canzoni che suonano dunque tutte in maniera peculiare perché al di là degli ospiti, si avverte il ‘di più’ concettuale offerto dalla band per inglobare i contributi esterni. “The Alchemy Project” è stato pubblicizzato come un EP, però arriva quasi a trentasei minuti di durata. “The Great Tribulation” vede le partecipazioni degli italiani Fleshgod Apocalypse. Il pezzo è un connubio tra l’orchestrazione elegante della band ospitante e quella maestosa della band death metal tricolore. È questa una delle cose più toste che si siano ascoltate dagli Epica da un po’ di tempo a questa parte. Simone Simons – questa donna è tra le migliori cantanti in assoluto nella scena metal – eccelle ed equilibra il contrasto vocale in growl di Francesco Paoli. “Wake the World” vede addirittura l’hammond di Phil Lanzon (Uriah Heep) e il cantato di Tommy Karevik (Kamelot) e diventa tra le perle di “The Alchemy Project”. La Simons e l’intensità e interpretazione di Karevik sono ottimamente adagiate insieme al supporto di un coro maestoso, su un tessuto musicale sinfonico impreziosito appunto da Lanzon che apporta quel tocco vintage ma elegante quanto brioso. “The Final Lullaby” è stato il primo pezzo scritto per “The Alchemy Project” e gli Shining entrano in questa composizione scambiandosi i ruoli estetici con gli Epica, cioè gli uni hanno scritto dei riff nello stile degli altri, e l’ingresso strabiliante di un sassofono ad un certo punto del pezzo rende il tutto entusiasmante. Tutto sommato però “The Final Lullaby” è un brano che suona tipicamente Epica e con una connotazione catchy. Un momento importante di “The Alchemy Project” è “Sirens – Of Blood and Water” dove al microfono si piazzano di fianco alla Simons sia Charlotte Wessels dei Delain che Myrkur, cantante e polistrumentista danese. Se le tre rendono la migliore prestazione vocale possibile, resta da dire che la canzone è di fatto di una melodiosità e lirismo superiori alla media. “Death Is not the End” con Frank Schiphorst (MaYaN) e Björn “Speed” Strid (Soilwork) sposta il sinfonismo degli Epica verso una sorta di metalcore/melodic death metal e “Human Devastation” con Henri Sattler (God Dethroned) e Sven de Caluwé (Aborted), inserisce a sorpresa nella dimensione Epica e spazzandola di fatto via, una sorta di death metal dal retaggio hardcore e nel quale Simone Simons non vi partecipa affatto! “The Miner” conclude con Asim Searah (Damnation Plan), Niilo Sevänen (Insomnium), Roel van Helden (Powerwolf). Sette pezzi nei quali gli Epica hanno davvero tentato di andare oltre sé stessi e in alcuni di essi, almeno la metà, hanno davvero oltrepassato i limiti.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10