(Pelagic Records) Emerge da Philadeplphia il sound degli Hiroe, artigiani di un post rock che non presenta novità pur massimizzando le atmosfere e i conseguenti stati d’animo generati da tali ambientazioni. “Wrought” è un fluire, uno scorrere che annienta il tempo. Un gioco di arpeggi nelle fasi più quiete da parte delle chitarre, rende il tutto straniante e dolce insieme. Il drumming invece si pronuncia costantemente in un lavoro di arrangiamento, affondando anche colpi decisivi, quelli del possente Mike Norris, che marcano momenti, passaggi ed atmosfere. “Everything Is Fine” è al centro dell’album, terzo pezzo di cinque, svelandosi come l’architettura più interessante del tutto. Anche la successiva composizione intitolata “Black Mountain” ha un suo sensibile fascino melodico, eppure come struttura e modalità dell’evoluzione melodica non è dissimile a cose già ampiamente udite nell’ambito del post rock. Non è un già sentito l’inseme sonoro di “Wrought”, però Hiroe sono per l’ascoltatore appassionato di tali sonorità un terreno confortevole, comodo. Soddisfano anche i suoni: le chitarre graffiano, lacerano e poi dondolano le note negli arpeggi, la batteria invece è un tuono ed il forgiare ferro. Anche il basso ha le sue giuste frequenze. I cinque pezzi, tutti strumentali, hanno ricevuto una registrazione e un mixaggio ottimi.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10