(Great Dane Records) Sono passati cinque anni da “Again” (recensione qui), secondo album dei veneziani Innerload, un lavoro che metteva in mostra un solido e potente metal tradizionale a cavallo tra NWOBHM e cavalcate vicine al thrash. Cinque anni durante i quali, tra tour effettuati e cancellati causa pandemia, cambi di line up ed una vena compositiva di conseguenza rinnovata, la formazione ha intrapreso una sterzata stilistica verso coordinate più vicine al death metal melodico, reinterpretato però con grande personalità. A differenza di molte altre band del genere, tendenti ad inserire melodie vicine al metalcore, gli Innerload mantengono un taglio decisamente metal, tessendo ottimi intrecci di chitarra dal sapore maideniano, o se vogliamo, vicini ai Carcass di “Heartwork” ed Arch Enemy di “Burning Bridges”. La voce di Marco Cortese si adatta molto bene al nuovo contesto, grazie a vocals aggressive ed incisive al punto giusto, anche se pagano un po’ in versatilità rispetto al passato. Notevole il lavoro di Antonio Tavella, chitarrista dal background heavy/prog, essendo stato uno dei fondatori degli ottimi Shadow Of Souls, band nella quale ha militato pure Giuseppe ‘Tato’ Tatangelo, cantante e/o bassista in svariate band, tra le quali Zora, Throne Of Flesh e Glacial Fear, qui ospite in alcune parti vocali della title track. A proposito di Glacial Fear, il leader Gianluca Molè è l’altro guest presente nel disco, impegnato in un assolo su “Tears Of Blood”. “Again” ha un taglio più thrashy, con partiture che ricordano certe cose dei Megadeth, mentre “Asylum” ha un mood affine al black, non tanto nelle sonorità, quanto nelle atmosfere tetre evocate. Una sterzata stilistica sicuramente coraggiosa e rischiosa quella operata dalla band veneta, alla quale va riconosciuto il fatto di aver inaugurato questa nuova era con un disco di assoluto valore.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10