(Black Mass Prayers / Staring Into Darkness) I Malauriu sorgono dalle tenebre arse della Sicilia nel 2013. Hanno pubblicato solo due album, nel 2017 “Semper ad Mortem Cogitantes” e l’omonimo quest’anno, QUI recensito, nonché split, EP e numerosi singoli. Una band underground ma autorevole, nobile! Esponenti del black metal, quello vero, arcaico. Black metal sfrenato e senza regole fisse, come dimostra “Red Goat Rises”, opener che rievoca qualcosa dei Mayhem e non da meno Burzum con quei riff alteri e ipnotici. Con una produzione approssimativa ma più che dignitosa e allineata alla filosofia del black metal, i Malauriu propongono anche “Putridarium” e “The Locust”. Il primo è un pezzo d’assalto che sfoggia anche un assolo che non rientra neppure nella sfera del metal, è quasi rock ma è comunque un momento distintivo in questa epica nera, malvagia e spiritata. Se “Putridarium” è un pezzo a suo modo poderoso, “The Locust” incalza da subito con un riff immediato, onesto e scansionato su un mid-tempo che rallenta anche e pian piano apre ad un nuovo assolo, attorniato da un basso suadente. Il tutto sembra la colonna sonora di un rituale ignoto. C’è un quarto pezzo ed è la title track. Poco meno di 15′ e tuttavia da sola dura anche di più degli altri tre pezzi messi insieme. Sommariamente un brano semi-ambient che passa attraverso collage sonori e diversi momenti d’atmosfera, tra rumori, suoni, sampler e melodie improvvisate. Sono adorabili “Red Goat Rises”, “Putridarium”, “The Locust”, ma la suite “De Natura Obscuritatis” è il tendere l’orecchio in un anfratto profondo e dal quale emergono cose che sembrano arrivare dall’altrove.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10