(Chaos Records) Concepción è una delle città più graziose del Cile e si affaccia sulla foce del fiume Bio Bio, il quale si butta nell’Oceano Pacifico. In un posto così incantevole, salta fuori una delle aberrazioni death metal più chiassose del Sud America. I Mortify sono al secondo album e presentano un sound un po’ laido quanto oscuro, al contempo possente e maestoso. Gli strumenti sono più o meno tutti sullo stesso livello nel mixaggio e questo permette al basso di mettersi in mostra contribuendo in maniera decisiva a quel timbro oscuro e maledetto insito nell’atmosfera che aleggia in “Fragments at the Edge of Sorrow”. Quando i Mortify aumentano i giri, rievocano scenari dei primi Death e Pestilence, dunque di un death metal dalle linee del riffing ben ruvide ma piene di variazioni e con un drumming martellante ma progressivo nel suo incedere. I Mortify hanno un sound alquanto underground. Un sound avulso da produzioni patinate eppure niente è stato registrato in maniera approssimativa. Un bene, visto che la band è degnamente impegnata in ogni pezzo a creare percorsi nuovi, improvvisi, giocando sia sulle andature sia su melodie e atmosfere. Nell’album anche tre brani strumentali che appaiono come intermezzi a questo vortice di oscurità. “Fragments at the Edge of Sorrow” è davvero un death metal dal lato a suo modo tecnico ma in una forma embrionale, abbozzata. Le parti soliste, quanto i fraseggi, le polifonie, qualche piccolo refrain, sono i momenti di estro da parte del combo cileno. L’atmosfera è quella di un’allucinazione o forse dell’angelo della morte che aleggia ovunque e spazza via ogni cosa, muovendosi in una maniera articolata, dalla dinamica fuori da logiche terrene. La Morte che segue un passo suo e che i Mortify hanno tratteggiato in maniera inattesa.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10