copnight(Gaphals Records) No, niente black metal: i Night, a dispetto del nome semplice ma evocativo, suonano heavy metal vintage alla maniera svedese, dunque sulla scia di Enforcer, Screamer, Steelwing e compagnia in spandex. Il problema del disco è evidente fin dall’opener “Waiting for the Time”: il cantato sgraziato, incerto e talora decisamente fragile di Burning Fire (anche chitarrista). Con un altro singer, le armonizzazioni di “Across the Ocean” avrebbero avuto tutt’altro effetto, ne sono certo! Il sound, infatti, funziona molto meglio in un pezzo parzialmente acustico come “Towards the Sky”, dove il cantante non chiede troppo alla propria voce; anche “Secret War”, tutta costruita in progressione, probabilmente sarebbe stata spettacolare nelle mani degli High Spirits. Funziona il coro di “Ride on”, ma poi “Power” è davvero una sofferenza: appena pensi che le cose possano migliorare, arriva un chorus che ‘gratta’ o dà l’impressione di stonare. Anche la nostalgica ballad conclusiva “Stars in the Sky” non rende unicamente per il cantato. Purtroppo, anche nell’ambito dello stesso sottogenere, altre formazioni convincono molto, molto di più.

(René Urkus) Voto: 5,5/10