(InsideOut Music/Sony Music) Band cinese che arriva al secondo album, il quale tra l’altro prevede pure un brano con ospite un certo Sig. Devin Townsend! Proveniente da Beijing, tranne il batterista americano Anthony Vanacore, il quale esegue un lavoro monumentali su questi brani sempre eterei, gli OU si rivelano inquietanti, oscuri, devoti ad un djent di matrice estremamente progressiva, il tutto coronato dalla dimensione vocale altrettanto eterea e distaccata della vocalist Lynn Wu. Il risultato? Carino, certo, a tratti interessante, ricco di spunti… ma la sensazione che sia un qualcosa di costruito a tavolino non si allontana mai, nemmeno nei momenti più impattanti come per il brano “Purge” (quello con ospite Devin). Se brani come “Frailty” convincono dal primo ascolto, altri come “Ocean”, nonostante il poderoso lavoro ritmico, lasciano un po’ a desiderare, confermando che quelle linee vocali sembrano davvero essere messe assieme al resto della musica in sede di produzione. In brani più delicati ed introspettivi quali “Redemption” l’accostamento torna a sembrare azzeccato, così come su “Capture and Elongate (Serenity)”, pezzo nel quale la vocalist si spinge un po’ oltre, quasi in una galassia a-là Bjork, ma altri capitoli come “Spirit Broken” o la conclusiva “Recall” riportano nell’ambito del dubbio. Metal, fusion, prog: c’è molto materiale, c’è molta cultura musicale nella musica degli OU; ma per quanto io possa spingere la mia percezione verso lidi vasti e lontani -cosa che faccio abitualmente, vantando gusti veramente illimitati- gli OU e questo loro “II: Frailty” mi lasciano decisamente interdetto e senza una chiara opinione che mi faccia capire in quale dimensione sonora io mi sia imbattuto.

(Luca Zakk) Voto: s.v.