(Inside Out Music) Spock’s Beard, la prog band americana, vanta in line up il tastierista giapponese Ryo Okumoto (anche Phil Collins, Eric Clapton, Aretha Franklin, Barry White…), il quale, come ogni musicista di un certo livello, non può contenere la sua creatività, spingendola fuori dai confini della band principale. Ecco quindi che Ryo chiama un bel po’ di gente, attingendo sia dagli Spock’s Beard che dalle vaste conoscenze derivate da una vita sulla scena: compare il co-autore Michael Whiteman (I am the Manic Whale), prima di tutti, seguito poi dalle partecipazioni che salgono di livello aprendosi verso ogni direzione; il drummer Nick D’Virgilio, il bassista Dave Meros ed il chitarrista Alan Morse, tutti negli Spock’s Beard, come le voci di Jimmy Keegan e Ted Leonard. Il violoncello di Raphael Weinroth-Browne (Leprous), ancora batteria per mano di Mirko De Maio (The Flower Kings), Jonathan Mover (Joe Satriani) e Mike Keneally (Frank Zappa, Steve Vai). La chitarra di Steve Hackett (Genesis), di Marc Bonilla (Keith Emerson) e, tra molti altri, anche il basso di Doug Wimbish dei Living Colour. Il risultato? Canzoni intense, frizzanti, tecniche ma coinvolgenti, sempre di lunga durata (si arriva agli oltre ventidue della title track!). Strumenti suonati con passione, concepiti per la musica di insieme, per la resa, per la melodia ed il ritmo incalzante, verso la pura poesia sonora, la pura arte musicale; un luogo di incontro intimo ed accogliente per un ampio numero di virtuosi, i quali, partendo da canzoni scaturite dalla mente di Okumoto ed elaborate con l’aiuto di Whiteman, hanno unito le forse per fare crescere queste idee con stile ed ispirazione, evidenziando che “The Myth of the Mostrophus”, dopo tutto, rappresenta la musica di un gruppo di creativi, di menti geniali… di amici al servizio del prog rock!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10