copskinflint3(Pure Steel) Gli africani Skinflint non sono più una novità per i lettori di MetalHead: ho già recensito i due dischi distribuiti dalla Pure Steel (QUI e QUI), e oggi vi presento il quarto full-“length” della loro discografia. Eppure, anche se continuo a guardare con benevolenza alla formazione del Botswana, stavolta c’è qualcosa che non va… La opener “Veya” si muove su giri quasi blues, reinterpretati comunque in chiave classic metal: decisivo il miglioramento del singer e leader Giuseppe Sbrana, che però abbandona anche quel timbro così scopertamente africano che, per quanto forse poco adatto alla musica heavy, era uno dei tratti distintivi della band. L’assolo ricorda effettivamente, come detto delle note promozionali, le cose più thrashy dei Manilla Road (ma devo dire che l’avevo già notato, come potete leggere, per “IKLWA”). “Okove” è un pezzo teatrale, molto ritmato, mentre di nuovo in “Abiku” strutture rock/blues impazzite si mescolano con un us metal made in Botswana. La cosa è ancora più evidente in “The Wizard and his Hound”, e non si capisce, onestamente, dove questa svolta zeppeliniana dovrebbe portare la pur simpatica band … perché “Muti”, che invece segue la scia di “IKLWA”, è un ottimo pezzo, con corpose influenze NWOBHM. Insomma, per quanto i testi continuino a trattare il folklore del continente nero, sembra che gli Skinflint abbiano in questo disco preso una sorta di sbandata: alla ricerca di nuove strade rischiano quasi di smarrire la vecchia. “Nyemba” non è un disastro, ma è breve (33 minuti) e dispersivo: confido che i nostri se ne rendano conto, per tornare alle belle composizioni del passato.

(René Urkus) Voto: 6/10