(Season of Mist) In un mondo che vuole essere buono, amorevole, in grado di accettare ogni cosa… aperto a tutto, iper tollerante e con una mentalità aperta, esistono ancora loschi figuri che sono legati a qualche forma di estremismo ortodosso, sia tematico che musicale; tra questi esseri -senza dubbio- troneggiano i norvegesi Tsjuder, devoti e fedeli al vero black nordico, sempre alimentati da odio e ferocia, contro ogni forma di religione organizzata che non appartenga al travolgente chaos infernale, con una impostazione visiva e sonora che non accetta alcun compromesso. Niente adattamenti al buonismo moderno, nessuna censura, nessuna paura: un banchetto di borchie minacciose e corpse paint crudeli come contorno a croci sottosopra che alimentano un fuoco infernale tanto gelido quando affamato di carne, di vite… di anime. Musica violenta ma farcita di intelligente melodia, spesso minacciosa, spesso attorcigliata dentro un turbinio ritmico devastante, il quale materializza nove possenti brani, tra blast beats furibondi (“Iron Beast”), tremolo penetranti (“Prestehammeren”), atmofere cupe (“Surtr”) e mid tempo luciferini (la title track!). Tanto per mettere ulteriori accenti, ecco che tra gli ospiti ci sono dei veri fratelli delle tenebre, quali l’ex membro Pål Emanuelsen e Seidemann dei 1349… il tutto per andare contro corrente in maniera perversa ed irriverente: in un’epoca dove ogni forma di addolcimento è ormai ammessa, dalle tastiere dolci e delicate ad un’immagine ben attenta nel non offendere il prossimo, ecco che i Tsjuder mandano tutti a fare in culo, marciando fieri e potenti lungo quel sentiero sinistro e tetro, il quale non conduce a nessuna altra destinazione se non nel nuclero delle profondità sulfuree degli inferi più macilenti.

(Luca Zakk) Voto: 9/10