(Metal Blade Records) Dopo avere lavorato con un’orchestra per “A Night at the Nordic House” di due anni fa, i vichinghi Týr decidono di dare una verniciata alle proprie idee compositive. “Battle Ballads” mostra una band maggiormente sinfonica, legata a certi canovacci viking metal in maniera consolidata e una melodiosità più sviluppata del previsto. Forse meno prog che in passato, ma questo è un dettaglio nell’economia generale del prodotto finito. La band si accalappia da subito l’attenzione dell’ascoltatore con pezzi incalzanti, fieri, avvolti da miti e tradizioni antiche. Si pensi a “Unwandered Ways”, seconda canzone in scaletta che segue la pur lodevole opener “Hammered”. Sono due pezzi svelti, cavalcanti, intarsiati di melodie e cori che pervadono l’interezza delle canzoni. L’inserzione dei sintetizzatori e quelle melodie a carattere nordico rendono il tutto più incisivo, sia sul piano melodico che nella stesa fruibilità dei pezzi. Nonostante una melodia introduttiva che puzza di già sentito da sempre e percepita anche altrove, “Dragons Never Die” è un pezzo d’impatto che raccoglie in sé i principi power, symphonic e viking, in una struttura completa quanto fruibile. “Torkils døtur” è a metà tra una metal ballad e un folk popolare in lingua. La band è delle Isole Faroe, dunque del regno danese. Nelle canzoni però c’è questa vasta tematica portante nelle scelte melodiche di taglio medioevale, antico, a segnare un’epopea della quale la band vuole farsi testimone e introdurre a noi tutti. “Hangman” ricalca lineamenti semi-prog del passato, forse la composizione più pura dall’essere un metal power e classico, nel complesso della tracklist non si avvertono episodi deboli e poco più di quaranta minuti di “Battle Ballads” scorrono fluentemente.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10