(Sentient Ruin Laboratories) Il secondo album di V:XII – un progetto dello svedese Daniel Jansson – appunto ‘cinque dodici’ o ‘five twelve’ se si vuole restare nell’idioma usato dagli svedesi per parole e titoli nella propria musica, si intitola “Lu-Cipher-Sabbatean” e ciò lascia presagire quanto oscuro, terrificante e straniante possa essere. Il microcosmo contenuto in questa opera è una fusione tra dark ambient, industrial e atmosfere sonore che si avvicinano all’elettronica, al noise, al black. “Lu-Cipher-Sabbatean” è un abisso che possa restare per sempre lontano dalla sfera umana. Un abisso popolato da orrore, angoscia, nonché una solenne perdizione e deriva dell’anima. Otto pezzi e tutti in media oltre i quattro minuti, tratteggiano atmosfere pesanti, con occasionali ritmi smorzati, intermittenti. Le voci sono growl, sono disturbate, filtrate, sono demoniache, non umane. I sintetizzatori e l’elettronica creano lo spessore, la dimensione profonda di questi suoni che messi insieme sprigionano appunto l’abisso del quale si è scritto. Il primo terzo di “Lu-Cipher-Sabbatean” offre tre composizioni nelle quali i suoni più pesanti e corposi sembrano essere distanti tra loro e di fatto è la porzione dell’album concretamente di stampo dark ambient. “Hivermind Nation” e “Entity Saturation” rispettivamente precedono e seguono la title track, offrono sequenze sonore complessivamente ritmate e con suoni che si susseguono e formano andature più canoniche e meno atmospheric. La title track è dello space ambient e “Cyclic Saturnial” miscela elementi di carattere spaziale con un industrial rumoroso, angosciante e piuttosto ritmato. “Mindworm” chiude questo microcosmo con un abile miscuglio di dark ambient e industrial.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10