DYING HUMANITY – “Living on the Razor’s Edge”
(Bastardized Recordings) Provano a crescere i Dying Humanity, del resto questo nuovo album è il terzo, ovvero quello che potrebbe dimostrare un salto di qualità e maturità. “Living on the Razor’s Edge” è un connubio tra death metal, cenni di thrash metal, riffs e melodie molto metalcore alla svedese. Il tutto è mischiato in modo tale da evitare eccessivi toni catchy: insomma, essere melodici, ma metterci rabbiosa potenza e aggressività. Tutto sommato i tedeschi vi riescono e forse l’articolazione del songwriting (ci sono diversi inserti totalmente acustici) è dovuta anche alla pretesa di costruire il concept che è alla base di questo lavoro. Un concept che non mi è stato permesso a fondo di analizzare per l’assenza dei testi nel promo, ma, si legge nelle note, che è il racconto di come sulla base della violenza l’umanità rovini se stessa giorno dopo giorno. “Till the End” è un brano ricco di pathos e con diversi intrecci nel riffing, come li offre anche “Between Angel and Beast” e “Clarity of Mind”. Questi sono i pezzi più diversificati, mentre ad esempio “Blinded”, “Outcast” e “Addicted” sono spediti, veloci e canonici del genere deathcore. Buona la prova della band in “Welcome to the Abyss”, l’unico brano decisamente più death metal di tutti. “Living on the Razor’s Edge” è un lavoro che si evidenzia per le melodie, più che per le strutture dei pezzi. Sono proprio le melodie ad essere, per ora, il loro piatto forte. La maturità per i Dying Humanity è ancora distante, ma il percorso è stato intrapreso.
(Alberto vitale) Voto: 6,5/10

(High Roller Records) Ad essere simpatici i quattro ragazzi svedesi lo sono, ma nella sostanza questo loro omonimo debut, di sedici pezzi dal breve minutaggio, alla fine dei conti stanca. Anzi, spazientisce. Spazientisce perchè la forte influenza Slayer, Exodus e Anthrax è talmente eccessiva che ascoltare per intero “Dr.Livingdead!” diventa un atto scontato. Se da una parte la produzione è granitica e levigata, la tracklist offre un generico stile crossover, tipo Municipal Waste o DRI, “Kill Me!”, ma anche un thrash d’autore alla Exodus “World War Nine”, Slayer “Slime from Above” e il mosh in stile Anthrax, “Dead End Life”. Risultano trascinanti, ma diventano scontati già prima della metà dell’album.
