Io e Fox Skinner dei Grand Magus

Io e Fox Skinner dei Grand Magus

Se c’è una cosa che rende il metal ancora più speciale, oltre al suo fascino se vogliamo “estetico”, è la sua semplicità: pur essendo diviso in molteplici rami, stili, correnti che dir si vogliano, la passione per esso è un filo che tesse sempre più legami tra le persone; basta andare ad un concerto, di qualunque genere metal, per poter conoscere persone nuove, e sono proprio quelle amicizie quasi improvvisate a rendersi subito divertenti e gradevoli nel loro immediato. Non serve infatti starsi tanto a conoscere, basta solo appurare che la persona che ci sta di fianco tra la gente, mai vista prima, condivide la nostra stessa passione.
Per esperienza posso dire che la “fratellanza” metallica si espande tramite un modus operandi quasi standard: si nota un altro “fratello” o come nel caso della realtà ligure “un fre” con la maglia di una band conforme ai nostri gusti, se non della stessa band di cui indossiamo anche noi il vestiario in quel momento, per intaccare un discorso, oppure, nel caso di concerti più estremi, la socializzazione avviene persino in un contesto violento e dinamico come quello del pogo.
Insomma, ai concerti tutti i metalheads vanno per condividere la loro passione con gli altri, per ascoltare la musica che piace è passarsi una giornata di relax ( e parlarne in un contesto metal sembra quasi paradossale per i non addetti ai lavori), a differenza delle discoteche dove pare si vada solo per mostrare il proprio grado alpha sugli altri.
Comunque questa socievolezza metallica non è solamente tipica dei fans, questa introduzione si è resa necessaria per sottolineare che anche le stesse band, che noi fans supportiamo con un alone quasi mistico comprandone il merchandise o semplicemente pagando il biglietto, sono composte di gente come noi, con la nostra stessa passione, che differisce solo da noi per la locazione: loro sopra il palco, noi sotto, ma anche loro sono stati e sono tutt’ora fans, che sanno bene cosa vuol dire voler seguire un gruppo che piace per  sostenerlo e della “fatica” che costa e non si sottraggono quindi ad una foto assieme o ad un autografo.

Fermo restando che gli spocchiosi sono anche qui (ed a conferma di tale tesi cito solo Glenn Benton dei Deicide che al Metal Valley 2011 chiedeva ben 5 euro per una foto od un autografo (natural risposta: “meglio spenderseli in birra”), ma la maggior parte dei musicisti metal è gente e semplice e di compagnia.
Nel corso della mia esperienza da metallaro ai concerti a cui ho partecipato, sia come fan che come musicista, ho collezionato una ricca collezione di foto ed autografi con artisti sia famosi che underground, di cui mi limito in questo scritto a citare giusto gli aneddoti più divertenti.

Primo su tutti il mio incontro ravvicinato, del terzo tipo se vogliamo, con gli Edguy al Gods of Metal 2006; non era passato molto tempo da quando li avevo visti esibirsi sul palco che poco dopo, durante l’esibizione del gruppo seguente, me li vedo passare a circa un metro lì, tra la folla presente, senza né sicurezza né percorso riservato, perché come citato prima, il metallaro, famoso o meno, vuole godersi la sua musica senza tante tiritere, al che prima di fermarli per la foto e gli autografi io ed un mio amico ci guardiamo increduli per poi esclamare all’unisono : “Gli Edguy!!!!!”, senza contare che in quello stesso concerto mi feci autografare il biglietto anche dai Gamma Ray, ma era nel meet ‘n greet, quindi in una circostanza decisamente più “canonica”.

Potrei citarne a bizzeffe di incontri interessanti ma rischio veramente di scrivere diversi tomi, per cui mi limito a zompare direttamente all’anno scorso quando in occasione di altri festival mi sono trovato a tu per tu con diversi “vip” del metal.
Iniziamo dallo scorso Metal Fest a Milano, bypassando tutti gli eventuali commenti e dilemmi etico filosofici sul festival in sé, e innanzitutto scoprire che adiacente al palco il percorso ai camerini passava nella zona del pubblico, fu come scoprire Atlantide, poiché alla fine di ogni esibizione io ed i miei compagni di avventure ci fiondavamo la per raccogliere qualche “cimelio”.
Dark Tranquillity, Powerwolf, Vader, Behemoth, Grand Magus, Megadeth, tutti visti ad un tiro di schioppo salire e scendere dal palco facendosi foto, autografi e quant’altro. Poi ti capita che terminata l’esibizione degli Anthrax vai a farti una birra al bar del locale e chi ci trovi? Rob Caggiano con la sua avvenente donzella a prendersi un cocktail in mezzo a noi “plebei”. Immediata quindi la foto con lui.

E che dire di quando mentre sei li durante un cambio palco e ti si fa in contro un metalhead lungocrinito biondo con maglia di “Reign in Blood” che ha un che di famigliare, lui ti guarda con quello sguardo come dire : “Si, mi hai riconosciuto sono proprio io” ma vuoi per le birre, vuoi perché metallari con una maglia degli Slayer ne avrò visti almeno 600 subito non diedi tanto adito alla cosa e lui mi passò a fianco; immediata però la sinapsi simultanea mia e del mio amico: “Ma è Peter dei Vader!!!!!!” e allora voglio inseguilo ma ormai è svanito. Tra l’altro lo ribeccammo poco dopo col timore di essere mandati a quel paese ma la foto fu scattata.

Ma il premio scena surreale di quei tre giorni va indubbiamente a questo episodio: dato che i concerti iniziavano sempre per le tredici, la mattina ci si dedicava allo girare per Milano, con la metro come mezzo di locomozione, ed in uno dei viaggi notammo un metal head alquanto singolare, con i capelli lunghi, gilet e jeans corti di rito ma con le crock ai piedi, “guarda tu questo, dev’essere uno che della vita ne sa”, pensammo li per lì, se non fosse che qualche ora dopo lo vedemmo salire sul palco , vestito meglio per l’occasione, era il bassista dei Grand Magus che si era fatto anche lui un giro per il capoluogo lombardo prima di andare a svolgere il suo “sporco” lavoro. Lo braccammo al solito passaggio per i camerini, dove ormai avevamo formato un avamposto e ci facemmo la classica foto ricordo, tornando dal Metal Fest con un ricco bottino.

Io con Tommy Massara degli Extrema

Io con Tommy Massara degli Extrema

Altro festival dell’anno scorso, molto più alla buona se paragonato al megafestival europeo, fu il “Machete Fest”, evento organizzato nell’entroterra Ligure dove oltre alle band della zona vi erano per headliner gli Extrema.
In questo caso io ed i miei degni compari giocavamo in casa e vista la bucolica ambientazione (la riva del lago di Osiglia) tutto si fece immediatamente più terra terra; non a caso mentre sei li che monti la tenda a pochi passi dal palco e senti gli Extrema eseguire il check ti viene quasi spontaneo incitare G.L. durante i suoi vocalizzi con un “Diglielo!!!!”, come ad indirizzare quei suoi semplici esercizi a tutti gli ascoltatori presenti. Un urlo tirato a caso, penserete, se non fosse che il vocalist del gruppo mi rispose : “Spero che abbiano capito alla prima perché ora come ora non c’ho voglia di urlare troppo” (perdonate la forma sgrammaticata ma si espresse proprio così).
Ovviamente per una certa etica il backstage del concerto era “blindato”, certo che a volere andare a molestare gli Extrema non si impiegava nulla, ma che figura avremmo fatto? Ci godemmo il concerto dall’inizio alla fine, con tanto di ripetute lattine di birre offerte alla band milanese durante l’esibizione, ne avevamo a quintali e darle a loro non era certo uno spreco.
Quello che rese la serata veramente come una festa di amici fu oltre ai complimenti ricevuti per il pogo, l’aiutare a smontare l’attrezzatura e nel post concerto foto e chiacchierate varie con gli Extrema. Di loro avevamo solo sentito la musica, ma poter parlare del più e del meno con chi ha aperto un concerto dei Metallica ha sempre il suo fascino .

Per concludere quindi il bello dell’essere metallari è che fondamentalmente non sì da troppo peso alla cosa, siamo amanti del metal, dei concerti e del divertimento e tali resteremo finché la nostra schiena ci consentirà ancora di fare headbanging.

(Michele Alluigi)