fotoxray1E’ il razzismo la chiave di tutto. Io che credo che il grunge sia il male, che nei suoi confronti provo sentimenti di razzismo musicale, mi trovai a recensire, tempo addietro, una band che le ovvie note stampa etichetta come grunge. Finii per adorare quel disco, dandogli una ottima valutazione. La cosa si ripeté poi, in tempi recenti, con l’album unplugged. Diavolo, pensai, ecco la loro dannata anima grunge che li spinge a fare una patetica imitazione dei Nirvana. Ero certo di averli incastrati, che il mio razzismo ne sarebbe uscito trionfale. Ma, maledetti loro, mi sbagliavo di nuovo! Album con voto in recensione anche maggiore dell’altro.

Ma come sono dal vivo gli X-Ray Life?

Scatenati. Dal full length hanno cambiato il solista e, francamente, non ricordo chi fosse l’altro in quanto il nuovo prende tutto, non fa priogionieri e non lascia spazio a nessuno. Ed il risultato è una band compatta, in tono, in linea, con gli spazi giusti, le idee giuste, lo stage giusto. Alcuni nuovi pezzi, come la profonda “Let Me Die” mi catturano, ed il refrain di “Lay On You” si conferma uno strumento live micidiale.

E’ dunque un piacere gustarmeli nuovamente dal vivo, e mi permetto lo spazio ad alcune riflessioni.

Sapete, recentemente ho visto sulla bottiglia di una cazzo di bibita famosa un demente concorso a premi nel quale, se hai “il culo” di vincere, ti ritrovi un coglione sconosciuto, vincitore di uno schifo di reality show, che ti viene a cantare a casa tua, concerto privato, forse anche mentre te ne stai seduto al cesso.

Ma chi diavolo lo vuole? Concerto privato? Decade il concetto stesso di concerto… dove uno va per la festa, gli immensi livelli alcolici, i giusti livelli tossici, e l’ovvio approccio con l’altro sesso…

fotoxray2Ma se il concerto è privato, chi chiami? Madre, padre, fratelli e zii? Ma che cazzo di concerto è? Manco più una minima voglia di uscire da casa? Uscire da facebook? Spegnere la tv? Spararsi due birre e vedere una cazzo di band che suona per davvero?

La cosa che mi fa sorridere è che all’OldSaloon ero come il vincitore del concorso per dementi, solo che non era un concerto privato, e ci suonava gente vera, gente che si è fatta da sola, non prodotti del multimedia market di oggi. Però io stavo al bancone, con la birra, comodissimo, e davanti a me avevo una band. Meglio di qualsiasi prima fila. Quasi uno show personale con cameriera personale. Quasi meglio del concerto privato! Data la posizione privilegiata, ho avuto l’opportunità di osservare. Cosa che adoro fare.

Vedo musica vera suonata da una band sincera. Accordi veri, cambi veri, strumenti veri, sudore vero.

Giovanni, all’angolo, costruisce tutte le situazioni grazie alla sua chitarra. Look dannatamente trasandato, forse il vero grunger della band. Matteo al basso costruisce un muro sonoro. Il basso con questa musica funziona, esiste, è percepibile e suonato da Matteo ha una resa micidiale. Riesce a far suonare vivo anche un vecchio Yamaha da buttare, strumento che da questo momento gli è proibito vendere. L’altro Matteo, che con l’omonimo ha di fatto fondato questa band, si impegna a massacrare le pelli. Le pelli protestano, ma io no: suona molto bene e cadenza i frequentissimi cambi di tempo con precisione perfetta. Alberto? Un virtuoso. Il suo ingresso nella band ha cambiato le carte, ha iniettato energia, groove, potenza, forza. L’album omonimo suona diverso con la sua interpretazione live, ed il rock alternativo che forse emergeva precedentemente è ora un possente hard, un deciso heavy e fa vibrare di brutto. Poi c’è Mattia, il vocalist. Credo sia la persona al mondo che conosco con la quale ho scambiato meno parole in assoluto. Credo due la prima volta che li vidi (“ciao” all’arrivo, “ciao” alla fine) e tre questa volta (i due “ciao” e pure un “grazie”!). Francamente di cosa debba parlare a me Mattia non frega ne a lui, ne a me, ne a nessuno. Quello che importa è ciò che ha da dire questo singer sul palco, dietro il microfono. Un tizio che senza il minimo riscaldamento si beve un’ora di concerto senza mai una pausa, con un range vocale non certo ristretto è secondo me un talento naturale, e la mia esperienza musicale mi fa capire che oltre a spaccare di brutto, si contiene moltissimo: una voce che potrebbe andare verso tonalità molto, molto più alte. Davvero, odio le cover band, ma vorrei sentirlo cantare un paio di canzoni di Sebastian Bach….

fotoxray3Ad essere sincero Mattia mi ha detto qualcosa. O meglio, l’ha detta al pubblico dopo aver insultato qualsiasi genere musicale che non sia il metal, ed io l’ho fatta mia, rubata, dando il titolo a questo articolo. Mattia, ora ti rispondo ed è forse è la terza o quarta parola che ci scambiamo: “cazzo, hai ragione!”.

Lo scenario musicale odierno è terribile. La fama va a chi si prostituisce meglio ai reality. La musica alla radio è sempre la stessa. Ci sono stereotipi artistici devastanti. Ed io credo sia una forma di controllo delle masse messa in piedi da una industria morente.

Ma per fortuna esistono posti come l’Old-Saloon (il “Vecchio Saloon”, per quotare Mattia), dove te ne stai meglio che a casa sul divano e dove le bands di suonano ad un metro di distanza dalla tua birra. O anche meno. E pure gratis. Il resto? Fa schifo, e lo odio. E non me ne importa nulla se mi date del razzista musicale, almeno ora so di non essere solo!

(Luca Zakk)

X-Ray Life is: Mattia Briggi (Vocals), Alberto Biason (Guitar), Giovanni Zanardo (Guitar), Matteo Rugliancic (Bass), Matteo Boranga (Drums)

P.S.: Alberto vestiva una tshirt che diceva: “GRUNGE STAR”….

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