fotoxrogerwaters2Quando si dice che gli anni danno spessore e fascino si deve pensare a Roger Waters ed il suo The Wall Live, una vera e propria opera teatrale quella replicata 192 volte in tutto il mondo e che il 28 luglio, a Roma, ha trasportato in un’altra dimensione circa 50000 spettatori, per i cultori floydiani non è stato un giorno qualsiasi, anche perché il compianto Rick Wright avrebbe compiuto 70 anni. Magnifico concerto di due ore, con pausa, che ha riproposto per intero il doppio concept album del 1979, attraverso effetti audio e video sorprendenti.
Il concerto inizia puntualissimo, una lunga parte parlata poi arriva Waters tra i boati del pubblico:

«So ya thought ya might like to… go to the show?»

“In the Flesh” un aereo tedesco si schianta al lato destro del palco, sul muro il primo tassello, l’immagine del padre di Roger, morto ad Anzio nel 1944, cade con grandi effetti speciali, mentre il pianto di un bambino racconta la quasi contemporanea nascita di Waters.
fotoxrogerwaters1Così comincia il viaggio nella mente del protagonista di una vera e propria opera rock, appunto Pink, un artista schiavo della droga che progressivamente costruisce intorno a sé un muro di incomunicabilità. 26 pezzi raccontano la sua vita, accompagnati sul palco da scenografie, luci, costumi e immagini proiettate con la progressiva costruzione del muro impressionante, di 160 metri di lunghezza e 12 di altezza, coprendo tutta la Curva Sud, con le Tribune ai lati, il prato e in fondo la Nord.
La band di 11 elementi è solida e ben rodata, alle chitarre ci sono il veterano Snowy White e l’ottimo Dave Kilminster, alle tastiere Jon Carin, e naturalmente il figlio Harry Waters. Alla batteria Graham Broad . Le parti vocali di David Gilmour sono ricoperte da Robbie Wyckoff.
Naturalmente tutti gli sguardi sono stati per  Roger Waters a cui i suoi quasi 70 anni, hanno dato grande fascino e soprattutto, sfatando le leggende metropolitane di presunti playback,  regge alla grande lo spettacolo, incita, saluta e ringrazia Roma (in italiano).
Un viaggio di immagini ma soprattutto una immersione nella musica pura, esecuzioni spettacolari che hanno ricreato i suoni e la stereofonia tipica dei Pink Floyd.
La tecnologia è cambiata molto in oltre trenta anni, oggi ha permesso di creare una scenografia senza pari, una acustica perfetta nonostante l’ambiente dello stadio non sia ideale, presenze di ballerini, attori, bambini, marionette gigantesche, uno schermo circolare di svariati metri che dietro le scene trasmette durante l’esecuzione di “Mother” le immagini del giovane Waters durante l’esibizione all’Earls Court di Londra, doppiandosi con un tono quasi nostalgico.
Durante tutto il concerto lo schermo circolare come uno specchio gigantesco proietta immagini preannuncianti la conclusione del muro che mattone dopo mattone, canzone dopo canzone, chiude lo sguardo agli spettatori.fotoxrogerwaters3
L’artista ricorda come lo show sia dedicato a tutte le vittime di guerre insensate e a Jean Charles de Menezes, un ragazzo brasiliano ucciso dalla polizia sotto la metro a Londra, scambiato per un terrorista. Il muro viene costruito, canzone dopo canzone, fino a “Goodbye Cruel World” quando viene messo l’ultimo tassello.
L’inizio della seconda parte con “Hey You” avviene con tutti i musicisti dietro nascosti ed una vera sensazione di claustrofobia per gli spettatori sotto il palco, fomentata dall’attesa della pausa precedente.
Malgrado la perfezione assoluta su “Nobody Home” un piccolo problema tecnico al microfono, passa quasi inascoltato e il concerto continua splendidamente come è iniziato.
Un altro momento molto particolare, alla domanda «C’è qualche paranoico stasera tra il pubblico?» inizia “Run Like Hell”, mentre un maiale aerostatico decolla spostandosi sul prato .
fotoxrogerwaters4L’apice del delirio con il look para-nazista di “Waiting for the worms” e “In the flesh” in cui parte una sventagliata di mitra accompagnata da una interpretazione teatrale di Waters mentre sul muro si è materializzata una Stoà,  un colonnato con i famosi martelli del film del 1982 nato dalla sapienza visionaria di Alan Parker, una pellicola di culto: “Pink Floyd – The Wall”, trasmesso quasi per intero e in HD anche sullo schermo circolare retrostante.
Un crescendo di suoni, immagini, interpretazione magistrale fino a quando al grido di «Tear down the wall!» il muro crolla ed il maiale torna a terra mentre in una sorta di banchetto tribale gli spettatori distruggono il pallone per una personale reliquia.
Un caldo infernale ha accompagnato gli spettatori per tutto il giorno e al riaccendersi delle luci nello stadio si notano gli effetti, tanti ustionati dal sole capitolino, accompagnati da campane tibetane mestamente ed ipnotizzati torniamo stranamente silenziosi all’esterno dello stadio. La nostalgia per i Pink Floyd, è grande, ma grazie a “The Wall live” possiamo ancora godere della musica e dei suoni inconfondibili creati da menti che per questo sono e saranno considerati geniali.

Grazie Mr. Waters e RIP Mr. Wright

Anna Maria Piliero

foto Nicola Toriello