copgladenfold(Buil2Kill) I finlandesi Gladenfold hanno una lunga storia, più che decennale, ma giungono soltanto oggi al debut. È un dato che fa pensare, una volta tanto in positivo: nell’intasamento generale del mercato, dove qualunque idiota può pubblicare il proprio album, per fortuna riescono a farsi sentire e vedere anche formazioni meritevoli come questa. I nostri sono saldamente ancorati agli stilemi della scorsa decade (ma forse anche di qualche tempo prima), e mi hanno convinto con sonorità che non si ascoltano più tanto spesso! “Fate Escape” si destreggia fra elementi power metà anni ’90 e qualche elemento death vagamente Children of Bodom della prima fase. L’influenza dei ragazzi del lago maledetto è particolarmente evidente in “The last Crossing”, ma l’apporto delle keys è davvero fondamentale solo nella melodica “Game of Shadows”. Molto più pesantemente death “Where Fires burns frozen”, un pezzo che alza di molto le quotazioni dell’album: grintoso, serrato, a tratti influenzato dal metallo sinfonico di classe. L’epica “Six Soldier stands” ha un tocco alla Ensiferum, decisamente quadrato e maestoso; ancora più pomposa e pompata “Bloodfeather”, che in alcuni punti arriva ai Turisas. Racchiusi fra due pregevoli strumentali, i pezzi di “From Dusk to Eternity” forse non convinceranno le nuove generazioni, ma vanno benissimo per chi ancora apprezza i nineties.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10