copTMDC(Season of Mist) Geniali. Pazzi. Sconvolti. In equilibrio assurdo tra demenza decadente e pungente ironia infestata di goliardia. Questo culto del sangue, questo EP dovrebbe essere il remake di alcuni pezzi del primo loro album “The Apotheosis”. A parte il fatto che non conosco il loro primo album, è comunque difficile dire QUALI pezzi siano stati rifatti: i titoli sono cambiati, i testi pure… e ci sono le tastiere che all’epoca non c’erano. Quindi di cosa si tratta? Di un nuovo album? No, troppo corto. Un EP per anticipare quel che sarà il prossimo disco? No, in quanto lo hanno detto pure loro, si tratta di ”roba vecchia”. Una idea diversa dal solito da parte di una band veramente diversa dal solito? Senza dubbio! La cosa stupenda è che le sei tracce dell’EP sono dannatamente Monolith Deathcult, sono perfettamente in linea con il loro stile avantgarde, sono piene di inquietante elettronica, ricche di drumming e chitarre mostruosamente violente ed i vocalist sono sempre estremi, tuonanti, laceranti. Ma essendo queste delle canzoni la cui struttura risale alle origini, si sente in modo marcato uno stile brutale, essenziale, originale, antecedente a qualsiasi evoluzione… quasi vicino ai Monolith (il loro moniker originale, fino al 2002). Questo è death metal crudele, reso più ricco da tastiere ed elettronica, ma con quelle radici che lasciano emergere tendenze più estreme, impostazioni che a volte appartengono più al black metal che al death. Questa band, inoltre, cura particolarmente i testi… che sono complessi, provocanti, pieni di citazioni, ricchi di ricerca ed una profonda conoscenza dei temi trattati, sempre descrittivi dell’aspetto più truce del genere umano, ovvero ciò che sappiamo fare meglio: ucciderci a vicenda. Concetti estremi, su suoni estremi, ma l’EP riserva anche due fantastiche sorprese, quasi delle bonus track; “Die Waffe Mensch” è un remix eseguito da Schawarzblut, sostanzialmente tratto da “Todesnacht von Stammheim” (quarta traccia di “Tetragrammaton”): le chitarre sono scomparse. L’elettronica è egemonia, siamo ai confini con la tecno, vengono esaltate le voci estreme dei singers… ed intensificato un senso di ansia devastante. Ma è elettronica su elettronica, una variante deviata di una inospitalità sonora alla quale gli olandesi ci già hanno abituato: È la conclusiva “Den Ensomme Nordens Dronning ” (la lunghissima versione originale è presente su “Trivmvirate”) a rivelarsi la grande sorpresa! Sulla scia della loro esperienza acustica islandese, la band ha registrato questa versione nordico-tribale della traccia, aggiungendoci un feeling sconvolgente e paurosamente sciamanico: chitarre classiche, growl rallentato e appesantito come un macigno, dettagli elettronici che emergono da un’atmosfera cupa, fumosa, ma sempre sublime, sempre grandiosa. Una prova superlativa che dimostra le vere capacità della band, assolutamente trasversale, creativa, una band che oltre alla devastante auto ironia è capace di reinventarsi, reinterpretarsi, per seguire nuove direzioni, sviluppare nuove idee. “Bloodcvlt” è l’ultimo album della stabile line up, del quintetto che è rimasto quasi invariato dal 2002 ad oggi. Dopo “Bloodcvlt” due se ne sono andati, sono rimasti in tre. Il tastierista è ora alla chitarra, tutto da rifare, tutto da reinventare. Ma li ho visti dal vivo, e ho avuto la conferma del livello di doti, di skill, di professionalità. La conferma dell’autentica grandiosità di questi maestri supremi del death metal.

fotoTMDC

(Luca Zakk) Voto: 152/1000? 8/10? 1/666? -1/10 ?