(Heavy Psych Sounds) Per chi suona doom pesante, oscuro e palesemente psichedelico, i tempi che corrono sono probabilmente un’ottima fonte di ispirazione. La famiglia Babalis (padre alla chitarra, figlio a voce e chitarra) si è ritrovata come tutti rinchiusa nel lock down e, ispirata dalla crescente negatività del mondo, ha composto e registrato una nuova perla di doom ‘made in’ Grecia a solo un anno dal precedente disco (“Under Acid Hoof”, recensione qui). Nonostante il marchio di fabbrica sia rimasto lo stesso, questo nuovo lavoro rinuncia ad un po’ del fattore palesemente psichedelico e a certe melodie più contorte, a favore di pesantezza, musicalità doom e quegli ossessivi riff che provocano quell’headbanging lento e profondo, marziale, maligno. Ipnotica “Berserker”, brano con un groove incisivo e linee vocali deliziosamente eteree, quasi registrate in un altra dimensione parallela. C’è più sludge e senso marziale su ”Psychedelic Wasteland”, brano con ritmi inquietanti e divagazioni melodiche suggestive. Si sente la scuola della band di Birmingham su “Ivory Towers”, canzone con ottimi fill di batteria, un main riff mastodontico ed una sensazione che porta alla mente stregonerie e arti magiche proibite. La lunga title track è una suite doom possente, capace di trasportare, coinvolgere, esaltare con quelle impercettibili ma penetranti varianti nel riff ossessivo, le vocals dal sentore astrale, l’assolo di qualità ed il finale granitico. In chiusura “Black Dust”, forse il brano più doom del disco, un doom vagamente gotico (non manca una strizzatina d’occhio ai vecchi Paradise Lost) ma cadenzato in maniera letale. Graffiante. Riff pungenti di scuola Iommi. Drumming apocalittico e basso granitico. Linee vocali tanto brillanti quanto minacciose. Un trip nell’acido più profondo, un bad-trip capace di esaltare ogni stato d’animo più tetro. Un salto alla cieca nell’abisso più profondo, oscuro ed eroticamente sulfureo.

(Luca Zakk) Voto: 8/10