(Season of Mist) Se “Cosmic World Mother” (recensione qui) poteva prendere alla sprovvista, un po’ a causa dell’ignoto dovuto alla lunga attesa, un po’ per il ritorno al symphonic black dopo quell’album industrial, un po’ per una certa ‘fretta’ nel mettere in piedi quel disco, ecco che “As in Gardens, so in Tombs” mette tutto in ordine, riporta tutto alla radice con un vero, imponente e tuonante symphonic black il quale da spazio a tutta la band (rimasta quasi invariata rispetto alla release 2020), stimolando la performance del vocalist Mathias Lillmåns (Finntroll), ora più crudele ed in linea con il genere, verso una resa dinamica corposa, micidiale, con melodie più brillanti, orchestre più essenziali ma anche decisamente più grandiose, teatrali, avvolgenti. I riff sono più ricercati, quella furia gratuita semplicemente circondata da orchestrazioni diventa più rarefatta, in quanto ci sono diverse divagazioni, c’è ricercatezza del dettaglio, ci sono idee, parentesi, arrangiamenti intensi che crescono, deviano, tornano, assaltano, mentre quelle irresistibili orchestrazioni tipiche del black sinfonico mettono accenti esaltanti, stimolanti, materializzando quel groove identificativo che -specie per coloro (come chi scrive) che verso la metà degli anni ’90 furono catturati dalla magia del sound di bands come Dimmu Borgir, Old Man’s Child, …And Oceans, Anorexia Nervosa… fino a Cradle of Filth- diventa linfa vitale ed un elemento identificativo assoluto del vero ed unico symphonic black. “As in Gardens, so in Tombs” si mostra tanto aggressivo quanto suggestivo, tanto diretto quando ampio, epico, e già la title track in apertura convince, offrendo un incedere al quale è impossibile resistere. Chitarra con una impostazione gloriosa su “The Collector and His Construct”, meravigliosamente cosmica e incredibilmente catchy “Within Fire and Crystal”. “Carried on Lead Wings” è qualcosa che bands come i Dimmu Borgir non sanno più comporre, incisiva e superlativa la melodia che aleggia sulle note di “Likt Törnen Genom Kött”, orchestrazioni imponenti sull’ottima “Cloud Heads”, uno di quei brani nei quali le tastiere spingono forte, regalando quell’impostazione favolosamente marziale. Oscura e graffiante “Wine into Water”, monumentale “Inverse Magnification Matrix”, chitarra e orchestrazioni che creano un’atmosfera superba nella penetrante “The Earth Canvas”, prima della conclusiva (tranne per le edizioni con due ottime bonus tracks) e lunghissima “Ambivalent God”, un pezzo che un po’ riassume lo stile creativo degli …And Oceans odierni. È tempo che il buon vecchio symphonic black torni grandioso, glorioso, imponente, trascinante e, in questo processo, gli …And Oceans grazie a “As in Gardens, so in Tombs” si stanno rivelando una fattore essenziale!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10