(Nuclear Blast Records) Mostruosi! Immensi! Diabolici! Al loro dodicesimo sermone gli austriaci Belphegor trascinano fuori dalle tenebre l’opera definitiva, il rituale dannato più consistente della loro lunga carriera, ma anche dell’intera scena del metal estremo di oggi.Una combinazione irresistibile della loro caratteristica potenza, violenza e velocità qui canalizzati dentro una messa nera cadenzata da mid tempo micidiali, arpeggi letali, una marcia tanto gloriosa quanto decadente verso la definitiva appartenenza agli inferi, scandita da canti ritualistici e cori inquietanti, verso una totale ed irreversibile devozione al male e al suo Signore assoluto. Subito minacciosa, destabilizzante e palesemente anticristiana la title track posta in apertura, un brano complesso, ricco di tecnica, di dettagli, in equilibrio tra riff fulminei e ritmi cadenzati, profondi, schema deliziosamente irregolare che troviamo anche nella più incisiva e liturgica “Damnation – Höllensturz”. Folle, furiosa e feroce “Totentanz – Dance Macabre”, pesante, lenta e misteriosa “Glorifizierung des Teufels” (‘glorificazione del diavolo’, ndr), una superba traccia con testi in lingua madre. Capolavoro supremo “Virtus Asinaria – Prayer”: un testo interamente in latino per un mid tempo mostruoso che impone la cadenza di quel passo marziale verso l’ignoto, verso la fine della luce… una canzone che la band suona dal vivo già da tempo, dando vita ad una parentesi particolarmente mistica e sulfurea dello spettacolo. Glaciale “Kingdom Of Cold Flesh”, pregna di ritualistica dannazione “Ritus Incendium Diabolus”, uno dei brani con frequenti versi in latino (stupendo quel demoniaco ‘Benedictus diabolus – ego sum tenebris’ in apertura) oltre che in tedesco, una canzone coronata, tra le altre cose, da un assolo molto ben costruito. In chiusura una breve traccia criptica che si erige tra ritmo marziale, arpeggi malinconici e linee vocali con un sapore etnico il quale va ben oltre i confini europei, seguito da “Blackest Sabbath 1997” una medley di fresca registrazione tra “Blackest Ecstasy” e “Blutsabbath” dall’album “Blutsabbath”, appunto del 1997… tanto per non dimenticare il lungo percorso che ci ha portato alla favolosa band che i Belphegor sanno essere oggi… anno Domini 2022, il sesto lustro di attività, occasione che offre in sacrificio questa dodicesima eresia. Davvero sono trent’anni che questa band è capace di spingere allo stesso livello il lavoro in studio e l’attività live, quest’ultima sempre intensa e caratterizzata da spettacoli perfettamente in linea con la loro immagine. Con una registrazione favolosa che porta la firma di Jens Bogren, dietro una copertina ricca di irriverente perversione nuovamente concepita da Seth Siro Anton (Septicflesh, Nile, Paradise Lost), i Belphegor svoltano pagina andando oltre il death, oltre gli anni ’90, oltre anche il black metal… riscrivendo una pagina del libro proibito della musica estrema, una pagina che descrive un genere unico, il loro, quello dei Belphegor!

(Luca Zakk) Voto: 666/10