(Sleazy Rider Records) Un nome come quello di Beto Vazquez è difficile da dimenticare, e infatti leggendolo ho subito ricordando “Darkmind”, il terzo full-length della band sorta attorno al chitarrista argentino, che comprai ormai dieci anni fa. Che dire, il disco non mi convinse in particolare e non mi sono più avvicinato all’artista sudamericano fino ad oggi, alla ricezione del suo sesto album. E devo dire che, al netto di un cospicuo inasprimento del sound, confermo molte delle mie riserve… La brusca “Man at War”, la opener, evidenzia (oltre purtroppo ad alcuni limiti produttivi) una sorta di power/shred molto cupo e arcigno; “Embrace the Pain” è un brano che mette insieme harsh vocals, cantato femminile, speed ed elementi gotici, per un risultato un po’ caotico… “Hate” si basa sul contrasto fra un growling profondissimo e delle opera vocals (la lista degli ospiti è lunga, ma non ho il dettaglio): non so, di nuovo il tutto mi sembra mal amalgamato! Shred e sezione ritmica martellante in “Stop”, mentre la titletrack è una classica fuga power in doppia cassa; uno dei brani più interessanti è in realtà la bonustrack, la lunga “Sweet northern Soul”, dove i contrasti sono più bilanciati e la melodia cristallina. Un disco che sembra totalmente incerto sulla direzione da prendere, e finisce per risultare assai confuso.

(René Urkus) Voto: 5,5/10