(Nuclear Blast) Strane creature i Biohazard. Apparsi alla fine degli anni 80 sulle scene di Brooklyn, si sono manifestati, si sono imposti con il loro sound caratteristico che ha mantenuto contatti con il metal, il punk e pure con l’hip hop, poi sono morti. La dipartita Bobby Hambel li ha uccisi dal punto di vista creativo, e li ha condannati a vagare nelle ombre della mediocrità. Sembrava tutto finito, quando un giorno Bobby torna e loro risorgono. Si va in tour, si fa della musica. Si registra un album il cui titolo è simbolico: “Reborn in Defiance”, rinato nella disobbedienza. Ed infatti loro disobbediscono tutte le regole commerciali, le regole delle reunion a tavolino, le regole logiche: ora è Evan Seinfeld ad andarsene. Pochi giorni dopo la fine della registrazione di un’album che è forse l’ultimo esempio dei veri BIOHAZARD, quelli originali, quelli di ‘State of the World Address’. Delle tredici tracce che compongono l’album, è difficile sceglierne qualcuna. Sono tutte marchiate Biohazard in maniera molto definita. Personalmente trovo molto bella ‘Decay’, con il suo slow tempo.  ‘Countdown Doom’, ‘Come Alive’ e ‘Skullcrusher’ sono altri ottimi esempi. Bella la traccia finale, che si fa carico dell’ultimo saluto di questa veloce reunion: drumming tribale, chitarre alimentate dal wah wah, il cantato ben piazzato e cattivo al punto giusto. Ricordiamoceli così. Questi sono i BIOHAZARD, e non obbediscono a nessuno.

(LucaPiotto) Voto: 7/10