(Avantgarde Music) Una nuova perla nera emerge dall’underground nel nostro paese. Si sono formati nel 2020 e sono un quartetto che comprende Paolo Monti (The Star Pillow), la voce di Giulia Parin Zecchin (Julinko), Luca Scotti (Tristan da Cunh) e Francesco Vara (Tristan da Cunha e Altaj), quindi tutti artisti già molto attivi nel mondo sotterraneo del rock, del post rock, del rock più etereo, alternativo, atmosferico e sperimentale. Bosco Sacro, quindi, fa convergere tutte queste radici musicali, le fonde, le canalizza in una idea che, dal punto di vista dell’etichetta e di un consumatore di metal, potrebbe essere definita ‘doom’, anche se è molto difficile catturare con precisione usando parole e definizioni l’espressione d’arte che “Gem” riesce a diffondere nell’etere nei suoi avvolgenti 32 minuti di scultura sonora. Sonorità cupe, tetre… ma qui con contenuti ottimistici, inneggianti alla vita, alla spiritualità della natura, concetti poi espressi con impostazioni molto più riconducibili all’ambient, all’atmosferico, fino a certe impostazioni ossessive del trip-hop. La voce di Giulia è eterea, sognante, quasi proveniente da un’altra dimensione, come dimostra la opener “Ice Was Pure”, un brano ricco di suoni che partono da lontano avvicinandosi delicatamente, espandendosi, illuminandosi. ”Be Dust” ha effettivamente un incedere doomy, ma si tratta di qualcosa di più rituale, con un suono ampio, illimitato, sconfinato. C’è mistero in ”Fountain Of Wealth”, traccia con una deliziosa performance vocale sopra a pulsazioni sonore basse, tenebrose, seducenti. ”Emerald Blood” è quasi la rappresentazione sonora di un espressività teatrale, mentre ”Les Arbres Rampantes” diventa riflessiva, introspettiva, intima, in grado di elevarsi ad uno stato quasi divino, prima dell’epilogo rappresentato dalla title track la quale afferra radici folk e le porta dolcemente in superficie. Un debutto spontaneo, registrato in una singola sessione, quasi la fotografia di una jam session derivante dalle intense e variegate esperienze di ciascuno dei quattro componenti. “Gem” ipnotizza, “Gem” suggestiona, “Gem” porta lontano, sia fisicamente che oniricamente, regalando all’ascoltatore qualcosa di molto più intenso di una semplice esperienza sonora, qualcosa che va molto oltre qualsivoglia coinvolgimento sensoriale.

(Luca Zakk) Voto: 9/10