(Napalm Records) Maestoso, oscuro, tuonante, penetrante, ricco di energia sonora, arricchito da una produzione monumentale. È il tredicesimo album dei leggendari Candlemass, una band che dal 2019 in poi, dal ‘ritorno’ di Johan Längquist, ha trovato nuova linfa, nuova ispirazione… sia in studio che dal vivo (qui le nosre foto della stupefacente esibizione al Grieghallen di Bergen, in Norvegia, lo scorso agosto). Sono ormai 40 anni che questa band è in circolazione, sempre sotto il controllo di Leif Edling, il fondatore della band, e questo “Sweet Evil Sun” riesce a suonare fresco, pur mantenendo il doom immutato, monumentale, granitico, drammatico e maledettamente pesante; certo, non c’è alcun cambio di stile (che chi lo vorrebbe?) tanto che qualcuno potrebbe accusare (ed è stato fatto!) la band di tendenza conservativa, di immobilismo… ma questo è esattamente ciò che ci si aspetta dai Candlemass, questo è esattamente quello che volevano le migliaia di spettatori dentro il maestoso Grieghallen lo scorso agosto. I Candlemass sono i capostiti di un genere il quale, per definizione, non ama rinnovarsi, un genere che vaga lentamente dentro un’atmosfera sulfurea da esso stesso materializzata… e in questo i Candlemass dimostrano un talento supremo nel ridipingere la stessa tela con lo stesso colore nero… dando tuttavia vita a una infinità di dipinti diversi. È il sound classico che dilaga con “Wizard Of The Vortex”, melodie inquietanti, linee vocali possenti e perfino quella subdola doppia cassa che emerge minacciosa. L’atmosfera continua densa sulla favolosa e grintosa title track. Eterno scontro tra bene e male sulla teatrale ed trionfale “Angel Battle”, tetra ma illuminata da una incisiva chitarra solista “Black Butterfly”, mentre riecheggia il legame di Leif con i suoi Avatarium (band immensa, da lui fondata!) grazie alla bellissima “When Death Sighs”, canzone nella quale Johan Längquist duetta con l’incredibile voce di Jennie-Ann Smith. Tanto decadente quanto gloriosa “Scandinavian Gods”, inquietante ma anche catchy “Devil Voodoo”, lacera le carni la rocambolesca “Crucified”. In chiusura “Goddess”, con quell’epico sentore funereo tipico dei Candlemass, seguita da un provocante l’outro, “A Cup Of Coffin”, il quale chiude letteralmente con i meritati applausi, invitando l’ascoltatore ad un nuovo emozionante ascolto. Cosa sono i Candlemass dopo tutti questi anni? Se il doom è una disciplina, i Candlemass ne sono i massimi maestri. Se il doom è un culto, loro ne sono e sempre ne saranno i sommi sacerdoti. Se il doom è un crimine, loro sono il processo, l’ultima e la definitiva condanna. Se il doom è una maledizione, ecco che loro sono la fiamme dell’inferno, ardenti per l’eternità.

(Luca Zakk) Voto: 9/10