(Massacre Records) Secondo capitolo per la symphonic metal band belga! Erano apparsi sulla scena nel 2016 con un EP, per poi tornare cinque anni or sono con “Continuum” (recensione qui), sicuramente un buon disco, un po’ reso ostile dalla importante durata di un’ora… adesso dimezzata da questo nuovo lavoro il quale sa rendersi più fruibile, più facile da assorbire, più coinvolgente! Il genere, ‘female fronted symphonic metal’, ovviamente ha ben poco da rivelare in materia di sorprese, ma è innegabile che i Cathubodua sanno toccare i tasti giusti e brani come la favolosa “Foretelling” diventano subito magnetici, irresistibili… anche se offrono citazioni ampie presa a piene mani dalla storia di questo genere musicale. “Effigy Of Aftermath” è travolgente… senza negare un meritato ed ampio spazio al violinista Arvid Vermote, “Will Unbroken” ha un sentore malinconico ma anche epico, con una performance della vocalist Sara Vanderheyden di altissimo livello. Più su frequenze super tipiche da metal sinfonico scandinavo la comunque intensa “Admist Gods”, mentre è veramente ben fatto l’intermezzo “The Mirror”, con quelle sonorità folky dentro le quali il violino è meritevolmente dominante. In chiusura la corposa “Goddess Fallacy”, un brano dalla forte rese teatrale, un altro pezzo nel quale Sara riesce a scatenarsi senza limiti, così come le chitarre… sempre dominanti in questo nuovo lavoro. Più diretti, molto più melodici; nonostante il violino e le orchestrazioni, le chitarre occupano una grande fetta dello spettro sonoro di “Interbellum”, rendendo il tutto più heavy, più graffiante, più pesante… cosa che crea un favoloso contrasto con certe impostazioni epiche, a tratti celestiali, rese più raffinate dagli archi e dalla voce di Sara. Un perfetto equilibrio di suoni, di arrangiamenti, di progressioni capaci di rendere il disco semplicemente entusiasmante!

(Luca Zakk) Voto: 8/10