(Chaos Records) Chi vive il metal delle periferie delle grandi scene, europea e nordamericana, conosce i Cenotaph. Gli anni ’80 stanno finendo e loro imbracciano gli strumenti facendosi chiamare così. Riversano death metal nei loro primi demo ed EP, lo faranno anche negli album degli anni ’90, tre in tutto e tra i quali questo “Epic Rites (9 Epic Tales & Death Rites)”, dell’anno 1996, che segna lo sguardo dei Cenotaph al melodic death. Chi scrive ha avuto tra le mani i demo iniziali della band, registrati in una maniera orribile, ma sbucciando, anzi scuoiando quelle frequenze impazzite, i Cenotaph rappresentarono il death metal nella sua più totale essenza. In quel grumo di cose ci si poteva udire sia il death di stampo europeo che le brutalità statunitensi. In seguito la band messicana volse i propri interessi a qualcosa di più costruito, limato eppure non privo di quella grezza attitudine che alberga nel proprio DNA. Questa ristampa porta a chiedersi chi sono i Cenotaph, se quelli di “Epic Rites (9 Epic Tales & Death Rites)” oppure quelli del precedente album, del 1994 e intitolato “Riding Our Black Oceans”. I Cenotaph sono entrambi e sono anche quelli di “The Gloomy Reflection of Our Hidden Sorrows” un capolavoro eterno, del 1992 e fatto di ruvido death metal. Questo vuol dire che la band tracciò una parabola di stile che la portò dai liquami della palude del death a qualcosa di melodic. Un cammino che nel 2002 portò i Cenotaph a pubblicare l’ultimo album “Saga Bélica”.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10